Capitolo 6

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ATTENZIONE! IN QUESTO CAPITOLO SARANNO PRESENTI CONTENUTI FORTI!

Svolgere missioni in città mi era sempre piaciuto, soprattutto da quando la primavera ci aveva donato un bel sole confortante. Quel giorno dovevo svolgere diverse commissioni semplici. Spesa e rifornimenti.
La città era in tumulto.
C'era stato lo sciopero di alcuni operai che avevano messo in subbuglio tutto. Erano arrivati diversi esponenti dell'esercito a bloccare il tutto.
Nulla da fare. Gli operai sembravano agguerriti ed io ero in un angolo, con Chiara tra le braccia impaurita.
"Tranquilla, Chiara. Non ti faranno nulla." Cercai di tranquillizzarla con un bacio sulla fronte.
Bendix era passato da noi. Aveva regalato un piccolo peluche a Chiara ed era tornato a sanare la situazione.
Alla fine non avevano tutti i torti.
Lavoravano come matti per una guerra ormai persa e per una porzione misera di pane.
Ma la reazione non fu benevola.
In circa un'ora la situazione tornò alla normalità.
Bendix era tornato da noi e aveva offerto del cioccolato alla piccola Chiara che, emozionata , era tornata dalla mamma.
"Come stai? Vi siete spaventate molto?" Mi domandò con fare preoccupato.
"No, ci sono cose molto più spaventose di una rivolta..." sussurrai.
"Ad esempio ?" Domandò con un sorriso divertito mentre scrutava i miei movimenti.
"Ad esempio, l'ingiustizia." Rivelai guardando altrove.
"Bene. Dunque , se non vorrai essere ingiusta, stanotte ci incontreremo al solito posto." Sussurrò al mio orecchio facendomi sussultare.
"Cosa ti inventerai questa volta per attirare la mia attenzione?" Gli Chiesi stuzzicandolo.
"Questa volta non te lo dirò. Lo scoprirai soltanto se verrai..." Affermò deciso regalandomi un sorriso.
"Allora scoprirai stanotte la mia decisione..." sussurrai continuando il suo gioco.
"Vale la pena aspettare, allora." Esclamò divertito mentre un colpo lontano attirava la nostra attenzione.
Iniziai a tremare quando mi resi conto di ciò che stava accadendo.
Un ragazzo della nostra brigata aveva rubato le armi di un tedesco e lo aveva sparato. Bendix si era allontanato immediatamente senza rivolgermi la parola o darmi spiegazioni. Era corso dal suo compagno ferito mentre le persone intorno a noi osservavano la scena spaventate ed inorridite.
Sapevo cosa spettava a Massimo, il ragazzo che aveva ucciso l'ufficiale. Sarebbe stato fucilato sul posto. Ciò che più mi preoccupava , però , era il fatto che non fosse ancora accaduto.
"Bravo, dreckiger Italiener. Sie haben einen von uns getötet, aber wir sind zehn Italiener wert. Wissen Sie, was jetzt passieren wird? Beobachten Sie zum letzten Mal, was passiert, wenn ein Dummkopf von Ihnen versucht, einen Deutschen auszuschalten." Urlò Müller spostandosi dalla sua postazione.
Bravo, sporco italiano. Hai ucciso uno di noi, ma noi valiamo dieci italiani. Sai cosa accadrà adesso? Osserva per l'ultima volta cosa accade quando uno stupido di voi tenta di eliminare un tedesco.
Fu in quel momento che ebbi davvero paura e capii cosa stava accadendo.
Persone innocenti avrebbero perso la vita a causa di un'ideologia sbagliata e ingiusta.
Bendix sembrava più furioso che mai mentre aiutava i suoi compagni a scegliere le altre 9 persone che avrebbero seguito lo stesso destino di Massimo.
Non importava chi fossero. 9 persone scelte a caso. Padri di famiglia, figli maschi unico sostentamento della famiglia.
Sentivo la nausea per il loro comportamento orripilante.
Le donne piangevano di lato pregando loro di non fare nulla ai propri familiari.
In quel momento non esisteva l'umanità ma soltanto brutalità, eppure quest'ultima avrebbe dovuto far parte soltanto degli atteggiamenti degli animali .
Mi rifiutavo di guardare eppure dovevo assistere per rendere più vivo ciò che davvero erano i nazisti, per aver più forza e meno rimpianti quando avrei ferito uno di loro .
Posizionarono i nove italiani lungo una linea retta, alle spalle c'erano le mura di un imponente edificio. Cinque tedeschi si posizionarono dinanzi a loro con un fucile puntato.
Tremavano , avevano timore, qualcuno pregava Dio. Soltanto Massimo era impassibile, convinto che il suo sacrificio potesse avverare il suo sogno di un'Italia libera ed aprire gli occhi agli italiani. Con due colpi secchi uccisero tutti loro. Il silenzio che ne seguì fu straziante. Rappresentava il momento di consapevolezza che segue un evento di tale portata. In quel caso non c'era una spiegazione che potesse placare il dolore dei familiari che assistevano impotenti alla scena.
Il sangue dei fucilati scorreva lungo le pareti. I loro volti esanimi avevano perso la precedente lucentezza. Se ne andarono senza un grido, senza un lamento, soltanto con la speranza che il mondo potesse essere un posto migliore, un posto in cui i propri figli non avrebbero dovuto aver il timore di essere liberi, essere se stessi.
Me ne andai esterrefatta e arrabbiata mentre diverse persone si presero l'incarico di pulire il sangue e prendere i corpi.
Bendix mi seguì.
Continuava a chiamarmi, ma mi rifiutavo di voltarmi.
"Carol, ho detto fermati!" Urlò afferrandomi il braccio e facendomi voltare.
"Lasciami!" Esclamai cercando di divincolarmi, "non ho niente da dirti!"
"Invece sì. Tu non puoi capire! Alex era uno dei pochi amici che mi ero fatto in questo esercito di merda! Era qui per obbligo, non meritava di morire!" Urlò con le lacrime agli occhi. La sete di vendetta lo stava abbandonando ma il dolore no.
"E le altre nove persone che avete fucilato lo meritavano?! Bendix , apri gli occhi. Il colpevole era uno. E vale quanto voi!" Affermai cercando di abbassare il mio tono di voce e mantenere la calma.
"Ti prego. Dimmi che il nostro incontro stasera non è saltato. Possiamo parlarne, se vuoi." Sussurrò prendendo consapevolezza del momento.
Mi scappò un risolino nervoso che fece comprendere i miei intenti.
"Non ce n'è bisogno. Trovane altre dieci che siano degne di competere e dialogare con un tedesco. Io sono una , valgo solo un decimo di te!" Gli rinfacciai voltandogli le spalle.
"Non è vero! E questo lo sai..." Sussurrò cercando di trattenermi per una mano.
"Scordati di me, Bendix Kaiser." Esclamai risoluta staccandomi da lui.
Iniziai a correre ma la sua risposta arrivò ugualmente alle mie orecchie: "Ti aspetterò lo stesso stanotte!"
Arrivai alla brigata prima che potei. Avevo già in mente come vendicarmi di ciò che era successo quella mattina.
"Ho un piano!" Esclamai risoluta battendo le mani sulla scrivania.
I tedeschi avrebbero giocato a nascondino con noi. Strategia? Noi conoscevamo loro, loro non conoscevano noi.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora