Capitolo 4

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Attesi che il turno di guardia di Luca iniziasse per poter raggiungere Bendix.
Corsi verso la collina che mi avrebbe portato alle rive del fiume Savio.
La luna illuminava le strade dall'alto rendendomi il cammino più tranquillo e senza ostacoli.
Bendix era lì , sdraiato, con un filo d'erba tra i denti, ad aspettarmi.
Se non fosse stato per la sua divisa da tedesco, avrei potuto giurare che fosse un bel ragazzo.
"Eccoti, finalmente sei arrivata . Credevo ti avessero trovata." Sussurrò venendomi in contro.
"Certo , tutti quelli che non mi conoscono bene dubitano della mia maestria nel fare tutto di nascosto." Rivelai con nonchalance.
"Dovrei preoccuparmi?" Domandò ironico con un sorriso.
"Non troppo." Sussurrai.
Invece sì, tanto.
"Allora, quale libro dovevi mostrarmi?" Domandai quando notai un silenzio imbarazzante aleggiare tra noi.
"questo!" Esclamò estraendo un libricino dalla tasca.
Buch der Leider - Heinrich Heine era inciso sulla copertina.
Libro dei Canti.
"Vai , scegli quella che ti piace di più !" Mi incitò.
Finsi di scegliere in base alle immagini e non al significato dei titoli che,  invece , conoscevo .
"Questa ." Scelsi indicando una ragazza bionda con una lira tra le mani.
"Bellissima. Ti rispecchia . Hai scelto il mito della Lorelei." Rivelò mentre si apprestava a leggere, o meglio , a tradurre :

Io non so cosa dovrebbe significare,
che io sia così triste;
una favola dai tempi antichi,
non mi esce dalla testa.

L'aria è fresca e diventa scuro,
e tranquillo scorre il Reno;
la cima della montagna riluce
alla luce del sole che tramonta.

La più bella ragazza è seduta
là su meravigliosa,
i suoi gioielli dorati brillano,
si pettina i suoi capelli d'oro.

Se li pettina con un pettine dorato,
e nel mentre canta una canzone;
questa è una grandiosa,
minacciosa melodia.

Il barcaiolo in una piccola barca
viene preso da un dolore selvaggio;
non vede le scogliere,
guarda solo in alto.

Io credo che le onde inghiottiscano
alla fine barcaiolo e barca;
la Lorelei ha fatto ciò
con il suo canto.

"La Lorelei ha ucciso il barcaiolo!" Esclamai ridendo facendo ridere anche lui, "ed io chi ucciderò? Te?" Continuai mentre mi asciugavo una lacrima.
Mi capitava sempre quando ridevo. Lo odiavo.
"Spero proprio di no." Esclamò con un sorriso mentre mi incitava a scegliere la prossima.
"No no no. Tocca a te. Tu sei l'esperto. Leggimi la tua preferita." Sussurrai sdraiandomi accanto a lui.
Sfogliò un paio di pagine poi iniziò , dopo un lungo sospiro:

Stanno  immobili
le stelle nel cielo
da mille anni, guardandosi
come si amassero.
Parlano un linguaggio
che è ricco e bello,
ma neppure un filologo
può questo linguaggio interpretare.
Eppure io l' ho capito
e mai lo dimenticherò.
Mi è servito come grammatica
per il volto della mia amata.

"Come mai hai scelto proprio Questa?" Domandai incuriosita spostandomi di lato, in modo tale da guardarlo negli occhi.
"Perché il cuore di una donna è indecifrabile come la natura delle stelle, eppure non puoi far altro che amarle e tutto ti sembrerà più chiaro." Rivelò con fare sognante.
Mi sorprendevo ogni giorno di più della sua natura nazista.
Così ebbi il coraggio di osare.
"Come hai iniziato a seguire Hitler e la sua ideologia?" Domandai cercando di utilizzare le parole giuste e non mostrare il mio dissenso.
"La seguo ma non la condivido per diversi punti. Sono obbligato a farne parte. Ho bisogno di restare in vita e lavorare altrimenti la mia famiglia morirebbe di fame. Non che mi piaccia essere un soldato, stavo terminando gli studi per diventare medico quindi..." rivelò d'un fiato.
"Wow. Sei passato dalla guarigione delle persone alla loro uccisione. Molto coerente il tuo programma di vita." Lo presi in giro ironicamente, lasciando andare la mia linguaccia.
Gli scappò un risolino nervoso mentre girava e rigirava una margherita tra le mani.
"In realtà cerco di non uccidere se non per legittima difesa. Quando noto che l'avversario mi sta puntando sul mirino sferro il primo colpo. Non è facile. Vivo ogni giorno con la consapevolezza di avere sulla coscienza diverse vite umane. La notte vedo ancora i loro occhi diventare vitrei, immortalando la loro paura in eterno." Sussurrò con un sospiro.
"Sai che non è colpa tua, vero?" Lo rincuorai accarezzandogli una mano.
"Certo che lo è. È come se mi sentissi morto dentro. Ogni volta che un'anima abbandona il proprio corpo a causa mia un pezzettino della mia si distrugge. È difficile da spiegare ma è così. Per questo motivo non ti ho portato in caserma quando ti ho vista oltre il coprifuoco. Non volevo che a causa mia facessero del male anche a te." Affermò in un moto di consapevolezza.
La notte porta consiglio e Bendix stava facendo i conti con un presente che non aveva scelto e che gli era stato imposto.
Lo abbracciai più forte che potei. Si lasciò cullare tra le mie braccia mentre il suo respiro caldo mi dimostrava che si sentisse al sicuro.
"Non sei come gli altri tedeschi. Sento che c'è qualcosa di buono in te." Gli Rivelai accarezzandogli una guancia.
"E tu non sei una fascista. Ti si legge in faccia ogni volta che apri bocca." Sussurrò.
Sbiancai . Credevo che stesse per scoprire il mio segreto.
"E che sono allora , una partigiana ?!" Domandai ironica scoppiando in una risata.
Ovvio che lo fossi.
"No, non credo questo. Magari rispetti la politica intrapresa da Mussolini ma non ami il ruolo che ti ha prefissato. Vorresti essere più libera ed indipendente, senza dover dar conto ad un marito o ad un padre che scelgono al posto tuo." Sussurrò sorprendendomi.
In fondo non aveva tutti i torti.
"E lo hai capito con uno sguardo?" Domandai sorridendo.
"Sì, uno sguardo che dice molto più di quanto vuoi dimostrare con le parole. Non ho mai incontrato una ragazza che osa commentare in modo così personale ed esplicito Goethe o Leopardi, appassionata dei libri e della poesia. E aggiungerei ... che ha osato molto di più ad incontrare un soldato nazista alle rive di un fiume oltre il coprifuoco. Noto la paura negli occhi degli italiani quando ci incontrano. Sono contento che almeno tu mi guardi come se fossi simile a te." Sussurrò incastrando i suoi occhi azzurri nei miei.
"Perché, non lo sei? Mi sembra che la tua anatomia sia analoga alla mia. Siamo tutti uguali, Bendix. Non dobbiamo credere a tutto ciò che ci dicono. Io non ho paura dei tedeschi in generale. Io ho paura della cattiveria che osservo negli occhi delle persone, qualsiasi sia la loro nazionalità . Tu non sei cattivo. Sei un ragazzo dai mille progetti prima ancora di essere un tedesco. Ed io sono una ragazza piena di sogni che , però , è nata in Italia." Affermai soffermandomi sui suoi lineamenti .
"Sei reale ?" Mi domandò improvvisamente cercando il mio sguardo.
"Più reale di così!" Esclamai alzando le braccia e sorridendogli.
"Allora presto mi parlerai di te e dei tuoi sogni." Sussurrò accarezzandomi una ciocca di capelli.
" e tu mi spiegherai come hai imparato così bene l'italiano." Improvvisai notando la diversità di pronuncia rispetto agli altri ufficiali tedeschi.
"Facile. Ho letto molti libri italiani che mi hanno aiutato molto con il latino. L'università prevede anche questo." Rivelò come se fosse la cosa più facile del mondo.
"Io non ho più frequentato l'università ma mi piacerebbe molto." Riuscii finalmente a rivelare.
"Cosa vorresti studiare?" Domandò cauto, cercando di non essere troppo invadente.
"Letteratura per poi insegnarla ai ragazzi del liceo . È l'età in cui si sogna di più e vorrei trasmettere loro che non bisogna aver paura del futuro se ne siamo noi gli artefici." Sussurrai guardando le acque del fiume.
"Lo farai, ne sono certo." Esclamò.
"Non ne sono così sicura..." rivelai mentre lo vedevo alzarsi.
"Dove vai?" Domandai seguendo i suoi movimenti.
"Il mio turno sta terminando. Devono trovarmi in postazione altrimenti saranno guai." Rivelò raccogliendo il libro da terra.
"Bene, allora io torno a casa." Sussurrai accarezzando il Nastro sul mio polso.
"Sicura che non vuoi che ti accompagni?" Domandò alzando un sopracciglio.
"No, è meglio così." Sussurrai mentre Bendix mi posava un bacio sulla guancia.
"Allora buonanotte, Carol. E presta molta attenzione mentre torni a casa. Se dovessero prenderti, fai il mio nome e cercherò di liberarti." Mi raccomandò incrociando il suo sguardo al mio.
"Ai vostri ordini, signor Kaiser." Esclamai ironica mentre sul suo volto spuntava un sorriso.
Poi si allontanò.
Osservai la sua figura allontanarsi mentre i miei piedi mi tenevano ancorata a terra.
Cosa stavo combinando? Sarei uscita indenne da tutta questa storia? O avrei combattuto contro i mostri delle mie scelte?
Di una cosa ero certa.
Lui non era come gli altri.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora