CAPITOLO VENTIDUE

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    Per Nadia fu parecchio strano percorrere la strada per tornare a casa. Erano passate poche settimane da quando si era trasferita nelle villa di Miguel ma le era sembrata quasi un'eternità.
Daniel e Aodhan l'avevano aspettata nel retro del locale e l'avevano accompagnata a casa a piedi. L'auto avrebbe dato troppo nell'occhio secondo Daniel e Nadia fu d'accordo.
Arrivati quasi sotto casa, Nadia tirò Aodhan per un braccio.
– Devo farti vedere una cosa.
Il ragazzo annuì e si voltò verso Daniel – Torno subito.
Quando arrivarono sotto il portone, Nadia gli mostrò un pezzo della cartolina che Miguel aveva mandato in frantumi. Mentre usciva dal locale, lo sguardo gli cadde su uno di quei pezzi che, stranamente, era rimasto integro.
– E' un indirizzo – disse ad Aodhan dopo avergli raccontato di come aveva trovato la cartolina e del suo contenuto.
– Dovevano renderla realistica – disse il suo amico angelo con un'alzata di spalle.
– In questo luogo c'è un vecchio magazzino. Non è molto lontano. Ci si può arrivare a piedi.
– Non capisco dove vuoi arrivare.
Nadia sospirò – Ci voglio andare.
– Cosa? Ma allora sei veramente pazze!
– Abbassa la voce! – disse tappandogli la bocca – L'istinto mi dice che vuole incontrarmi lì.
– No Nadia, tu non ci vai!
– Non puoi impedirmelo.
– Miguel te lo impedirà! Sarebbe disposto a legarti a una sedia piuttosto che farti andare da sola in un posto potenzialmente pericoloso.
– Nessuno ha detto che Miguel debba saperlo – disse a bassa voce.
Aodhan per un momento sembrò perplesso ma poi sbatté le palpebre – Non puoi chiedermi di non dirglielo.
– E invece te lo sto chiedendo.
– No Nadia, levatelo dalla testa! Non devi andare in quel posto. Potrebbero ucciderti.
– Lui mi vuole viva.
– Non credere mai a Marcus. Lui è imprevedibile – si passò una mano sulla fronte – Non so che cosa voglia lui da te ma sono certo del fatto che non sei ancora pronta per affrontare una cosa del genere. Prima o poi arriverà il momento, lo sappiamo tutti quanti – Era forse il più onesto di tutti, l'unico che aveva ammesso che prima o poi l'avrebbero trovata – Ma non è il caso di consegnarti a lui.
Nadia annuì – Va bene – distolse lo sguardo – Non ci andrò.
Aodhan tirò un sospiro di sollievo – Adesso riposati. Domattina partiremo presto.
– Grazie per essere venuto – disse con un sorriso – So che questa è la tua prima volta tra gli umani.
Aodhan sorrise – Buonanotte Nadia – ma non era quello che avrebbe voluto dirle, Nadia lo sapeva. Aveva la solita espressione di uno che stava per confidarti qualcosa di profondo, ma non lo faceva per timore di chissà cosa.
– Aodhan! Miguel non sarà felice di sapere che ci provi con la sua Protetta! – urlò Daniel da dietro l'angolo. Nadia sorrise e diede un ultimo saluto ad Aodhan.
Salì svelta in casa e si richiuse la porta alle spalle.
Fu sorpresa nel vedere come tutto sembrasse al proprio posto. L'ultima volta che era stata in quell'appartamento il tavolo era distrutto, proprio come la porta finestra.
– Ho mandato alcuni vampiri a sistemarlo – disse una voce nel buio – Sapevo che prima o poi ci saresti ritornata e non ti avrebbe fatto piacere ritrovarlo come lo hai lasciato quella notte.
Fu sorpresa da quel gesto tanto premuroso.
Nadia si lasciò guidare dal suo istinto e camminò verso di lui.
Sapeva quanto fosse vicino e allungò una mano per averne la conferma. Sfiorò il petto quasi marmoreo del suo Protettore e percepì il suo battito accelerato.
– Hai paura di me angioletto.
Lo sentì ridere nel buio – Un po'.
Sembrava abbastanza serio ma Nadia preferì pensare che stesse solo scherzando un po'.
Come aveva fatto per tutti quegli anni a non ricordare di lui? Di quello sguardo dorato, della sua espressione perennemente imbronciata...
– Com'è andata da Jeremia?
– Come fai a sapere che sono stato da luì?
Sorrise – Ti conosco troppo bene.
– Ne sei sicura?
– Si – disse con decisione.
Ricordò del loro primo incontro nella vecchia casa di sua zia. Sapeva che era stato lui a far male al suo amico dalle ali scure, ma non aveva pura. Nel suo piccolo cuore di bambina c'era la consapevolezza che lui lo aveva fatto per proteggerla e che lo avrebbe fatto per sempre.
– Perché ridi? – le chiese Miguel.
– Perché mi hai scelta?
Ci fu qualche attimo di silenzio. La domanda poteva sembrare insensata, ma aveva la certezza che Miguel avrebbe capito.
– Ci siamo scelti a vicenda – disse con un sospiro – Quando mi hai stretto la mano in quel giardino, ho sentito una piccola scossa corrermi lungo la spina dorsale e l'hai sentita anche tu. Non ci avevo dato peso ma poi è capitato altre volte, così tante che me lo sono spiegato in un solo modo.
– Quale?
– Eravamo destinati.
Quelle parole le sciolsero il cuore.
– Mi hai vegliata anche dopo che ti ho urlato di andare via, non è vero?
– Era il mio compito.
– Potevi rinunciare, so come funziona.
– Non volevo.
Nadia non gli fece altre domande su quell'argomento. C'erano cose molto private di Miguel che forse non era il caso di sapere.
Fece scorrere la mano lungo le spalle di Miguel fino alla curva dell'ala.
– Ho sempre desiderato farlo.
Miguel sorrise – Lo so.
D'un tratto l'atmosfera era cambiata. C'era qualcosa di diverso in lui.
– Questa mattina stavo per dirti una cosa prima che Aodhan ci interrompesse.
– Se vuoi puoi dirmela un'altra volta.
Miguel scosse la testa – Non vorrei che poi fosse troppo tardi.
Quella frase la colpì così tanto che rimase in silenzio.
– Non ho sposato Agatha perché non sarei mai stato felice con lei.
– Avresti potuto avere delle amanti.
Scosse nuovamente la testa – Io ho bisogno di una consorte, non di un'amante – sospirò, sembrava molto teso – Quando sei venuta quella notte a dirmi che cosa provavi per me, ero troppo impreparato. Non mi spiegavo bene che cosa mi stesse accadendo ed ero molto combattuto. Mio padre mi aveva affidato il compito di sposare Agatha ma non era lei la donna di cui mi ero innamorato.
Nadia deglutì – E chi era?
Miguel gli passo una mano sulla guancia – Sei tu Nadia. Sei sempre stata tu.
Quello che accadde in seguito, Nadia non lo avrebbe mai immaginato.
Si baciarono con tanta foga che si sentiva le labbra andare in fiamme.
Pochi secondi dopo si ritrovarono sul suo letto, presi da una passione che Nadia non aveva mai provato prima di quel momento.
Era stata con pochi uomini, ma nessuno era mai stato come Miguel. Era l'uomo perfetto sotto ogni punto di vista.
Era forte ma delicato allo stesso tempo. Aveva sempre pensato che, se lo avesse potuto, l'avrebbe spezzata. Eppure era stato molto dolce con lei. Una dolcezza che mai si sarebbe aspettata da Miguel ma che in cuor suo aveva sempre saputo riconoscere in quel angelo dagli occhi dorati.
Più tardi, nelle prime ore del giorno successivo, erano abbracciati sul suo letto a una piazza e mezzo che conteneva a stento le imponenti ali di Miguel.
Lei gli stava tracciando dei piccoli cerchi sul petto e notò lo sguardo di lui stregato da tali movimenti.
– Va tutto bene? – le chiese con voce roca.
Lei sorrise – Non potrebbe andare meglio.
– Sembri pentita.
Per tutta risposta, Nadia alzò la testa e gli depositò un bacio sulle labbra – Mai.
Lui sorrise – E adesso che succede?
Nadia rimase in silenzio. Non sapeva cosa sarebbe successo. Sapeva che non era proibito avere relazioni con i propri Protettori ma era sicura del fatto che ci sarebbero state delle conseguenze.
– Che ne pensi se ne parlassimo domani?
Miguel sorrise. Era più radioso, non aveva più quell'aria dura di sempre. Era come se si fosse liberato di un peso che lo costringeva ad essere una persona diversa da quella che era in realtà.
– E' un'ottima idea – disse con voce assonnata.
Miguel si addormentò quasi subito. Era molto stanco per via del viaggio e la notte prima non aveva sicuramente riposato.
Nadia rimase ancora qualche minuto a guardarlo.
Poi si alzò piano, si rimise i vestiti che erano sparsi per la stanza, si infilò scarpe e cappotto e prese i pugnali che si era portata dietro.
Diede un leggero bacio sulla fronte di Miguel e passo una mano tra i suoi riccioli.
– Perdonami Miguel – sussurrò.
Chiuse la porta piano e uscì in strada diretta verso il vecchio magazzino.
Doveva dare un taglio a questa storia.
Era stanca di scappare.     

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