CAPITOLO VENTUNO

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Erano passate poche ore da quando Aodhan era corso da loro per dargli la notizia dell'incendio a Green River. Nadia si era un po' pentita di aver reagito in quel modo e, a mente lucida, si era resa conto del fatto che forse non era estremamente necessario che lei si precipitasse in città quello stesso giorno.
Ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Dopo quella scenata di ira improvvisa non le restava altro che prendere il minimo indispensabile e partire.
Al piano di sotto Aodhan e Miguel la stavano aspettando. Nessuno dei due sembrava contento di partire.
Un uomo sbucò dal portone principale e Nadia trasalì quando notò quanto fosse identico a Asos.
– Siete pronti? – chieste l'uomo.
Quando Nadia udì la sua voce si sentì più tranquilla e, dopo averlo visto più da vicino, notò che quell'uomo non solo non aveva lo stesso colore giallognolo degli occhi di Asos, né la stessa voce roca. Un dettaglio non troppo indiscreto era che non aveva le ali. Eppure lei era convinta che si trattasse di un angelo.
Non appena l'uomo la guardò, fu colta da un ricordo.
– Daniel? – chiese incerta.
Sul volto dell'uomo spuntò un gran sorriso – Sono contento che ti ricordi di me.
L'aveva portata a casa varie volte, inclusa la volta in cui era morto suo padre.
Aveva gli stessi occhi buoni di Miguel, per questo si era da subito sentita a suo agio con lui.
D'istinto spostò lo sguardo sul suo Protettore e con grande sorpresa notò che anche lui la stava guardando. Il suo sguardo, però, non era lo stesso dei giorni passati. Era tornato freddo e impenetrabile, proprio come la prima volta che si erano rincontrati mesi prima.
– Ci conviene andare prima che si faccia troppo tardi – disse Daniel con il suo solito tono calmo.
Nadia non disse nulla, si limitò ad annuire e si avviò verso l'uscita seguita da Miguel e un Aodhan parecchio scocciato.
– Nei sedili posteriori – disse Miguel ad Aodhan che si era già seduto accanto a Daniel.
Aodhan aggrottò la fronte – Soffro il mal d'auto.
– Nei sedili posteriori – ripeté Miguel in tono più serio.
Aodhan alzò gli occhi al cielo e si sistemò accanto a lei nei sedili posteriori, proprio come gli era stato imposto.
Per quanto un simile comportamento di Miguel potesse apparire quasi normale, Nadia ebbe la sensazione che il suo Protettore non voleva stare accanto a lei.
Scacciò questo pensiero non appena la grossa auto nera partì facendola trasalire.
Aveva dimenticato quanto fosse spericolato Daniel alla guida e capì il motivo per cui Aodhan voleva a tutti i costi mettersi nei sedili davanti. Soffriva davvero il mal d'auto. Aveva il viso pallido e l'espressione di uno che era sul punto di vomitare da un momento all'altro.
Gli posò una mano sulla gamba facendolo trasalire.
– Tutto bene?
Lui le sorrise – Sono stato meglio.
La sua voce tradì un po' di nervosismo.
Nadia si fece più vicina – Sembri nervoso – gli disse piano.
Il sorriso dell'angelo svanì – Non metto piede in una città mortale da molto tempo.
Non gli fece altre domande.
In verità nessuno parlò per tutta la durata del viaggio.
A spezzare il silenzio c'era solo la radio dell'auto.
Arrivarono a Green River che era sera inoltrata.
La puzza di bruciato si sentiva per tutta la città e a Nadia si strinse il cuore al pensiero che avrebbero potuto dare fuoco al locale mentre c'era della gente.
Non appena arrivarono sul posto, notò le auto della polizia e accanto quella di Matt.
Saltò fuori dall'auto non appena questa si fermò. Non aspettò che gli altri scendessero.
Si precipitò verso Matt che non appena la notò le andò incontro avvolgendola in un lungo abbraccio. Il profumo familiare di Matt la investì così forte che quasi le venne da piangere per la felicità.
Si liberò non appena sentì lo sguardo della polizia addosso.
– Che cosa ha provocato l'incendio?
Matt alzò le spalle – Nessuno lo sa – disse in tono triste. Gli occhi accerchiati da profonde occhiaie. Doveva essere rimasto la tutto il giorno nonostante il turno pesante di lavoro del giorno prima.
Dei poliziotti si avvicinarono e Nadia riconobbe immediatamente Erik.
– Matthew dobbiamo andare in centrale.
Matt annuì e poi riportò lo sguardo su di Nadia.
– Sono contento che sei tornata.
Si allontanò insieme al poliziotto lasciandola da sola con Erik.
Era uno dei figli di Jack. Precisamente quello con cui lei aveva avuto una sorta di relazione molti anni prima.
Si guardò intorno in cerca di Miguel o Aodhan o Daniel ma di loro non c'era nessuna traccia. Anche l'auto sembrava essersi volatilizzata nel nulla. Eppure lei aveva la sensazione che Miguel fosse lì da qualche parte. Riusciva a sentire il suo odore nonostante la puzza di bruciato che aleggiava nell'aria.
Erik le mise una mano sulla spalla – Come stai Nadine? E' tanto che non ci vediamo.
Lei sorrise ma non replicò – Tu sai com'è successo?
– E' molto strano. Non c'è benzina, né fughe di gas. Non abbiamo davvero idea di come possa essere accaduto.
– Posso entrare a dare un'occhiata?
– E' un po' pericoloso...
– Ho lasciato delle cose. Vorrei vedere se si sono salvate.
Erik annuì e si fece da parte per farla passare – Dovremmo vederci qualche volta! – le urlò. Ma lei lo ignorò.
Le veniva da piangere. Il posto in cui aveva lavorato fino a poche settimane prima era ridotto letteralmente in cenere. Non c'era più alcuna traccia del Blacky che, pezzo dopo pezzo, aveva messo su Matt con il suo aiuto.
Sentì dei passi leggeri alle sue spalle. Sapeva che era rimasto nei paraggi.
– Erik ti ha detto che cosa è successo?
– No.
Un lungo silenzio.
– Accetterai il suo invito?
Stava per replicare ma un forte odore di tabacco si insinuò nelle sue narici.
Iniziò a camminare per seguire la traccia fino a quando non si ritrovò davanti all'appendiabiti in ferro. Forse era l'unica cosa che si era salvata da quell'incendio devastante.
Lì appeso c'era il suo grembiule rosso.
– Com'è possibile? – disse tra sé. Lo prese tra le mani e notò che c'era qualcosa dentro la tasca.
La tirò fuori.
Era una cartolina di Green River. Quando la girò rimase di sasso.
"BENTORNATA A GREEN RIVER NADIA!"

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