CAPITOLO DICIASSETTE

1.2K 89 0
                                    

Quando Miguel aveva deciso di testare le abilità di Nadia non si sarebbe mai aspettato che lei arrivasse a ferirlo. Sapeva che era in gamba, che avrebbe imparato in fretta, ma erano passati solo pochi giorni da quando aveva cominciato ad allenarsi con Aodhan. Eppure era riuscita lasciare un solco sulla sua ala che non era ancora del tutto guarito.
– Ti ha fatto male?
Miguel non si voltò.
– Vai nella tua stanza Agatha.
Per quanto un tempo trovasse quella donna angelo la più interessante tra tutte quelle che aveva incontrato, dopo secoli passati a conoscerla aveva compreso la sua vera natura. Non era cattiva, ma non era neppure particolarmente buona, soprattutto con i suoi servi e con gli umani. Era bellissima e ma molto pericolosa. Riusciva ad ammaliare chiunque con quei grandi occhi azzurri e quei suadenti modi di fare. Non c'era uomo che non fosse caduto ai suoi piedi e non c'era uomo che era riuscito a salvarsi da quella creatura. Una volta l'aveva vista strappare il cuore a un vampiro solo per non essersi inchinato quando lei era entrata nella stanza.
– Quanto tempo pensi di fermarti?
Non aveva mai nutrito particolare simpatia per Nadia e il fatto che adesso si trovasse sotto il suo stesso tetto lo turbava parecchio.
Vide l'immagine della donna angelo riflessa sulla finestra. Si stava avvicinando e poco dopo gli mise una mano sulle scapole e iniziò ad accarezzarlo.
– Fino a quando desideri, marito.
Si voltò e le spinse via la mano con modo non troppo gentili.
– Non sono tuo marito Agatha. Non lo sono mai stato.
Un sorriso amaro apparve sul viso della donna angelo – Ed è tutta colpa sua – disse indicando la ferita sull'ala.
– Sai benissimo che lei non c'entra nulla.
– Oh ancora con questa storia Miguel!? – Lascio cadere le mani lungo i fianchi – Se lei non fosse mai esistita, tu saresti stato solo mio!
Ripensò a quella notte in cui Nadia lo aveva aspettato per ore nella sua camera da letto. Era la festa del suo fidanzamento, lui sarebbe dovuto stare nella Sala Grande insieme alla sua famiglia e alla famiglia di Agatha. Il loro matrimonio era stato programmato nei minimi dettagli fin dal momento in cui erano nati, secoli e secoli prima.
Avrebbe dovuto sposare la figlia dell'Arcangelo che governava la Russia per motivi politici. Suo padre, il Superiore dei Protettori, aveva fatto bene i conti prima di accettare la proposta dell'Arcangelo più potente del Mondo. Probabilmente, se fosse stato ancora in vita, avrebbe sicuramente punito il più ribelle dei suoi figli per essersi opposto a una sua decisione.
– Ti do due giorni di tempo per trovare una sistemazione.
– Mi stai cacciando?
Scosse la testa – Ti ho dato la possibilità di restare fino a quando la tua villa non verrà ultimata ma so che farai di tutto per infastidire la mia protetta.
Lei lo aveva implorato di darle un appoggio per qualche notte. La sua villa era andata distrutta dopo un attacco di alcuni vampiri, suoi servi, che si erano ribellati. Miguel non si era sorpreso quando lei glielo aveva raccontato. Non era la prima volta che qualcuno si ribellava a lei per i suoi modi non proprio gentili di trattare i suoi uomini e le sue donne. Prima o poi qualcuno avrebbe fatto altrettanto con lei e a quel punto forse si sarebbe pentita per tutto il male che aveva fatto fino a quel momento.
Si era pentito di averla ospitata nel momento stesso in cui aveva accettato. Ad Agatha non era per niente passata la collera con Nadia nonostante fossero passati degli anni. Incredibile come non riuscisse a capire che il motivo per cui lui non l'aveva sposata era proprio quel suo irritante modo di fare. La questione con Nadia era subentrata in un secondo momento. Era affezionato a quella ragazza, ma non al punto da pensare di potersi legare a lei sentimentalmente e mandare all'aria un matrimonio. Se aveva rinunciato e se non si era nemmeno presentato nella Sala Grande la notte del fidanzamento ufficiale, era perché non provava nulla per Agatha. Non aveva mai provato nulla per quella donna nonostante si fosse sforzato in tutti i modi di vedere del buono in lei. Avrebbe potuto sposarla solo per rispettare le volontà del padre e poi farsi delle amanti, come la maggior parte degli Angeli. Ma non sarebbe stato giusto. Nessuno meritava un trattamento simile.
– Ti farà uccidere – gli disse Agatha il tono rabbioso.
Lui non le rispose e si accomodò dietro la sua scrivania ignorando i suoi sguardo bruciante. Quando Agatha uscì dalla stanza, riportò lo sguardo sulla ferita. Bruciava un po' ma era quasi guarita.
Sentì dei passi e poi la porta del suo ufficio si aprì. Alzò lo sguardo, pronto a cacciare Agatha per la seconda volta, e s'irrigidì un po' quando vide che non si trattava di lei.
Nadia era in piedi, con la testa appoggiata alla porta.
– Posso entrare? – chiese gentile. E lui annuì.
Di nuovo quello strano calore gli pervase tutto il corpo, non solo lo stomaco. Sentì la ferità bruciare ancora di più, come se il suo corpo avvertisse chi ne fosse stata l'esecutrice.
Lei entrò richiudendo piano la porta alle spalle. Si guardò intorno e poi si avvicinò alla scrivania.
– E' bello qui – esclamò.
– Mi ci sono voluti decenni per arredarlo come desideravo.
I grandi occhi della ragazza incontrarono i suoi. Lei dischiuse le labbra ma poi le richiuse nuovamente, come se si fosse già pentita di quello che stava per dire.
Abbassò lo sguardo verso la sua ala ferita.
– Non avrei dovuto... – disse dispiaciuta.
– E' colpa mia, non dovevo attaccarti.
Lei però non sembrava ancora convinta. Superò la scrivania, annullando la distanza che li separava, e passò un dito sulla sua ala. Miguel sussultò e lei tolse subito la mano.
Ma lui gliel'afferrò e la posò nuovamente sulla sua ala.
– Guariscila.
Lei lo guardò perplessa – Non posso farlo, sono umana.
Lui scosse la testa – Provaci – e strinse la presa sul suo polso esile.
Nadia lo guardò ancora per qualche istante ma poi si concentrò sulla ferita.
La sua mano iniziò a diventare calda e Miguel riuscì a sentire i tessuti che si cicatrizzavano, come quella mattina sul tetto.
Dopo pochi secondi c'era solo una sottile linea color oro. Quel segno sarebbe rimasto per sempre ma non gli dispiaceva.
Nadia spalancò gli occhi incredula – Non è possibile!
– E invece si.
– Qualcosa è cambiato in me. Ma come?
Miguel le mise una mano sulle labbra per farla tacere.
– Non qui – Le prese la mano e la portò fuori dal suo ufficio.
Il tetto sarebbe stato il posto più adatto in cui parlare. Lì non li avrebbe raggiunti nessuno.

The ProtectorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora