Capitolo 1

962 39 0
                                    

RAVENNA, Aprile 1944.
"Carol, devi aiutarmi. Mi devi questo favore!"
Continuava a ripetere Luca esasperando quel minimo di temperamento che mi ostinavo a mantenere.
"Okay, okay. Ti ho promesso che ti avrei aiutato e lo farò!"
Avevo sbagliato a promettergli un favore.
Lo avevo fatto in un momento molto difficile, avevo bisogno di cibo e lui era l'unico che potesse aiutarmi. Gli promisi che avrei ricambiato in qualsiasi modo e non mi sarei tirata indietro.
Come spesso accade, però, il favore che ti viene chiesto in cambio è sempre più complicato e pericoloso di quello iniziale.
Quella volta non fu diverso.
In cambio di un po' di pane stavo rischiando la mia vita per passare il fronte tedesco inosservata, senza destare sospetti, con una cesta  piena  di armi da consegnare in città.
"Non devi preoccuparti. Usa l'arma della seduzione e potrai trarli in inganno." Mi sussurrò deciso scuotendomi le spalle.
Odiavo quel tipo di discorsi, quindi decisi di non rispondere. Avevo già passato fin troppi guai a causa della mia linguaccia.
Sciolsi i lunghi capelli biondi lasciandoli cadere lungo le spalle.
Erano in perfetto contrasto con il miele dei miei occhi, eppure conferivano molta dolcezza ai miei lineamenti delicati.
Decine di lenzuola nascondevano il cumulo di armi, rendendo però faticoso il mio tragitto verso la nostra associazione segreta.
"Sii prudente, non lasciare che un piccolo errore ti faccia fuori, soprattutto a causa della tua linguaccia!" Affermò calorosamente.
Per me Luca era come il fratello che non avevo mai avuto. Eravamo cresciuti insieme e c'era sempre stato per me. Nonostante gli volessi un bene dell'anima, a volte non riuscivo a sopportarlo!
"Non morirò se è questo che intendi!" Risposi stizzita guadagnandomi una sua occhiata glaciale.
"Sai che non lo permetterei mai" mi rassicurò , nonostante avessi i miei dubbi.
"Certo. Fai la spia ed emetti un finto ruggito se vedi qualcosa che non va!" Gli raccomandai.
Accennò un sì con il capo.
Dopo un rumoroso bacio sulla fronte decise di lasciarmi proseguire restando a guardarmi da lontano.
Avevo la gola secca e un nodo allo stomaco. Un solo sbaglio e sarei stata fatta fuori con un colpo di fucile. Ne avevamo persi in tanti in questo modo atroce, eppure lo usavamo anche noi per difenderci. Appartenevamo alla brigata "Giustizia e libertà" di Ravenna. Luca (nome in codice di Sergio Martino) mi aveva trascinato nella brigata con sé l'anno precedente. Avevo soltanto 17 anni e lui 19. Avevamo gli stessi ideali. Volevamo la libertà di un paese ormai schiavo e alzare il nostro valore nel mondo. Liberi di scegliere, di pensare, di parlare. Da allora i miei progetti erano divenuti molto più grandi .
Avevo appena compiuto 18 anni quando Luca mi aveva affidato quella missione suicida. Sapevo che se avessi avuto successo non sarebbe stata l'ultima.
Mi avvicinai ai soldati tedeschi mostrando disinvoltura. Sapevo che per destare meno sospetti avrei dovuto mantenere la mia calma e fingere che tutto fosse normale.
Li superai . Erano distratti e tirai un sospiro di sollievo. Troppo bello per essere vero.
"Dove credi di andare?" Domandò un soldato con un marcato accento tedesco avvicinandosi a me.
Müller era scritto sulla sua divisa. Strinsi i denti e mantenni la falsa .
"Devo consegnare queste lenzuola alla signora Bianchi. È una commissione che mi ha affidato." Mentii.
Il soldato sorrise in modo illusorio mostrando la superiorità che credeva di possedere.
"Schmidt, überprüfe seinen Strohsack, bevor du ihr loslässt!" Urlò al ragazzo al suo fianco.
Schmidt, controlla la sua borsa di paglia prima di lasciarla andare.
Tremai ma mostrai soltanto sicurezza.
Conoscevo il tedesco. Me lo aveva insegnato la badante tedesca della mia vicina quando i miei genitori morirono. Era per quello che i miei amici partigiani mi adoravano. Potevo tradurre loro tutte le lettere tedesche che trovavano ed essere sempre un passo avanti a loro. Purtroppo non accadeva spesso.
Un ragazzo moro mi si avvicinò . I suoi occhi verdi mi guardarono con fare minaccioso, poi mi levò la cesta di mano . Posai le mani dietro la schiena con fare disinvolto mentre dentro di me pregavo tutti i santi che non trovasse le armi. Erano sotto un fondo della cesta improvvisato. Aveva un doppio fondo.
"Diese Italienerin verbirgt nichts. Immerhin ist sie eine Frau und eine Italienerin. Was könnte sie jemals machen?!" Improvvisò Schmidt facendo ridere di gusto i compagni.
Questa italiana non nasconde nulla. Dopotutto è una donna ed un' italiana . Cosa potrebbe mai fare?!
Povero illuso. Quella sua chiusura mentale aveva permesso che gliela facessimo sotto il naso più di una volta. Ecco perché i partigiani sceglievano staffette donne. Finalmente avevano capito che il nostro ingegno poteva essere preso in considerazione e considerato alla loro altezza. Sospirai. Dio aveva ascoltato le mie preghiere.
"Posso andare adesso?" Domandai cercando di mantenere basso il tono di voce, "non vorrei che facesse tardi. La mia famiglia si preoccuperà." Affermai in modo dolce mentre i soldati continuavano a ridere.
La mia farsa da donna sottomessa suonava malissimo.
"Ich könnte sie begleiten. Ich werde viel Spaß mit ihr haben." Esclamò il sergente Müller con un sorriso diabolico .
Potrei accompagnarla io. Mi divertirò un bel po' con lei.
In quel momento il cuore palpitò più forte.
Guardai la mia cesta cercando di non far trasparire emozioni quando un soldato , inizialmente in disparte , si fece avanti.
"Sei gut, Karl. Ich werde mit ihr gehen." Sussurrò quest'ultimo riferendosi al sergente Müller e incastrando i suoi occhi azzurri e gelidi nei miei per la prima volta.
Fa' il bravo, Karl. Andrò io con lei.
Un'altra andata buona. Eppure stavo perdendo un sacco di tempo.
Kaiser il suo cognome inciso sulla divisa. L'Aquila ( simbolo dell'armata tedesca) sfrecciava decisa al di sopra dell'incisione.
Era più giovane degli altri ma più grande di me.
"Alles klar, Bendix. Ich hätte nicht gedacht, dass du alles für dich sie haben willst. Ich werde sie dir geben. " Esclamò l'altro alzando le mani.
Va bene, Bendix. Non credevo che la volessi tutta per te. Te la concedo.
Bendix Kaiser...
Non gli rispose.
Mi prese la cesta tra le mani e Sussurrò un freddo : "Andiamo!" Rivolto a me.
Lo sorpassai.
Camminai a passo lento mentre lui mi seguiva in modo quasi meccanico.
Sudai freddo.
Aveva tra le sue mani gli arnesi che servivano alla mia brigata e che , se tutto fosse andato per il verso sbagliato, mi avrebbero causato una pallottola sulla fronte sfrecciata dal fucile alle spalle del soldato.
Silenzio.
Questo fu il nostro cammino.
Giravo e rigiravo il Nastro rosso che avevo levato dai capelli.
Lo avrei portato sul serio dalla signora Bianchi, nostra complice in tutto. Non potevo più portare le armi alla base della brigata con un soldato al mio fianco .
Attraversammo i campi dorati che portavano al centro di Ravenna. Diverse contadine stavano raccogliendo ortaggi che avrebbero venduto ad un prezzo stracciato, utile per comperare soltanto una porzione  misera di pane.
Quando arrivammo a piazza del Popolo non c'era anima viva.
Bussai a casa della signora Bianchi diverse volte prima che mi aprisse.
Mi sorrise apertamente, come era solita fare con me, poi guardò il soldato al mio fianco e il suo sorriso si spense.
"Buonasera , signora Mara. Come state?" Domandai con quel voi di cortesia che odiavo ma che era indispensabile affinché mi considerassero una fascista in piena regola .
"Va tutto bene , Carol. Sai, i soliti problemi, le razioni sono troppo misere." Sussurrò.
"Potete poggiarlo sul tavolo, sergente Kaiser." Improvvisai fingendo disinvoltura riferendomi alla cesta.
Fece quanto Chiesi poi lasciai cadere il mio Nastro sul pavimento , facendo un cenno alla Signora Mara di assecondarmi.
"Ops!" Esclamai inginocchiandomi per raccoglierlo.
La signora fece lo stesso.
"Vanno portate alla brigata Giustizia e Libertà. Loro si occuperanno di smistare le armi al suo interno." Sussurrai con voce misera mentre mi alzavo nuovamente da terra.
Acconsentì con il capo mentre la guardia al mio fianco apriva bocca per la prima volta.
"È quasi ora del coprifuoco, Fräulein*1.Devo riportarti alla base." Esclamò Bendix Kaiser.
"Certamente." Acconsentii, "signora Mara ci vedremo in questi giorni." Salutai ponendo le mie mani nelle sue.
"Ecco il tuo pezzo di pane. Te lo meriti!" Esclamò con un sorriso, poi Sussurrò sottovoce, "dentro c'è un biglietto per la vostra schiera, fate attenzione!"
Le sorrisi.
Dovevo abbandonare presto l'abitazione se volevo evitare che il soldato mi accompagnasse anche  a casa. Una casa, tra l'altro , che non avevo. Vivevamo nascosti sulle montagne o nei boschi.
"Auf Wiedersehen*2" Esclamò la guardia uscendo.
Sembrava meno scontrosa degli altri, eppure non meno tenebrosa.
Mi riaccompagnò alla base senza proferire una parola, come all'andata.
Non appena fui libera da loro, corsi a più non posso verso i boschi e il nostro rifugio.
Per quella volta ero salva. Adesso dovevo scoprire il contenuto del biglietto.

*1: Signorina
*2: Arrivederci

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora