Capitolo 27 ~ Epilogo

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New York ,21 Aprile 1970
"Ragazzi, vi ho raccontato la mia esperienza... è la prima volta che ne parlo e ho ancora le lacrime agli occhi. A quanto potete vedere Bendix aveva ragione. Sono diventa un'insegnante e come mio ruolo ho voluto lasciarvi qualcosa che potrebbe far parte della vostra educazione. L'amore non è una scelta, è lui a scegliervi e non importa quanto possiate opporvi, vi perseguiterà per sempre. Vi diranno che l'amore rende cieco, io invece vi insegno che l'amore può aiutarvi ad aprire gli occhi, così come li ha aperti a me. Ho lottato un anno intero contro i tedeschi per poi rendermi conto di non dover fare di tutta l'erba un fascio. E, per ironia della sorte, proprio uno di loro ha perso la vita per salvare la mia. Vi diranno che nella vita dovrete diventare importanti, io vi dico che nella vita dovrete trovare voi stessi . Non mollate mai, non smettete mai di credere in ciò che volete e non vi stancherete né vi annoierete un singolo giorno della vostra vita . Vi diranno che non si ama due volte e , invece , io vi assicuro che amare una seconda volta è la cosa più coraggiosa che possiate fare. Io ho perso Bendix, credevo di non poter amare di nuovo e invece adesso ho un figlio di nome Luca ed un marito che amo alla follia e mi ha insegnato che non è possibile sostituire le persone ma si può sopportare il dolore e continuare a vivere per chi ci ha permesso di farlo. Non è stato facile per me ricominciare da zero eppure ho cacciato quanta più forza potessi per non far vincere chi mi aveva tolto tutto. Sì, ragazzi, dico tutto perché nella vita i beni materiali non servono a nulla . Il mio tutto erano mio fratello e l'amore della mia vita. Farei ancora di tutto per riportarli in vita eppure so che loro sono lì, tra le nuvole, a sorridere tra loro e magari anche a ridere di me, ma mi aspettano con ansia così come io aspetto con ansia un loro abbraccio caloroso e sono sicura che un giorno, quell'abbraccio sarà il più bello che ci saremmo mai dati. Nonostante da quel 21 aprile 1945 siano passati più anni di quanti ne abbia passati con loro, quando mi chiedono della mia vita non posso far altro che pensare alla mia storia con loro due. Ai pomeriggi passati con Luca e le notti insonne alle rive del Savio con Bendix. Quest'ultimo, in un solo anno, è riuscito a scolpire dentro me un segno così indelebile che non svanirà mai. Vi auguro di essere felici nella vita quanto io lo sia stata con lui e non accontentatevi mai dell'amore perché l'amore, quello vero, vi renderà più felici di quanto lo possiate mai essere con tutto il resto del mondo..." mi emozionai al punto di non poter terminare il mio discorso. I ragazzi ascoltarono tutta la mia storia senza fiatare. Era arrivato il momento delle riflessioni personali e loro dovettero capirlo . Stettero qualche minuto in silenzio. Ero diventata insegnante di storia presso un liceo di New York. Lisa e Bauer mi avevano aiutato a scappare lì ma loro decisero di tornare in Germania . Non li vedevo da allora, da 25 anni. I loro volti erano quasi svaniti dalla mia mente, solo il suo non mi abbandonava. Era così vivido nella mia memoria da sembrare di sfiorarlo nei miei sogni.
Sì, lo avevo sognato due volte. Quando incontrai per la prima volta mia marito Bernard e quando nacque mio figlio Luca. I suoi occhi azzurri risplendevano di luce propria mentre il suo sorriso illuminava tutta l'atmosfera che ci circondava. Era durato entrambe le volte un attimo. Quell'attimo però era bastato a farmi stare bene tutta la vita.
"Signora Rose, non ha nemmeno una sua foto?" Mi domandò una delle mie alunne con gli occhi lucidi.
Le sorrisi flebilmente. Avevo mantenuto il nome Carol e avevo assunto il cognome di mio marito.
"No, non ho nemmeno una sua foto. Il suo volto rimarrà impresso per sempre nella mia memoria come un tatuaggio che non mi abbandonerà mai. Lui è dentro la mia anima e l'anima è eterna, non potrà mai svanire . Lo porterò con me finché non abbandonerò il mio corpo e lo raggiungerò . So che lui è lì ad aspettarmi..." sussurrai a bassa voce mentre la mia mente viaggiava nei ricordi.
"La signora Carol Rose è stata chiamata nello studio del preside. Ripeto: la signora Rose è chiamata nell'ufficio del preside."
Ebbi un sussulto quando l'altoparlante fece il mio nome.
Cercai la mia borsa e chiamai un supplente a badare i ragazzi in mia assenza.
Quando arrivai in dirigenza il preside mi indicò due persone che mi stavano cercando.
Rimasi sorpresa. Mi lasciò sola con le due donne dinanzi a me.
Erano entrambe bionde e dagli occhi molto chiari. Una aveva una decina d'anni in meno a me, l'altra più o meno la mia età. Fu quest'ultima ad emozionarsi per prima e correre ad abbracciarmi.
"Carol, sei davvero tu allora!" Urlò in un italiano macchiato di tedesco bagnandomi la camicia bianca di lacrime.
Finalmente la riconobbi. Ricambiai fortemente il suo abbraccio mentre un mare di emozioni si fecero strada dentro di me come un turbine. Lisa. La bellissima e coraggiosa Lisa.
"Non ti avrei mai trovata se non mi avesse aiutato lei!" Precisò staccandosi dal nostro abbraccio.
"Ciao Carol..." Sussurrò l'altra donna sorridendomi dolcemente e leggermente imbarazzata.
Mi soffermai maggiormente sulla sua figura.
Dei riccioli biondi le incorniciavano il viso dolce e i lineamenti perfetti. Le guance erano di un rosa vivo che metteva in risalto le sue labbra carnose e il corpo snello. Era bella da togliere il fiato e il mio mancò davvero quando realizzai chi fosse.
"Chiara..." sussurrai con le lacrime agli occhi mentre lei annuiva ugualmente emozionata.
Corse tra le mie braccia per un attimo che sembrò infinito.
Riuscivo a sentire ancora il profumo di rose fresche che possedeva da piccola. Il mio cuore stava vacillando in preda alle mille emozioni del momento. Le accarezzavo il volto e cercavo di marcare ogni suo lineamento per assicurarmi che non stessi sognando.
Restammo così. Tre donne forti e lottatrici che si guardavano negli occhi con il viso arrossato dalle lacrime e un sorriso che non riusciva ad abbandonare il nostro viso. Sorridevamo quasi a realizzare che fossimo davvero lì, sopravvissute e con un passato in comune che non avremmo mai dimenticato e che avrebbe fatto per sempre parte di noi.
"Come sta Bauer? E Mara? Come sta tua mamma, Chiara?" Domandai ad entrambe facendo scivolare le domande senza un freno.
"Mamma è a casa. È ancora risoluta e forte e mi parla spesso di te. Avrebbe tanto voluto rivederti ma sapeva che era un viaggio destinato a me. Non ti ho mai dimenticata, Carol..." sussurrò Chiara prendendomi una mano. Osservai Lisa e riconobbi gli occhi di suo fratello nei suoi . Questo mi forzò ad abbassare lo sguardo e mi concentrai esclusivamente sulle sue parole:
"Bauer è a casa con i nostri due Gemellini. Hanno 10 anni e non me la sono sentita di portarli con me... in compenso però ho portato qui con me una persona... eccola..." sussurrò con un sorriso osservando qualcuno dietro di me.
"Mamma, ecco a te il caffè." Sussurrò una voce alle mie spalle in tedesco mentre mi affiancava per raggiungere Lisa.
"Grazie, Bendix." Sussurrò quest'ultima al figlio mentre io analizzavo la sua figura.
Quando lo osservai scoppiai in un pianto disperato che mi spinse ad accasciarmi sul pavimento. Era identico a lui, era identico al ragazzo che mi aveva salvato la vita e aveva fatto danzare per la prima ed unica volta il mio cuore.
"Ehi, ehi... se è questo l'effetto che ti faccio, me ne vado..." sussurrò dolcemente il ragazzo avvicinandosi a me.
Mi asciugai le lacrime e mi costrinsi a calmarmi con un sorriso.
Mi presentai e scoprii che aveva l'età di Bendix quando ci eravamo conosciuti.
"Beh se a quel tempo eri così bella quanto lo sei adesso, capisco lo zio Ben..." esclamò il ragazzo facendo ridere tutte noi.
"Vorrei tanto che lo avessi conosciuto..." gli sussurrai soffermandomi nei suoi occhi che sembravano incastrare l'anima di Ben.
"Lo so, lo so. Sono sicuro che mi avrebbe parlato di te fino allo sfinimento. Era un eroe..." precisò scaldandomi il cuore. Era come se lui stesso stesse pronunciando quelle parole.
"Avete un posto in cui andare? Disdite tutto. Resterete a casa mia, tutti e tre. Siete la mia famiglia, è giusto che conosciate mio marito e mio figlio e che restiate con me." Proposi commossa commovendo anche loro.
Così avvenne.
Restarono a casa mia e la serata passò tra tuffi nei ricordi e risate generali. Stavamo così bene ed eravamo così felici che sentivo la presenza di Ben sempre più viva tra noi.
Non mancò molto affinché si manifestasse.
Decidemmo di far dormire i tre uomini in una camera e noi donne in un'altra.
Dopo più di venti anni, quella sera andai a dormire con il nastro rosso tra i capelli. Fu allora che lo vidi... nei miei sogni.
Era lì, in fondo all'altare con la giacca nera ed un narciso tra le mani. Il suo sorriso quando mi vide si illuminò e riempì di luce tutta la navata della chiesa. Il mio vestito bianco cadeva dolcemente lungo il tappeto rosso mentre lo raggiungevo. Con una mano mi incitava a raggiungerlo. Mi fermai eternamente nell'azzurro ghiacciato dei suoi occhi freschi e giovanili, quegli occhi che amavo ed avevo sempre amato da morire. Ero lì mentre essi penetravano intensamente la mia anima desiderosi di non lasciarmi mai. Mi persi in un suo bacio e con un nastro rosso, Bendix legò le nostre mani, unite per sempre in un ballo senza fine.

FINE.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora