Capitolo 18

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Il giorno fatidico alla fine arrivò.  Fui svegliata presto il mattino dai colpi di fucile che mi fecero sobbalzare. Inutile spiegare come quei suoni avessero lacerato parte del mio cuore. Tra loro c'era anche Antonio e ciò non poteva che farmi sentire maggiormente in peso. Cercai di non mostrare il mio dolore e di non rendere Bendix soddisfatto della situazione in cui mi aveva trascinato.
Udii alcuni risolini da parte delle guardie all'interno della prigione. Se avessi avuto la possibilità di uscire, avrei spaccato la faccia ad ognuno di loro. Non riuscivo a capire che ore fossero ma ogni tanto qualche cella veniva aperta e delle urla femminili straziavano l'aria intorno a noi e la mia anima.
Il libro che mi aveva dato Bendix era stato letto a metà . Il sonno mi aveva trascinato con sé ma capii perché avesse scelto proprio quel libro.
Amare qualcuno del campo avversario e risparmiarlo finché finisci per non riconoscerlo più era ciò che aveva distrutto Clorinda e Tancredi, lo stesso che stava accadendo anche a noi .
Quando tentai di calmarmi delle urla provenienti dalla cantina mi pietrificarono nuovamente. Alle urla si alternavano lamenti di dolore. Sapevo cosa accadeva giù e iniziò a salirmi il panico ma non lo diedi a vedere. Mi mostrai sicura persino quando una guardia portò una delle mie compagne con del sangue che le usciva dalla bocca e dai capelli. Le avevano cavato dei denti e chissà quale altra tortura. Si reggeva a malapena in piedi. Se non fosse per la guardia al suo fianco che la reggeva sarebbe svenuta sul pavimento. Mi mandò uno sguardo che mi pietrificò. Bendix mi osservò negli occhi per cercare il timore che mi ostentavo a nascondere. Non mi sarei aspettata , però , di leggerlo anche nei suoi occhi.
"Tocca a te." Mi chiamò una guardia con sguardo freddo.
Annuii con il capo e mi alzai dal lettino mentre raggiungevo le sbarre ormai aperte rumorosamente dal tedesco di cui non leggevo ancora il nome.
Avanzai mostrando un volto rilassato nonostante le mie gambe tremassero . Erano nascoste dalla mia ampia gonna.
"Visto in che situazione ti sei cacciata?" Mi domandò Bendix con tono indecifrabile.
"Ne ero consapevole fin dal principio..." sussurrai passandogli accanto.
"E non te ne penti?" Continuò posandosi una sigaretta sulle labbra.
Non lo avevo mai visto fumare.
"Neanche un po' ." Rivelai con un sussurro delicato avvicinandomi al suo orecchio.
Feci per sorpassarlo ma lui mi bloccò per un braccio.
"Puoi anche dire a Müller che lei resta qui e non si muove!" Ribatté risoluto a Salt, la guardia che era venuta a prendermi.
"Non se ne parla nemmeno, lasciami Bendix !" Gli urlai divincolandomi.
"Kaiser , sono ordini dell'alto..." iniziò l'altro ma non riuscì a terminare che Bendix mi trascinò con sé.
"Cosa hanno fatto a quella ragazza?" Domandò al suo collega voltandosi indietro.
Quell'altro rispose in modo freddo, quasi privo di emozioni:
"L'hanno poggiata su una superficie di chiodi e , poiché non rispondeva, le hanno strappato i capelli e ha perso qualche dente. La prossima volta le romperanno anche le costole..." sussurrò tranquillo, quasi nascondendo un sorriso mentre io ebbi un sussulto di disgusto.
"Bene. Lei resta qui! La convincerò io a parlare. Dì pure al capo che è sotto la mia guardia e che so quel che faccio." Ordinò e sapevo che alludeva a qualcosa che non si sarebbe rivelato vero.
"Bendix..." provai a intromettermi ma lui mi zittì con uno sguardo.
"Va bene , Kaiser. Fatti vostri problemi vostri!" Salutò l'altro con fare malizioso.
La mia reazione fu immediata.
Lo schiaffo proveniente dalla mia mano colpì Bendix in pieno volto facendo incupire i suoi occhi che diventarono di un blu profondo .
Mi bloccò il braccio e mi trascinò a sè con fare minaccioso.
"Non azzardarti più a mettermi una singola mano addosso. Se non fosse per me adesso staresti in una fossa chissà dove ! Ti ho salvato ancora la pelle!" Urlò ad un centimetro dal mio viso credendo di spaventarmi.
"Perché lo hai fatto?! Perché non mi hai lasciato andare con quel soldato?! Nessuno te lo ha chiesto , ero consapevole fin dal principio di ciò che mi sarebbe accaduto!" Gli risposi cercando di divincolarmi dalla sua stretta.
"Volevo parlarti di una cosa..." rivelò mostrandomi una lettera, "questa mette in discussione ogni cosa..." continuò porgendomela.
La aprii . Era una lettera di Antonio. Non era indirizzata a me ma alla madre. Spettava ai soldati portargliela. La aprii titubante e iniziai a leggerla cercando conferma negli occhi di Bendix:
Cara e dolce madre,
Quando leggerai queste inutili parole , io non ci sarò più . Me ne vado via, in un luogo non più terreno, consapevole che questo possa essere un esempio per tutta l'Italia e che un giorno venga raggiunto il nostro sogno di libertà. Sono stato definito erroneamente traditore , come se salvare il proprio paese e l' individualità degli italiani  possa andare a discapito di esso.  Ti ho deluso in molte cose , Madre. Non sono mai stato coraggioso come Luca e mi sono lasciato sfuggire Carol. So che anche a te piaceva ma avessi guardato soltanto una volta , come me , il modo in cui osserva quell'ufficiale tedesco, avresti desistito anche tu arrendendoti ad una vita senza il suo amore. Ho il presentimento che anche lei abbia perso il suo senso del dovere e che non sarà più ben accetta dagli altri. Nonostante ciò, mamma, spero che tutto ciò che ho fatto sia servito a qualcosa. Non voglio che tu pianga per la mia morte , perché se sono morto è per renderti felice, per farti sorridere e farti sentire parte di un paese capace ancora di donare affetto ed espressione. Spero tanto che tu sia orgogliosa di me, io non ti ho mai dimenticata, anzi , ti ho sognata ogni notte. Un giorno ci rincontreremo e mi racconterai del posto bellissimo in cui l'Italia si è trasformata.
Ti amo , madre.

Terminai la lettera con le lacrime agli occhi. Una delle poche volte in cui mi emozionai e mi sentii così tanto in colpa .
Bendix mi si avvicinò e tolse la lettera dalle mie mani.
"Avrei voluto accusarti di molte cose , come il furto delle armi ma non credo sia il caso..." Sussurrò abbassando gli occhi ma il suo atteggiamento mi irritò maggiormente.
"Vattene , Bendix!" Gli urlai restituendogli il libro.
"Non ho iniziato nemmeno a parlare..." iniziò offeso ma lo bloccai.
"Siamo in una prigione , non in un parco giochi. Vattene Bendix!" Continuai sperando che capisse che in quel momento volevo restare da sola.
Lo capì, per mia fortuna capì ciò di cui avevo bisogno. Si allontanò seppure sbatté la porta a sbarre. Iniziai a riflettere. Antonio aveva ragione.
Tutto ciò che stava accadendo non aveva più un senso per me. Ormai non ero più nessuno e venivo trattata come se non esistessi. Stavo perdendo la mia identità e l'unico in grado di restituirmela era fuggito, grazie a me , ed in cuor mio , pregavo Dio che fosse ancora vivo.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora