Capitolo 12

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"Ti stavo aspettando." Sussurrai ascoltando i passi sicuri di Bendix proseguire dietro di me.
Le onde del fiume erano tormentose ed io stavo gelando nonostante fosse Maggio. Era stata una brutta giornata. Il temporale e la pioggia avevano rovinato le scarse risorse di cui ancora disponevamo in quella guerra ormai agli sgoccioli.
"Io ti stavo aspettando da giorni, invece." Sussurrò con un tono freddo e incolore posandomi una coperta sulle spalle.
"Tranquillo, non resterò a lungo." Rivelai cercando di scrutare i suoi occhi lievemente illuminati. Era buio pesto e la luna coperta.
Era giovedì. Non ci vedevamo dalla domenica. Purtroppo Luca voleva tenermi sotto controllo ed eseguivo tutti i turni notturni con lui. Non c'era spazio per fughe al chiaro di luna.
Ero stanchissima. Non dormivo da giorni, a causa di Luca e Bendix. Sentivo che tutte le mie forze stessero per abbandonarmi e non era il momento giusto . Ecco perché volevo terminare l'incontro al più presto. Avevo bisogno di riposare.
"Perché non sei venuta lunedì, come avevamo previsto ?" Mi domandò sedendosi accanto a me.
"La mia famiglia è irrequieta a causa dei conti che non tornano. La notte c'è un viavai esagerato e non riesco ad uscire." Mentii incrociando le braccia al petto.
"Questo è il pacco che hai lasciato dalla signora Bianchi..." sussurrai porgendoglielo.
"Grazie..." bisbigliò garbatamente un po' incerto se prenderlo o no.
"Prendi anche questa..." affermai togliendomi la coperta dalle spalle.
Mi bloccò il braccio e mi incitò a tenerla ancora.
"Vuoi già andare via?" Domandò cercando di non far trasparire le sue emozioni.
"Sì, il sonno sta prendendo il sopravvento su di me..." rivelai sbadigliando.
"Perché hai quelle occhiaie?" Chiese improvvisamente cogliendomi di sorpresa.
"È un po' di stress. A casa non ci fermiamo un attimo per riposare. Siamo tutti impazienti e spaventati per gli esiti della guerra..." inventai nuovamente cercando di porre fine a quell'interrogatorio.
"Vedi ancora quell'idiota?" Domandò poi facendomi spuntare un sorriso.
"Sì. Viene ogni mattina a casa però mio fratello lo ha allontanato da me. Ha perso la sua fiducia in lui da quando mi ha lasciata sola , oltre il coprifuoco, con te." Rivelai, e questa volta fui sincera.
"E tu non ti sei ribellata?" Continuò fingendo indifferenza. Sapevo che moriva dalla voglia di sapere se lo volessi oppure no.
"No, adesso può finalmente lasciarmi in santa pace..." rivelai pacata sdraiandomi sull'erba umida.
"Perché allora lo stavi per baciare l'altro giorno?" Mi domandò cominciando ad alterare il suo tono di voce.
"Antonio stava per baciarmi, non il contrario. Non mi hai nemmeno dato il tempo di respingerlo. Ero interdetta. Non mi capita tutti giorni di essere baciata da qualcuno. Anzi, direi che l'unica persona che ha avuto il privilegio di baciarmi sia stato tu..." rivelai con troppa sincerità .
"Sul serio? Hai baciato solo me in tutta la tua vita ?" Domandò serio fissandomi.
Abbassai lo sguardo e avvampai. Mi stavo lasciando trasportare nell'imbarazzo più totale.
Accennai un sì con il capo e mi voltai dalla parte opposta .
Si sdraiò anche lui accanto a me e notai il suo tono di voce diventare più dolce. Mi accarezzò il viso e fece in modo che mi rivolgessi dalla sua parte, fissando i suoi occhi nei miei.
Mi fermai volentieri ad osservare i suoi. Erano così belli e sinceri che dubitavo fortemente potessero appartenere ad un popolo crudele e senza cuore. Non avevo mai fatto di tutta l'erba un fascio, ma sapevo di non poter lasciarmi andare con Bendix e fingere che andasse tutto bene. Stavo male all'idea che lui amasse soltanto l'immagine che si era creato di me. Non mi conosceva sul serio , non conosceva la vera me. Non potevo rivelargli di essere una partigiana e di averlo tradito più volte pur di essere fedele ai miei compagni.
Lui non ruppe il contatto, mi guardò sommessamente mentre con una mano vagava tra i miei capelli.
"Hai paura di me ?" Sussurrò improvvisamente posando il pollice sulle mie labbra.
"Non di te. Ho paura di noi. Ho paura di tutte le conseguenze che ne deriveranno. Ho paura di ciò che accadrà e ho paura di questa guerra. Uno dei nostri paesi vincerà e non sarà facile affrontare il tumulto che ne deriverebbe. Ho paura del futuro..." rivelai, "ma tanto so che non esisterà mai un noi."
Sospirò lentamente e si avvicinò maggiormente a me. Eravamo sulla coperta. Lasciò il fucile al suo fianco e si prostrò completamente a me , senza armi e senza difese.
"Sicura di non volere un noi?" Domandò poi stringendomi tra le sue braccia.
"Se continui a comportarti così con me , mi riesce difficile risponderti di no." Sussurrai sul suo petto ascoltando il suo respiro intraprendere un ritmo irregolare.
"Perché non attendiamo la fine della guerra e scappiamo insieme in America?" Propose improvvisamente facendomi sorridere.
"La mia famiglia ne morirebbe , ma verrei volentieri... ho sempre amato l'America, sembra molto più felice di noi nonostante sia così giovane ..:" rivelai. In realtà , quando nominavo la famiglia, mi riferivo soltanto a Luca.
"Anche io penso alla mia famiglia , ma una volta conclusa la guerra non avrà più bisogno di me. Mi piacerebbe imparare a viverti ed essere ricambiato senza alcun timore..." bisbigliò tra i miei capelli donandomi un dolce tempore.
"Credo che si stia facendo tardi..." annunciai tra gli sbadigli mentre la sua mano tornava  ad accarezzarmi una guancia.
Mi posò un casto bacio sulle labbra e si preparò alle parole che avrebbe annunciato, le ultime nel mio momento di lucidità.
"Tieni il regalo . Vorrei che venissi sul serio con me domani sera..." rivelò posandomi un altro bacio sulla fronte.
"Non credo ci sia da festeggiare quando la popolazione muore di fame e gli uomini al fronte a causa di un colpo di fucile..." ribattei amaramente mentre il suo sguardo si incupiva.
"Lo so ma mi piacerebbe che per una sera ci incontrassimo in un contesto diverso da questo. Voglio regalarti una serata speciale al di là di tutto. Vieni con me..." mi implorò mentre con un sospiro rivelai altre preoccupazioni.
"Il tuo regalo è troppo costoso e non sarò la benvenuta fra i tuoi compagni, sarebbe rischioso..." gli sussurrai scrutando i suoi occhi.
Mi zittì con un gesto della mano.
"Non devi pensare a nulla. Starai con me e con nessun altro, non ti lascerò sola nemmeno un secondo ed indosserai l'abito che ti ho regalato senza vincoli né contratti. Non importa quanto abbia speso. Ormai è tuo e basta..." mi redarguì sicuro di sé.
"Domani passo a prenderti alle 18:00 a casa della signora Bianchi, così non dovrai litigare con la tua famiglia." Bisbigliò al mio orecchio facendomi sorridere.
Acconsentii a quella pazzia e mi addormentai. Incredibile a che punto mi stessi spingendo. L'unica cosa di cui ero certa era che con lui mi sentivo al sicuro, anche mentre dormivo tra le sue braccia, alle rive di un fiume rivoltoso, oltre il coprifuoco e con centinaia di soldati tedeschi a fare da guardia.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora