Capitolo 29

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Cole

"Sicuro di non voler andare all'ospedale" mi chiede per la millesima volta Lili, che mi porge un altro bicchiere di acqua e aspirina.
"S, sto bene ora, è stato solo un momento, non riaccadrà più" dico per rassicurarla.
Lancio un'occhiata a mio fratello, che alza gli occhi al cielo, lui sa perfettamente cosa mi è successo, dato che mi accade già da un po' di tempo, e da quel che mi hanno detto, è stato lui a farmi l'iniezione con la siringa.
"Mi sono spaventata così tanto, Cole" mi dice Lili, prendendomi una mano. I suoi occhi sono rossi, come le sue guance e il suo naso... deduco abbia pianto, e mi odio per questo, non avrei mai voluto che lei vedesse uno dei miei attacchi...
"Possiamo... cambiare discorso?" Chiedo chiudendo gli occhi, non ne voglio parlare adesso...
"Si... Ehm tipo potremmo organizzarci su cosa fare questi 2 giorni..." dice Charles.
"Avevo in mente che magari potremmo accedere il falò fuori... tra poco farà buio" dice Dylan
"Si!" Dicono tutti in coro, entusiasti, finalmente distraendosi dalla mia situazione. Ovviamente tranne Lili, che continua a guardarmi, ma io faccio finta di niente...
"Ok" dico alzandomi dal divano "Io preparo il falò"
"No" dice subito Lili "No, è fuori discussione, tu non muovi in dito e ti riposi" dice in tono quasi arrabbiato.
"Sto bene!" Dico alzando gli occhi al cielo.
"No, non stai bene! Stavi per morire in questa cazzo di stanza!" Urla, guadagnandosi gli sguardi confusi e preoccupati di tutti.
"No, io sto bene, ho tutto sotto controllo!" Urlo a mia volta.
"Certo, come sempre vero?!" Dice lei, per poi correre via verso la porta di casa, sbattendola quando esce.
Resto fermo sul posto, senza guardare nessuno, e quasi con il fiatone per quanto ho urlato. Anche gli altri nella stanza stanno in silenzio, guardandosi a vicenda.

Mi butto di peso sul divano, e mi passo una mano tra i capelli, stringendoli tra le dita per la rabbia, rabbia di fare sempre tutto sbagliato, come ad esempio trattarla male, quando lei cerca solo di aiutarmi, o metterla nei casini, o farla preoccupare, quando si meriterebbe solo il meglio, quindi non me...

"Prepariamo il falò" dico, alzandomi dal divano, e oltrepassando tutti per dirigermi verso il giardino dietro la casa. So che Lili non può andarsene, sia perché il cancello è chiuso, sia perché non c'è la sua macchina. Penso sia semplicemente andava fuori casa per prendere un po' d'aria, e magari sbollirsi un po', proprio come devo fare io adesso.

Si può percepire la tensione tra il gruppo, ma fortunatamente c'è mio fratello che intrattiene un po' i miei amici, facendoli ridere, e insegnando loro un po' di vita da montanaro, come ad esempio montare una tenda e robe così. Mentre tutti sono impegnati a fare qualcosa, Camila torna da noi, da sola. Era andata a parlare con Lili, e speravo fosse tornata con lei.
La guardo, quasi chiedendole spiegazioni.
"Sta bene, ha detto che vuole stare un po' da sola" dice la sua amica, sorridendomi dolcemente.
Annuisco sospirando, e mi rimetto a prepare il falò, non voglio fra capire che ci sono rimasto troppo male...

Kj si avvicina a me, e mi aiuta a sistemare il legno.
"Amico, so che non vuoi parlarne, ma... sei sicuro che ti senti bene?"
"Si, mi era già successo qualche altra volta" dico a bassa voce, in modo che mi possa sentire solo lui.
"E Lili... lo sa?" Chiede confuso
"Ehm... non proprio"
"Non proprio?" Chiede ancora più confuso
"No, non lo sa" ammetto
"Senti, so che non lo hai fatto intenzionalmente, e che non la feriresti mai" dice, quasi come fosse una premessa a quello che dirà dopo "Ma lei era veramente preoccupata per te. Quando te hai iniziato a... insomma, a respirare a malapena, Dylan aveva detto a Lili di voltarsi dall'altra parte mentre ti faceva l'iniezione, e ho dovuto prenderla di peso per allontanarla, dato che non voleva lasciarti solo" dice, lasciandomi senza parole. "Quindi penso sia per questo che abbia reagito così, vuole solo che tu stia bene, si è davvero preoccupata, e insomma, quando tu l'hai..." si blocca, non continuando la frase, probabilmente perché si era accorto di cosa stava per dire
"Trattata di merda" continuo io per lui
"Eh... insomma lei voleva solo essere di aiuto" dice. Una cosa che adoro di Kj è che è sempre sincero, e anche in questa occasione ha ragione.
Sospiro "Dovrei... andare da lei?" Chiedo, alzando un sopracciglio.
"Era sotto inteso amico!" Dice lui con tono ovvio.
Mi allontano dagli altri, che iniziano subito a bisbigliare, sapendo dove io stia andando.
Attraverso l'enorme casa, fino ad arrivare alla porta di casa. La apro, cercando di non fare troppo rumore, pensando di ritrovarmela davanti, ma lei, non c'è...

Cerco con lo sguardo vicino alle macchine, poi verso la veranda, che però è vuota. Percorro il cortile, fino a quando qualcosa, o meglio, qualcuno, attira la mia attenzione.
Vedo Lili, di spalle, che si dondola dolcemente sull'altalena appesa all'albero, che lei non sa essere stata appesa proprio da me. I suoi capelli biondi e mossi sono scompigliati dal vento, e le sue mani sono appese alle corde dell'altalena, mentre tiene lo sguardo basso. E ora più che mai vorrei averla tra le mie braccia, sapendo che se c'è lei non ho bisogno di altro. Mi avvicino lentamente, fino a quando mi ritrovo sotto l'enorme quercia, proprio dietro di lei.
"Penso che questo sia il mio posto preferito in tutta la casa" dico.
Lei si gira di scatto, spaventata dalla voce che ha appena interrotto il silenzio più totale che si può percepire da qua sopra. Appoggia i piedi per terra, per fermarsi, ma resta di spalle a me, senza guardarmi.
"Mi spiace così tanto..." sussurro "non avrei mai voluto tu vedessi quello che mi è successo prima..."
"Da quanto?" Mi interrompe "Da quanto ti accade?"
"Due anni circa, una volta al mese, ma di solito prendo degli antibiotici per attenuare gli effetti, solo che non li ho presi prima di partire..."
"Perché non me lo hai mai detto?" Chiede, e dalla sua voce posso percepire delusione, tanta.
"Non so... vergogna, orgoglio...un misto"
Si alza dall'altalena, e si gira lentamente verso di me, e mi guarda, mi guarda e mi sento la persona più sbagliata al mondo per lei, non se lo merita, non si merita uno come me, ma molto meglio.
"Te lo avrei detto, della mia malattia..." dico, abbassando gli occhi
"Malattia?" Chiede lei confusa
"Io..." sospiro, e cerco di non guardarla, non ci riuscirei a dirlo davanti ai suoi occhi...
"...2 anni fa sono stato ricoverato, avevo avuto un attacco simile a quello di oggi, ma mille volte più forte e letale, quello è stato il primo di tutti"
Lei mi guarda, aspettando che io vada avanti
"Ho passato circa un mese sotto osservazione, avendo una crisi al giorno. I dottori avevano detto che..." quasi non riesco a continuare la frase "che avevo 1 anno di vita"
Lili schiude leggermente la bocca e respira profondamente, probabilmente scioccata da quello che ha appena sentito, infatti sembra essere senza parole...
"Poi il miracolo è avvenuto, gli antibiotici hanno ucciso la specie di virus che avevo nei polmoni, quello che non mi permetteva di respirare, attenuandone gli effetti, ma senza toglierlo completamente, e in teoria dovrebbe andare sempre più in progresso, fino ad arrivare a eliminare le mie crisi, ma niente è certo...Infatti le volte in cui non prendo le pillole e ho una crisi, sono costretto a iniettarmi un liquido nel corpo...serviva a quello la siringa..." ecco, l'ho detto, ho spiegato tutta la verità, che nessuno, eccetto la mia famiglia, sa...
"Cole..." sussurra lei, avvicinandosi a me. Inaspettatamente mi abbraccia, sprofondando la sua testa nel mio petto, e tenendo tra le mani il mio maglione.
Dalla posizione tesa che avevo, mi rilasso subito, sentirla vicino a me adesso è una sensazione unica.

Singhiozza, e le lacrime iniziano a rigargli il viso.
"Non è giusto!" Dice, piangendo. La stringo più a me, accarezzandole i capelli.
Nonostante avessi cercato di trattenermi, una lacrima scivola sulla mia guancia, e a quel punto non ce la faccio, mi lascio completamente, e inizio a piangere, cosa che solitamente non faccio, non davanti ad altre persone. Lili alza lo sguardo in cerca del mio. Mi prende il viso tra le mani, e mi lascia un bacio sulla guancia, e subito dopo mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre continuo a singhiozzare. Ricordare tutto, e parlarne ad alta voce è stato difficile, ma non mi pento di averlo fatto, non con lei...
"Shh..." sussurra, passando una mano tra i miei capelli "Ci sono io adesso, lo supereremo, insieme"

Cosa ho fatto per meritarti, Lili Reinhart...

*****
Spazio autrice
Attenzione: volevo specificare che la malattia di Cole me la sono completamente inventata, non so nemmeno se ne esista una simile, ma se mai esistesse non intendo offendere nessuno con questo capitolo, anzi, volevo evidenziare come in realtà, in questo caso Cole, sia rimasto forte e abbia affrontato la malattia.
Vi sareste mai aspettati che Cole avesse vissuto tutto questo? Cosa ne pensate? Commentate e votate❤

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