Capitolo 13

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ATTENZIONE: IN QUESTO CAPITOLO SARANNO PRESENTI DIALOGHI CON CONTENUTI ESPLICITI.

"Come sto?" Domandai titubante alla signora Bianchi guardandomi allo specchio.
"Sei splendida, mia cara. Sei troppo speciale per rischiare così la pelle..." rivelò parlandomi attraverso il riflesso.
"Carol, sei perfetta. Sono sicura che a Bendix piacerà." Mi confortò Chiara prendendomi una mano.
I capelli biondi ricadevano morbidi sul mio abito rosso. I piccoli tacchi neri erano davvero comodi e rendevano slanciata la mia figura. Chiara mi aveva costretto anche a mettere del rossetto rosso*.
Mi piacevo, quella sera mi piacevo davvero ed ero così agitata all'idea di restare tutta la serata fra tedeschi che avevo preso in considerazione l'idea di non andare.
Mi tremavano le gambe e Mara dovette accorgersene.
"Fai bene ad avere paura, mia cara. Cosa credi, che il tuo caro Bendix ti accetterà anche dopo che scoprirà chi sei veramente?!" Esclamò senza attendere una risposta precisa. Voleva soltanto spiattellarmi la realtà in faccia.
Cercavo di non pensarci, scossi energicamente la testa e attesi che l'ansia passasse.
"Mamma, Bendix non la deluderà ." Si intromise Chiara facendomi sorridere.
"Povere illuse..." Sussurrò Mara avvicinandosi alla porta d'ingresso. Aveva sentito bussare ed era andata a vedere se fosse Ben.
"È lui." Sospirò Mara provocando un urletto divertito di Chiara, "Ti aspetta fuori. Fa' attenzione, ti prego . Sii discreta." Mi scongiurò poi abbracciandomi.
"Te lo prometto..." sussurrai di rimando avvicinandomi alla porta.
Oltrepassai il piccolo vialetto e lo vidi. Indossava la divisa ma , a differenza degli altri giorni, era più leggera. Una camicia verde militare era decorata soltanto dallo stemma dell'aquila reale, i pantaloni abbastanza stretti mettevano in evidenza i suoi muscoli.
Mi sentii avvampare. Volevo tornare indietro ma era troppo tardi. Mi aveva vista. Aveva incastrato i suoi occhi nei miei e mormorò un "wow" mostrando la sua adorabile fossetta.
Mi posò un bacio sulla mano e mi incitò a salire sull'autocarro porgendomi le sue scuse.
"So che non è la migliore delle vetture ma è l'unica di cui disponiamo al momento." Sussurrò indicando il suo compagno alla guida. Bauer era il suo cognome.
Bendix mi fece sedere al suo fianco, frapponendosi tra me e l'amico. Era lo stesso della mattina in cui rubammo le armi.
"Questo è per te." Esclamò porgendomi un narciso, "lo posiamo qui e te lo ridò dopo, promesso." Mi sorrise facendo illuminare i suoi occhi lucidi.
Inutile spiegare quanto fossi sorpresa e felice che qualcuno avesse finalmente capito i miei gusti.
"Ti ho lasciato senza parole, Carol? Non hai aperto bocca da quando ci siamo visti..." sussurrò con un sorriso malizioso al mio orecchio per poi posarmi un bacio sul lobo.
"Direi che ci sei quasi riuscito..." sentenziai posando il mio sguardo su di lui.
Aveva il suo braccio intorno a me, accarezzava lentamente i miei capelli. Mi scrutava piano e capii ciò che aveva intenzione di fare.
Posò con fermezza le sue labbra sulle mie, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Mi scostai lentamente. Quel contatto così intimo mi diede il coraggio di confessare a Bendix le mie paure.
"Rideranno di me." Profetizzai giocando con il nastro rosso al mio polso.
"Io credo che la tua bellezza li distrarrà così tanto da non proferir parola. In caso contrario se la vedranno con me." Mi rincuorò posandomi un altro bacio, ed un altro... e un altro ancora.
"Bendix, potresti evitare adesso..." si intromise Bauern imbarazzato facendo arrossire anche me .
"Hai ragione, scusami. Non ho resistito..." Sussurrò Bendix sorridendo.
Era così solare e vitale che faceva sembrare ogni suo gesto puro. Non meritava una fine brusca e violenta come quella che riversavano agli altri tedeschi.
Arrivammo poco dopo. Eravamo al loro accampamento. Sapevo che quell'informazione sarebbe stata utile agli altri partigiani.
Non sapevo cosa avrei fatto, nel dubbio avrei taciuto.
Bendix notò la mia agitazione e mi porse la mano. Camminò con me così fino all'ingresso di un'ampia sala. Non ero l'unica ragazza presente. C'erano molte fasciste appartenenti all'esercito della RSI. Ebbi un sussulto e guardai Bendix in cerca di un luogo sicuro in tutto quel caos in delirio. Bastò un solo sguardo per tranquillizzarmi. Mi posò un bacio sulla fronte e cercò di proseguire.
"Gut, Bendix Kaiser. Verschwendest Du noch Zeit mit dieser Italienerin?" Domandò improvvisamente l'ufficiale Müller facendo il suo ingresso insieme ad una ragazza.
Bene, Bendix Kaiser. Perdi ancora tempo con questa italiana?
"Ich verschwende nie Zeit, Karl. Du Weißt das sehr gut ..." rispose Bendix ignorando completamente che lo capissi.
Non perdo mai tempo, Karl. Lo sai molto bene...
"Dan lass mich auch Spaß mit ihr haben. Oder willst du mir sagen, dass du sie noch nicht gefickt hast?" Lo provocò Müller ridendo con scherno facendomi imbestialire.
Allora lascia divertire anche me con lei. O vuoi dirmi che non te la sei ancora scopata?!
Avvertivo un fuoco immenso nel mio petto. Volevo tanto rispondergli a tono ma non potevo mostrargli il mio punto di forza.
Bendix sorrise ironicamente ed io morivo dalla voglia di sapere cosa avrebbe risposto.
"Du hast nichts verstanden. Du muss sie nicht einmal ansehen, sonst ist sie das Letzte, was deine Augen sehen." Sottolineò Bendix prendendo le mie parti.
Tu non hai capito proprio niente. Non devi nemmeno guardarla, altrimenti sarà l'ultima cosa che i tuoi occhi vedranno.
"Beruhige dich, Bendix. Sie unterzieht dich einer Gehirnwäsche. Denkst du daran, wer sie ist und auf welcher Seite du stehst. Aber wenn du alles für dich selbst willst ... werde ich sie jetzt loslassen." Affermò infine Müller con un occhiolino allontanandosi.
Calma, Bendix. Ti sta facendo il lavaggio del cervello. Ricorda chi è e tu da che parte stai. Ma se la vuoi tutta per te ... La lascerò andare per adesso.
Osservai Bendix guardarlo con occhi agguerriti per poi rilassarsi sotto il mio tocco.
"Tutto bene? Cosa voleva?" Gli domandai con finta ingenuità accarezzandogli il colletto della camicia .
"Niente. Voleva darci il benvenuto ..." mentì mostrandomi uno dei suoi sorrisi più belli.
"Bene... allora vorrei , gentilmente, che l'ufficiale più affascinante della sala mi invitasse a ballare..." sussurrai al suo orecchio con tono divertito.
"Dovrei ingelosirmi?" Domandò sorridendomi mentre mi cingeva la schiena con un braccio.
"Invitami a ballare e lo scoprirai..." lo incitai sistemandogli una ciocca di capelli.
"Bene..." iniziò mordendosi un labbro, "posso avere l'onore di danzare con la ragazza più bella e intelligente della stanza?" Propose scaldandomi il cuore.
"Accetto soltanto perché mi hai definito intelligente..." gli sussurrai prendendo la sua mano.
Mi trascinò sulla pista da ballo sulle note di una sonata classica.
Bendix attirò il mio corpo al suo facendoli aderire completamente. Arrossii quando fece sfiorare i nostri nasi.  Mi sembrava strano dimostrare il mio affetto per lui così liberamente davanti a centinaia di persone. Lui sembrava più disinvolto che mai mentre io apparivo impacciata e fuori luogo . Eppure continuavo a seguire i suoi movimenti, cercando di non far scoppiare la bolla di sapone nella quale mi ero rifugiata con lui in quel momento, un luogo magico e senza tempo.
"Volevo mostrarti una cosa..." Sussurrò quando il pianista terminò la canzone.
"Andiamo, allora?" Domandai curiosa aspettando un sì dal suo capo che non tardò ad arrivare.
Mi portò fuori da lì. Arrivammo in un piccolo capannone. Era completamente spoglio se non per un pianoforte al suo centro.
"Sai suonare?" Domandò aiutandomi a salire sulla tavola armonica.
"No, purtroppo..." rivelai mentre Bendix prendeva posto sullo sgabello.
"Non puoi possedere tutti i talenti, sai già cantare. Meglio così , ti insegnerò io un giorno..." Sussurrò provando una scala di note. Adoravo il fatto che ipotizzasse sempre un futuro insieme. Lo rendeva speciale nonostante tutte le prospettive lo rendessero tragico e impossibile .
"Cosa mi suoni?" Domandai porgendomi verso di lui.
"Sonata al chiaro di luna di Beethoven..." mi rivelò intonando le prime note.
Era bravissimo. Mai mi sarei aspettata tale maestria da parte sua. Oppure ero io ad essere troppo inesperta da poter giudicare.
"La conosci?" Domandò poi senza staccarmi gli occhi di dosso.
"No, è abbastanza triste però... non che mi dispiaccia..." Rivelai. Era vero. Sembrava che ogni nota rispecchiasse il mio stato d'animo.
Bendix si alzò e mi raggiunse ai piedi del pianoforte. Poggiò le mani lungo i miei fianchi e mi dedicò la sua più completa attenzione.
"Questa sarà un'altra cosa da aggiungere alla nostra casa in America. Un bel pianoforte. Io ti insegnerò le melodie più belle e tu mi accompagnerai con la tua voce..." Sussurrò con un sorriso avvicinando il suo viso al mio.
"Vedo che hai già un progetto pronto e delineato, peccato che io non ti abbia dato il mio consenso..." lo presi in giro cercando di non perdere il contatto con i suoi occhi.
"Non c'è bisogno che tu mi risponda. I tuoi occhi parlano da sé..." rispose serio sfiorandomi le labbra.
Eliminai io la ormai lieve distanza che ci separava. Lo baciai, e a lui piacque molto la mia iniziativa.
Mi aiutò a scendere dal pianoforte e strinse le sue braccia intorno ai miei fianchi senza smettere di baciarmi.
Era la nostra serata. Tutto intorno a noi era sparito, l'unico rumore che trapelava era il suono dei grilli e il fruscio delle foglie.
Purtroppo, però, la quiete non era destinata a durare e tre colpi di fucile fecero sobbalzare entrambi.

*il rossetto rosso era molto in voga in quel periodo. Strano ma vero. Inoltre era meno costoso degli altri trucchi e spesso l'unico indossato dalle donne meno abbienti.

Il Nastro Rosso ~ Amore in GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora