CAPITOLO OTTO

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Aveva camminato lenta fino a casa, sicura del fatto che Miguel fosse lassù, da qualche parte, a controllarla.
Era rientrata nel suo monolocale lasciato in disordine e si era fatta una doccia calda per rilassarsi un po' prima di ricominciare un altro turno al Blacky.
Sul cellulare non c'era nessun messaggio di Matt. Probabilmente non si era reso conto del fatto che lei fosse sparita nel nulla senza dare spiegazioni e per un verso era meglio così. Con lui non poteva di certo parlarne, lo avrebbe solo messo in pericolo.
Si mise le prime cose che le saltarono agli occhi aprendo l'armadio e si diresse verso la porta. Guardò un ultima volta il caos che aveva lasciato e si ripromise che avrebbe sistemato tutto quando sarebbe tornato.
Per tutto il tragitto a piedi verso il locale ripensò alle cose che gli aveva detto Jeremy.
Una parte di lei era in collera con quel uomo che le aveva nascosto tutte quelle cose per tutti quegli anni. L'altra parte, quella più razionale e meno spaventata, capì che lo aveva fatto per proteggerla.
Era strano pensare che qualcuno le avesse seppellito i ricordi nella parte più profonda della sua anima. Sicuramente non aveva fatto bene il lavoro considerando che questi stavano ricominciando a tornare a galla.
Oppure non pensava che avrebbe mai ricordato, pensò tra sé.
Eppure adesso la stavano cercando. E prima poi l'avrebbero trovata e l'avrebbero uccisa.
Mi prenderò cura di te.
Un altro ricordo le tornò in mente.
Era nella casa che suo padre aveva acquistato dopo che sua madre era sparita. Non era più una bambina, come quando aveva visto Miguel per la prima volta. Quelle parole gliele aveva dette quando era già grande ma non riusciva a ricordare quando di preciso.
L'uomo che ricordava lei era del tutto differente a quello con cui si era ritrovato a parlare su quel tetto.
Era freddo, indifferente. Il suo tono era duro e il suo sguardo sempre severo. Sembrava quasi senza pietà. Il modo in cui aveva punito i vampiri la sera precedente non faceva altro che confermarglielo.
– Nadia! – una voce familiare la fece ritornare al presente.
Alzò lo sguardo e sorrise quando incontrò gli occhi buoni di quell'uomo.
– Qual buon vento! – disse in tono scherzoso – Il solito?
Jack si accomodò su uno sgabello e ricambiò il suo sorriso – Si, grazie.
Il suo volto era molto stanco, probabilmente per via del turno notturno.
Jack era un poliziotto, il braccio destro di suo padre.
Non era il tipo che frequentava i locali ma Nadia sapeva che era solo per lei che andava in quel posto. Da quando Charles Blain era venuto a mancare, Jack passava ogni tanto a trovarla e la invitava spesso a casa per farle respirare un po' di pura e sana aria familiare.
– Non ci vediamo da un bel po' – disse lui posando piano il suo succo – Marguerite mi chiede spesso di te. Le farebbe piacere se venissi a casa nostra. Farebbe piacere a tutti.
– Ho molto lavoro qua al locale... – cercò di giustificarsi.
Jack annuì e bevve un altro sorso.
La conosceva abbastanza da sapere che stava mentendo. Ma come poteva dire a quell'uomo, che l'aveva sempre trattata come una figlia, che non voleva frequentarli perché gli ricordavano una famiglia che lei non avrebbe avuto mai più?
– Come va a lavoro? Nessuna indagine particolare in corso?
Si pentì di averglielo chiesto nel momento in cui notò lo sguardo indagatore di Jack ma ormai non poteva tornare indietro.
Jack alzò le spalle – Nulla di preoccupante – Ma sapeva che stava nascondendo qualcosa. Glielo leggeva nei suoi occhi azzurro cielo – C'è qualcosa che vuoi dirmi?
Il tono era indagatore. Di fronte a lei non c'era più il caro amico di suo padre ma un poliziotto che stava cercando di indagare su qualcosa.
Nadia cercò di essere il più rilassata possibile – Era solo una domanda. Sai quanto sono curiosa!
– Sei anche molto furba – disse con un sorrisetto – E' per questo che dovresti tentare il test di ammissione.
Di nuovo con questa storia!
Non voleva diventare un poliziotto. Non più.
– Non sarei mai brava quanto lo era mio padre.
– Tuo padre era il migliore – le disse con un velo di tristezza nella voce – Ma tu saresti altrettanto in gamba.
Non era per nulla d'accordo ma non ebbe il tempo di ribattere perché Matt la richiamò.
– C'è gente ai tavoli! – le urlò dal fondo della sala.
Nadia lo ignorò e riportò lo sguardo su Jack che nel frattempo aveva tirato fuori il portafogli dalla tasca.
– Offre la casa! – si affrettò a dire Nadia.
Ma Jack la ignorò e si spinse in avanti per infilarle una banconota nel grembiule – Tieni il resto.
– Ma Jack...
– So quello che faccio Nadia! – disse lui serio. Si sistemo la giacca e la guardò fisso negli occhi – Vedi di stare attenta – C'era qualcosa in quel tono di voce, qualcosa che non gli aveva mai sentito prima di quel momento – E fatti viva ogni tanto. Non costringermi a venire in questo tugurio tutte le volte.
Nadia annuì. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma sentì un profumo familiare che la distolse.



Miguel aveva assistito in silenzio a tutta la scena.
Nadia aveva cambiato espressione quando Jack Down era entrato nel locale. Nonostante l'apparenza, era un uomo dal cuore buono. Si era offerto di prendere la ragazza con sé quando era rimasta sola, ma lei non aveva voluto e a convincere quel uomo ad assecondare le scelte di quella ragazzina appena diciottenne c'era il fatto che sapeva che sarebbe stata al sicuro sotto lo sguardo vigile di Miguel.
C'era anche Jack quella notte. Il fruscio che sentì alle sue spalle lo distolse dai pensieri del passato.
Nadia gli era passata accanto per l'ennesima volta, senza neanche guardarlo. Era abbastanza chiaro che lo stava ignorando volontariamente.
Lui, invece, l'aveva osservata per tutto il tempo. Aveva osservato il modo in cui si muoveva nel locale attirando l'attenzione di uomini che la guardavano famelici. Qualcuno le lasciava il numero di telefono o chiedeva il suo, altri le mettevano nel grembiule mance troppo generose.
Ma quello che lo sorprendeva era che lei restava impassibile a tutti. Era cordiale ed educata ma era impassibile.
Stava servendo a un tavolo di uomini mezzi ubriachi che non le avevano staccato gli occhi di dosso neanche per un secondo. Non c'era certo da sorprendersi. Aveva quei grandi occhi cioccolato orlati da ciglia lunghissime, le labbra piccole e carnose e un nasino all'insù, la versione più fine e delicata di quello di suo padre.
I capelli lunghi raccolti in una coda un po' scombinata ondeggiavano ogni volta che si spostava.
Poco dopo il ragazzo, Matthew, si avvicinò a lei e la sgridò per non aver servito al suo tavolo. Gli diede un po' fastidio il modo in cui si era rivolto alla ragazza ma non era il caso di intervenire attirando l'attenzione.
Nadia non disse nulla. Si avvicinò cauta al suo tavolo e prese il suo taccuino.
– Che cosa prende signore? – chiese ad alta voce, senza guardarlo neanche.
Lo divertiva il modo in cui lo stava ignorando ma fece finta di nulla – Un succo di mirtillo – disse lui stando al gioco.
Lei non scrisse nulla sul taccuino – Spero che almeno questa volta lo pagherai – disse piano.
Pochi minuti dopo passò al suo tavolo e poggiò il bicchiere sul suo tavolo lasciandosi dietro un profumo delizioso. Non era il suo solito profumo, quello che aveva sempre avuto. Era più intenso, travolgente, sensuale.
Seppure ormai cresciuta, Nadia era stata la bambina a cui raccontava delle storie quando le faceva visita nella vecchia casa di suo padre. La stessa che otto anni prima gli aveva tempestato il petto di pugni.
Malinconico, si alzò lasciando una banconota da dieci dollari sul tavolo e andò via.
Javier era fuori dal locale che lo aspettava.
– Riportala a casa – gli disse prima di librarsi nell'aria senza aspettare la risposta del vampiro.
Non poteva più permettersi di farsi travolgere dai ricordi altrimenti avrebbe rovinato tutto, di nuovo

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