Capitolo 40

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"Vuoi venire a casa mia?"

La sua domanda mi lascia a bocca aperta, non so cosa dire. Perché mi sta invitando a casa sua, anche dopo che non stiamo più insieme, anche dopo che facciamo fatica anche solo a parlare o a guardarci negli occhi? Ma se me lo ha chiesto vuol dire che non è arrabbiato con me? Oppure che per lui adesso siamo semplicemente colleghi, e pensa che questa domanda sia semplice e di poco valore?
Mi guarda insistentemente, quasi stesse leggendo i miei pensieri, aspettando una mia risposta.
"Io... e-ehm..." riesco solo a balbettare.
Il suo sguardo si incupisce, per dire subito dopo: "Scusa, non dovevo chiedertelo" dice chiudendo gli occhi e serrando la bocca, imbarazzato.
"Cioè se non vuoi venire è ok" continua a dire.
Cosa faccio adesso? La mia testa mi dice che sto già sbagliando a stare a due centimetri da lui sotto questo ombrello, e poi c'è il mio cuore, che mi dice di andare a casa sua.
"No" rispondo, lasciandolo confuso dalla mia risposta vaga. "No, voglio venire" preciso.
Schiude leggermente la bocca, mentre continua a guardarmi, sorpreso forse dalle mie parole. Vorrei tanto baciarlo, proprio adesso, vorrei tanto dirgli che mi è mancato un sacco, e che mi manca tutt'ora. Vorrei dirgli che ho sbagliato tutto con lui, perché tornando indietro gli darei l'universo per farlo stare bene, proprio come lui ha fatto con me. Vorrei dirgli che ho fatto una cazzata a dirgli di prendere una pausa, e vorrei metterlo al corrente di tutti i miei pianti, ogni notte, ormai da due settimane. Pianti destinati a lui, non sapevo come stava, se dormiva, se aveva avuto un attacco... ecco, questo penso sia stata la paura più grande che ho avuto, che magari lui si trovasse in ospedale, e io non ero lì, con lui, a tenergli la mano...
Alzo lo sguardo, e i suoi occhi sono sulle mie labbra, da quando siamo così vicini? I nostri nasi si sfiorano ancora, e il mio corpo e a stretto contatto con il suo. L'ombrello fa cadere la pioggia ai nostri lati, mentre la vita intorno a noi continua, macchine e persone non si accorgono nemmeno dei due cuori che battono all'uniscono sotto questo ombrello.
Vedo che si avvicina lentamente a me, e il mio respiro si fa sempre più pesante. Vuole baciarmi? Dovrei allontanarmi oppure lo faccio fare quello che io avrei dovuto fare da 2 settimane?
Stupidi pensieri che rovinano questo momento! Sento il suo respiro caldo sulle labbra, fino a quando le sue non sfiorano leggermente le mie...
Ma poi, qualcosa ci fa allontanare...
Dell'acqua ci prende in pieno, bagnandoci ad entrambi.
Allungo la schiena a causa dell'acqua gelida che una macchina ci ha appena schizzato, e Cole fa lo stesso, mentre le nostre labbra si sono notevolmente allontanate. Dal ciuffo di Cole iniziano a scendere alcune goccioline, che ricadono nello spazio formatosi tra me e lui.
Ride leggermente per la situazione che si è creata, seguito da me.
"Forse è meglio se andiamo in macchina al caldo, sennò ti ammali" dice, e insieme ci dirigiamo alla macchina, in silenzio.
Possibile che anche quando non stiamo più insieme pensi sempre prima alla mia salute e poi alla sua? Ma soprattutto, se quella macchina non ci avesse schizzato addosso tutta quell'acqua, mi avrebbe baciata? E io avrei acconsentito? Inevitabilmente mi si forma un sorriso sulle labbra, che per fortuna lui non può vedere, dato che tiene lo sguardo dritto sul marciapiede.

Finalmente raggiungiamo la macchina, e ci ripariamo dentro. Cole con un gesto veloce accende il riscaldamento, e si allunga sui sedili posteriori per prendere qualcosa.
"Tieni, metti questa" dice, porgendomi la sua giacca asciutta che teneva in macchina.
"Ma tu..." cerco di dire, ma vengo subito bloccata.
"Lo sai che è una battaglia persa cercare di farmi indossare a me la mia giacca e non a te. Quindi indossala e basta" dice sorridendomi e alzando un sopracciglio. Quel maledetto sorriso... È rimasto lo stesso sorriso che mi ha fatto innamorare di lui, possibile che mi faccia ancora effetto?
Faccio come mi ha detto, e indosso la giacca di 10 taglie poi grande di me, e subito il suo profumo mi invade le narici, riscaldaldandomi oltre al copro, anche il cuore. Quanto mi era mancato il suo profumo...

Mette in moto la macchina, e non accende la radio. Vuol dire che non si sente a disagio a stare in silenzio con me? Eppure il mio stomaco si stringe sempre di più, un po' per la fame, un po' per l'imbarazzo. Non ci posso credere di essere in macchina con lui, diretti a casa sua... Ma cosa mi è saltato in mente?!

***
"Arrivati" dice guardandomi e poi uscendo dalla macchina. Posso notare che siamo in un garage comune,  quello probabilmente del suo appartamento. Intorno a noi ci sono altre macchine delle persone che vivono in questo appartamento, e a giudicare dai modelli, devono essere tutte persone ricchissime. Un colpo di luce attira la mia attenzione, e mi giro di scatto per capire da dove venga. Vedo una persona nascondersi dietro una macchina, e rimango più confusa di prima. Ci ha scattato una foto?
"Non ci fare caso, è solo un paparazzo" dice, come sempre leggendomi nel pensiero.
"Come fanno ad entrare? Non è un garage privato?" Chiedo confusa.
"Trovano le entrate più improbabili, io ormai ci ho fatto l'abitudine" alza le spalle e continua a camminare verso l'ascensore, che quando si apre rivela un uomo in divisa.
"Signor Sprosue" dice il dipendente, mentre fa cenno di entrare nell'ascensore.
"Martin" lo saluta Cole, mentre poggia una mano dietro la mia schiena, e quel tocco mi fa sobbalzare, ma capisco lo abbia fatto solo per farmi entrare in ascensore prima di lui. Ma veramente è così ricco da abitare in un appartamento in cui pure nell'ascensore c'è un uomo addetto a schiacciare dei bottoni?
E quasi non mi sorprende quando preme il tasto dell'ultimo piano, quello dell'attico.
"Martin, il riscaldamento nel mio appartamento è già accesso?" chiede Cole.
"Adesso chiedo subito" risponde prontamente il ragazzo, che tira fuori dalla sua tasca una specie di walkie talkie.
"Il riscaldamento nell'appartamento del signor Sprouse è accesso?"
"Si, temperatura di 24°C" risponde una voce rauca da dietro il dispositivo.
"Si Signor Sprosue"
"Ok perfetto" risponde Cole tranquillo, mentre mi lancia un'occhiata. Faccio finta di niente. Non sapevo vivesse in un posto del genere, dove lo conoscono tutti e dove tutti rispondono ai suoi ordini. Eppure con me non si è mai comportato da ricco viziato, anzi, con nessuno lo fa, nemmeno con questo Martin...
"Eccoci arrivati" dice quest'ultimo, mentre le porte dell'ascensore più grande che io abbia mai visto si aprono, rivelando davanti a noi un corto ma ampio corridoio, dove si trova solo una porta, quella di casa sua.
Cole ancora una volta mi fa avanzare, perché ero rimasta immobile all'interno dell'ascensore, probabilmente immersa nei miei mille pensieri.
"Arrivederci Signore" Lo saluta cordialmente Martin
"Ciao Martin" risponde lui, mentre gli sorride grato.

Ci avviamo verso la porta, che Cole apre mettendo un codice su un piccolo dispositivo avanti ad essa.
Davanti a me si presenta un ampio open space, dove c'è soggiorno, cucina e sala da pranzo, tutto arredato in modo moderno, e le vetrate contornano completamente la casa, lasciando la vista di tutta la città sotto di noi.
Mi guardo intorno, affascinata, non sono mai entrata in una casa del genere. E mi sento completamente fuori luogo, bagnata e infreddolita, anche se ormai il riscaldamento della casa inizia a farsi sentire.
"A che piano siamo?" Chiedo curiosa
"20 esimo piano" risponde tranquillo mentre appoggia l'ombrello affianco alla porta.
Quasi non mi accorgo che se n'è andato verso la camera da letto da quanto sono incantata da questa vista. Torna poco dopo, con in mano una felpa.
"Ehm" mi guarda, deglutendo a fatica, è per caso in difficoltà? Eppure dovrei essere io quella a sentirmi a disagio. "Se vuoi di là c'è il bagno, puoi asciugarti i capelli e metterti questa" dice, porgendomi l'enorme felpa nera, che probabilmente mi arriverà quasi al ginocchio.
"Ok..." rispondo imbarazzata, prendendo la felpa in mano e dirigendomi verso il bagno, sentendo il suo sguardo addosso... Ma cosa ci faccio qua? Sono in un posto assolutamente non adatto a me, con la persona che amavo e probabilmente amo ancora, ma a cui non ho il coraggio di dirlo...
Come hai fatto ad innamorati di me, Cole Sprouse? Io che vengo da una piccola casa a Cleveland, con un passato orribile e una famiglia che non mi ammira, con mille problemi e insicurezze, che tu sei riuscito a farmi svanire... E come siamo finiti in questa situazione? Io, nel bagno del tuo attico super mega lussuoso, completamente bagnata, che non trovo nemmeno il coraggio di parlare con te...

continua...

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