Capitolo 10

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Quella sera uscii con Antonio, a malincuore. Avevo scelto lui. Mi innervosiva il fatto che volessi così tanto l'uguaglianza femminile e poi mi lasciassi soggiogare così. Se lo facevo, però , era per Bendix e per me. Stavo sbagliando a lasciarmi andare con il nemico ma non volevo che gli facessero del male, soprattutto a causa mia. Erano le 18:00 l'orario dell'appuntamento e avevamo un'ora circa da passare insieme.
Era abbigliato abbastanza bene . Luca mi aveva costretto ad indossare un abito lungo fino alle ginocchia color panna. Avevo bisogno di terminare al più presto quella serata.
"Ciao Antonio." Sussurrai avvicinandomi ai piedi del ponte.
Aveva un mazzo di fiori gialli tra le mani, Luca lo aveva consigliato ma Antonio non aveva di certo il denaro per fare centro al 100%. Così anche quella sera rinunciai ai miei adorati narcisi ma apprezzai ugualmente il suo gesto apparente.
Aveva preparato un piccolo picnic. Carino, nonostante fosse piccolo e composto soltanto da una brocca d'acqua e della frutta tagliata a spicchi. Mi sentivo in colpa a trattarlo male, quindi decisi di dargli una piccola possibilità se solo si fosse mostrato interessante.
Mi sedetti accanto a lui sul telo e sistemai il mio abito. Il nastro rosso legava una piccola coda sul mio capo. Il biondo cenere dei miei capelli ricadeva sulle spalle , sciolti arrivavano quasi alla fine della schiena.
"Sono contento di essere qui con te, Carol. Stai davvero bene così." Esclamò e mi sorpresi di non sentirlo balbettare.
"Chi ti aiutato con la scelta del picnic?" Gli domandai . Quando notai sul suo volto un velo di imbarazzo decisi di rendere più lieve la tensione, "tranquillo , non lo dico per penalizzarti. Mi piacerebbe davvero saperlo. Anche io chiedo consigli qualche volta..."
Notai il suo volto rilassarsi ed un piccolo sorriso spuntare sul suo volto.
"Mi ha aiutato la signora Bianchi..." rivelò con un buffo trovando finalmente il coraggio di guardarmi negli occhi.
Sorrisi. Non avevo dubbi che glielo avesse suggerito lei. Non vedevo l'ora di rivedere la piccola Chiara, con i suoi occhietti azzurri e la pelle chiara sorridere come se nel mondo ci fosse ancora del buono e del bello.
"Mi piace l'idea..." sussurrai calma mentre i suoi occhi si illuminavano.
"Non voglio più che tra noi ci siano conflitti , Carol. Sei molto bella e mi piaci davvero tanto." Rivelò d'un tratto.
"Solo bella?" Gli domandai con un sopracciglio aggrottato.
Sapevo che stessi per metterlo in difficoltà ma se li cercava da sé certi chiarimenti.
"Beh ... non ... so..." cercò di rispondere ritornando al suo fedele balbettio.
Lasciai scivolare la questione. Mi ero svegliata di buon umore e non volevo interrompere l'idillio che mi ero creata per un ragazzino di poco conto.
"Va bene, vada per la cena/picnic." Proposi forzando un sorriso.
Credevo di possedere molto più di un bel faccino femminile e , il fatto che nessuno se ne accorgesse, mi faceva arrabbiare e non poco. Forse per questo motivo amavo passare del tempo con Bendix. Lui riusciva a vedere il mio oltre.
Mangiammo, per lo meno quel poco che c'era da mangiare. Antonio cercava di catturare in tutti i modi la mia attenzione. Ero distratta, troppo distratta, persino quando mi chiese di fare una passeggiata ed io non lo ascoltai.
"Carol. Ci sei? Ti va di passeggiare?" Mi domandò nuovamente.
Acconsentii con il capo mentre mi aiutava ad alzarmi . Presi il cesto ed i fiori tra le mani mentre Antonio piegava e trasportava il telo. La brezza del fiume Savio mi faceva sentire stranamente fuori posto quella sera. Antonio cercò di prendermi più volte la mano libera e , dopo diversi tentativi, lo lasciai fare.
Mi mancava l'aria a quello strano contatto. Non mi sembrava giusto né vero.
"Lo so che non ti piaccio, Carol." Sospirò poi piazzandosi dinanzi a me.
"Cosa te lo farebbe pensare?" Domandai con un mix impressionante di ansia e nonchalance.
"Ti ha convinto Luca. Lo so che tu vorresti qualcuno che sia considerato più... uomo, ecco. Io balbetto quando sono in difficoltà, non ti capisco quando parli di quei tuoi strani libri..." rivelò spiazzandomi per essere arrivato a tanto.
Gli scoppiai a ridere in faccia e non per prenderlo in giro ma perché ero tanto curiosa di conoscere la sua concezione di uomo.
"E chi andrebbe considerato uomo?" Gli domandai schiarendomi la voce e tornando seria .
"Luca... È una vita che cerco di somigliargli e di fare ciò che lui esegue. È coraggioso, forte e per nulla timoroso, anzi è temuto da molti!" Esclamò facendomi sorridere.
Era vero. Luca era così coraggioso che anche io lo ammiravo, quando non litigavamo. Eravamo molto simili, perciò ci scontravamo spesso, ma il bene che gli volevo superava quello di qualsiasi altro.
"È qui che nasce il tuo errore." Lo rimproverai dolcemente. Finalmente la conversazione si faceva più interessante, "per essere un vero uomo, devi essere te stesso, non devi imitare gli altri! Luca ha molti pregi ma anche molti difetti. Ognuno è unico a modo suo..." sussurrai cercando di proseguire il cammino ma Antonio non sembrava volesse muoversi.
"Sei così saggia..." esclamò fissandomi.
"Certo, certo . Perché non lo dici davanti agli altri?!" Lo redarguii in modo serio.
Non mi aveva mai fatto sentire una loro pari davanti agli altri , anzi il contrario, ed era uno dei motivi principali per cui non gli avevo rivolto la parola in tutto l'anno.
"Perché non voglio che anche gli altri ti considerino speciale. Mi darebbe fastidio..." sussurrò facendomi bloccare di colpo.
Non mi piaceva la piega che stava prendendo la situazione.
"Credo che io ti voglia un bene superiore ad un'amica. Vorrei che tu fossi qualcosa di più ." Rivelò avvicinandosi pericolosamente.
Abbassai la testa velocemente ma le sue intenzioni erano chiare. Voleva baciarmi.
Iniziai a sentire il suo respiro sempre più vicino. Ero impietrita . Non sapevo più cosa fare. Un colpo di fucile, però , fece sobbalzare entrambi, e Antonio si allontanò velocemente.
Era buio ed io non riuscivo a vedere nulla ma nel mio petto avvertivo una strana sensazione.
Un soldato tedesco si avvicinava a noi e quando riconobbi gli occhi azzurri e agghiaccianti di Bendix non sapevo se tirare un sospiro di sollievo o sprofondare.
Il suo volto mi fulminò in un modo mai visto prima mentre con il fucile puntava la fronte di Antonio. Quest'ultimo alzò le mani credendo che tutta la rabbia di Bendix andasse attribuita alla sua disciplina tedesca e nazista.
Si sbagliava. Io ero una delle cause principali.
"Sparisci dalla mia vista prima che ti spedisca a marcire in una lurida prigione. Hai già infranto di troppo il coprifuoco!" Gli urlò contro avvicinando ancor di più il fucile al suo volto.
Antonio era spaventato , glielo leggevo nei suoi occhi che continuavano a cercare i miei .
"Carol..." Sussurrò Antonio cercando di fuggire con me da quella situazione.
Sapeva che Luca lo avrebbe ucciso se mi fosse capitato qualcosa.
"HO DETTO SPARISCI !" Urlò Bendix ancora più forte facendo sobbalzare me e correre il ragazzo dinanzi a noi.
Bendix respirava affannosamente mentre il mio cuore batteva irregolarmente in preda alla paura di ciò che sarebbe successo.
Il suo respiro si trasformò in un sorriso derisorio.
"Lo avete scelto bene, Carol. Coraggioso e virile da far invidia a chiunque uomo..." mi derise guardandomi negli occhi .
Non amavo Antonio e mai lo avrei fatto.
Non fiatai. Quella sera avevamo un appuntamento a cui avevo rinunciato per poter zittire Luca e Antonio. Ignorai completamente che ci trovassimo nel nostro luogo d'incontro.
"Lo hai portato anche nel nostro posto. Complimenti!" Continuò passandosi una mano sul volto.
"Bendix..." sussurrai amaramente accarezzandogli un braccio.
Si divincolò violentemente e si allontanò.
"Non toccarmi, Carol. Vattene!" Urlò ad alta voce fissando i suoi occhi gelidi nei miei.
L'iride era quasi inghiottito dalla pupilla dilatata creando un effetto tenebroso e sofferente.
"Ti prego, Ben..." insistei cercando di mantenere calma e lucidità. Non volevo lasciarlo così.
"Vattene prima che ti spedisca realmente in prigione!" Affermò un'ultima volta cogliendo nel segno.
Lo sorpassai urtandogli volutamente la spalla. Mi allontanai seppur dolorosamente da lui.
Forse il destino voleva così perché sapeva che sarebbe stata la scelta migliore.
Bisognava soltanto che gli dessimo ascolto e lo accettassimo entrambi.

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