Capitolo 17

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"Di cosa dovremmo parlare, Bendix?! Mi consideri una persona falsa e meschina? Beh sì, lo sono!" Sbottai incrociando le braccia.
Mi guardò stupito, il suo sguardo si incupì e mi osservò fisso. Fissò i suoi occhi nei miei per cercare un'intimità diversa, una realtà diversa.
"Almeno mi spieghi perché?" Mi domandò con un tono furioso senza staccarmi gli occhi di dosso.
Mi faceva male leggere attraverso le striature azzurre delle sue iridi. Anche se si sforzava di sembrare arrabbiato , era più di tutto deluso da me. Credeva di aver trovato l'amore e , invece , si trovava dinanzi una bugiarda senza scrupoli e senza cuore .
"Come fai a non capirlo?" Iniziai, " non vi vogliamo qui! Non vogliamo essere governati dalla dittatura e da regole fasciste e egoistiche. Non voglio essere una produttrice di figli. Voglio averli , certo , ma voglio essere di più . Io voglio dimostrare che valgo e non posso farlo così!" Urlai d'un fiato e mi accorsi che le mie parole non avevano effetto su di lui.
"Mi sono spiegato male, Carol." Mi spiegò, "voglio sapere perché mi hai preso in giro..." rivelò con occhi gelidi.
"Io non ho mai preso in giro nessuno. Tu sei finito per caso in questo giro." Cercai di spiegargli ma rise in modo derisorio.
"Certo. Quando l'avresti ammesso? Quando mi avreste ammazzato?" Esclamò risoluto togliendosi il berretto dal capo e passandosi una mano tra i capelli.
Erano corti ai lati e leggermente lunghi al centro, tirati indietro. Anche i soldati dovevano mantenere un certo ordine. Eppure , i suoi capelli chiari, gli donavano tantissimo .
"Non lo avrei mai permesso, sono uscita anche con Antonio per impedirlo." Rivelai rendendomi appena conto della gaffe commessa e lui mi guardò con uno sguardo accigliato.
"Dicesti che uscivi con lui perché lo voleva la tua famiglia. Dubito Anche di questo adesso..." Sussurrò sedendosi sullo pseudo letto che mi era stato gentilmente offerto.
"Infatti , Luca e i partigiani sono la mia famiglia. Io l'ho fatto per Luca, e per te... sapevo che ti avrebbe fatto del male perché non voleva che mi affezionassi a te. Sapeva che mi piacessi e cosa mi avrebbero fatto gli altri se lo avessero scoperto !" Rivelai arrossendo e per poco non ebbi le lacrime agli occhi. Non mi ero mai mostrata debole. Quella non sarebbe stata la prima volta.
Era una situazione assurda e surreale ma era scontato che sarebbe successo. Prima o poi lo avrebbe scoperto.
"BASTA! CHIUDI LA BOCCA, CAZZO! Non voglio più ascoltare le tue stupide cazzate. Non sei più niente per me! NIENTE!" Gridò avvicinandosi al mio viso.
La rabbia non gli permetteva di pensare lucidamente e di vedere quanto mi stessero ferendo le mie parole.
"Okay. Basta cazzate!" Cercai di farlo ragionare, "Prima di tutto voglio rivelarti il mio nome. Mi chiamo Rebecca. Non ho mai incontrato i miei genitori e conosco il tedesco da quando avevo tre anni. Me lo ha insegnato la domestica della mia vicina di casa. Luca non è il mio vero fratello ma è come se lo fosse perché siamo cresciuti insieme e...". Gli rivelai per la prima volta ma il suo sguardo mi guardava ancora con astio.
"Bene. Se per una volta ti sei presa la briga di dire la verità, vuol dire che non ti ho mai conosciuta. Non conoscevo nemmeno il tuo nome, Carol, Rebecca o come diavolo ti chiami! Come posso aver pensato minimamente che tu potessi piacermi!" Sentenziò amareggiato.
Non sapevo che dirgli. Come consolarlo e tornare indietro nel tempo.
"Più di tutto, mi sento un idiota. Ti ho creduto, ti ho lodato e ho pensato di leggere amore e ammirazione nei tuoi occhi. Non credevo che sarei caduto tanto in basso..." continuò e questa volta iniziò a fare il giro per la cella.
"Non so che dirti, Ben. Tanto tra poco sarò torturata e fucilata. Non durerà tanto la nostra sopportazione reciproca. Sparirò dalla tua vita. Però voglio che tu dimostri di essere un vero uomo e che sia tu a sferzare il colpo di fucile che mi spegnerà. Non accetterò altri boia!" Gli urlai io contro questa volta.
Finalmente le mie parole sembrarono avere un certo effetto su di lui.
Durò un attimo. I suoi occhi assunsero una colorazione diversa, leggevo la consapevolezza del destino che mi avrebbe inflitto ed un leggero terrore per ciò che mi sarebbe successo. Un attimo. Poi tornò la rabbia :
"Senz'altro. E non chiamarmi Ben. Sono Herr Kaiser per te da questo momento in poi." Affermò procurandosi un mio sorriso ironico.
"Farò sparire anche questo sorriso dal tuo viso!" Continuò offeso dal mio gesto fuori luogo.
Qualcuno interruppe la nostra conversazione. Era un ufficiale, molto giovane e sicuramente tedesco.
"Bendix Kaiser?" Domandò accertandosi di parlare con la persona giusta.
"Sì?" Domandò Bendix facendo intuire di voler parlare in italiano.
"La signorina Daria l'aspetta." Sussurrò con un sorriso divertito.
"Chi?" Esclamammo entrambi e Bendix si voltò verso di me con uno sguardo di sfida.
"Falla venire anche qui . Farò la mia guardia fuori questa cella." Ordinò prima di uscire e lasciarmi sola in quell'abisso.
La moretta arrivò poco dopo. Non la conoscevo ma sapevo che fosse italiana. Probabilmente provenivamo anche dallo stesso luogo.
"Era da tanto che volevo incontrarla , Herr Kaiser!" Sussurrò con occhi civettuoli.
"Chiamami anche Bendix!" Sottolineò Bendix precisando la differenza di trattamento che avrebbe riservato a  me e a lei.
Quello che Bendix non sapeva , però, era che non avrebbe ricevuto le soddisfazioni desiderate. Ero sempre stata molto ragionevole nella vita. Lui , in quel momento, voleva soltanto vendicarsi di me e farmi soffrire. Ecco perché evitai di guardarli o di emettere una sola parola. Non avevo voglia di perdere l'orgoglio pur di riconquistare Bendix. Speravo che si rendesse conto da solo dei suoi errori e delle sue supposizioni sbagliate.
Nonostante ciò , però, non potevo affermare che le carezze e le attenzioni che stava riserbando ad una donna che non fossi io non mi facessero male.
Decisi quindi di distrarmi e fare ciò che mi riusciva meglio durante i momenti tristi.
"Herr Schmidt?" Chiamai il primo soldato che non fosse Bendix avvicinandomi alle sbarre.
"Cosa vuoi?" Domandò in modo brusco questo ma non me ne importò.
"Vorrei una carta e dell'inchiostro." Rivelai fermamente procurando un suo respiro.
"Non possiamo sprecare roba così per i detenuti. L'inchiostro serve soltanto per le lettere d'addio dei condannati..." mi spiegò facendomi rabbrividire .
"Allora un libro . Almeno un libro. Qualunque esso sia." Lo supplicai con occhi dolci e capii di averlo convinto .
Sentivo gli occhi curiosi di Bendix bruciarmi addosso ma non osò proferir parola.
"Bene..." Esclamò la guardia prima di lasciarci.
"Prendile La Gerusalemme liberata dalla mia stanza!" Si intromise poi Bendix cercando di restare indifferente.
Non mi guardò più. Il libro arrivò poco dopo e compresi subito la sua difficoltà di lettura. Altri fattori mi distraevano. L'indomani avrei udito il rumore degli spari che avrebbero ucciso parte dei miei compagni e sarebbe iniziata la mia tortura.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora