Capitolo 7

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Sono le 2:42 e non mi sono ancora addormentata, quando sento vibrare il telefono per la dodicesima volta. Decido di alzarmi per andare a vedere chi è: sullo schermo appare "partner in crime", è Ambra. Ma che sarà successo? Rispondo immediatamente.
"Ambra che succede?" le chiedo allarmata.
"Bea, Claudio sta bussando alla porta da circa un'ora, ho paura che la butti giù prima o poi, ma non so se farlo entrare, sembra furioso e poi non so come abbia fatto a trovare il mio piano sinceramente..."
"Ambra non aprire quella porta. Non devi assolutamente..." sento che attacca.
No! No!! Okay stai calma Beatrice, ora vai da lei e nessuno si farà male. Mi infilo una tuta e una felpa e faccio per prendere le chiavi della mia macchina: oh no. Le ha prese lui! L'ha fatto apposta, sapeva già di voler andare da Ambra e per impedirmi di rovinare il suo 'piano' me le ha portate via! Che bastardo!
Essendo costretta a rimane qui, decido di telefonare a Claudio ma il suo telefono è staccato, esattamente come quello della mia migliore amica. Perfetto direi.
Sono le 4:53 quando Ambra mi chiama. Sobbalzo e rispondo immediatamente.
"AMBRA COME STAI?"
"Ma io benissimo, tu?"
"Che vuoi dire con benissimo? Mi stai prendendo per il culo? Che cazzo voleva Conforti?"
"Ma niente, parlare con qualcuno. Mi ha fatto tantissime domande su di te."
È tranquillissima, sembra che veramente abbia parlato amorevolmente con quell'essere di nome Claudio Conforti, e che non abbia desiderato altro durante tutta la sua vita.
"Ma sei seria? Ambra non gli hai detto niente spero?"
"Beatrice rilassati, voleva solo capire un po' meglio che persona fossi, era molto scosso dalle tue parole. Mi ha confessato che nessuna prima d'ora gli aveva risposto a tono."
Rimango in silenzio fino a quando Ambra mi chiede se ci fossi ancora e non sentendomi più attacca, in quell'istante suona il campanello. Mi vengono i brividi al solo pensiero che fosse lui.
Vado ad aprire, stringendomi più che posso nella mia bellissima felpa, presa a Notthing Hill l'anno scorso.
"Ciao, posso entrare?" chiede con la voce roca.
"NO!" sbraito e chiudo la porta.
Suona di nuovo il campanello.
"CHE CAZZO VUOI ANCORA?" urlo sull'orlo di una crisi isterica. Noto che il mal di testa mi è passato e che riesco a tenere una conversazione più a lungo senza dovermi sdraiare.
"Fammi entrare." dice perentorio.
"No! Claudio sono le cinque del mattino e non ho alcuna intenzione di parlare con te!"
"Ti devo parlare."
"E se non volessi ascoltarti? Ci hai mai pensato che non tutto il mondo femminile possa non essere interessato a te? O forse per te è normale che cadano tutte ai tuoi piedi e facciano ogni cosa che dici come delle cagnoline?" sto urlando e me ne rendo conto ma è snervante quest'uomo.
Entra e chiude la porta alle sue spalle.
"Chi ti ha detto di entrare?"
"Queste sono tue!" dice indicando le chiavi della macchina e sbattendole sul mobile dell'ingresso. "Ero venuto per riportartele e per darti questo!" mi urla sbattendomi contro un pacchetto, presumo sia un libro. Rimango a fissare il pacchetto nelle mie mani e dopo poco sento la porta chiudersi con vigore, tanto da far tremare i vetri delle finestre.
Che bell'inizio di giornata! Lancio il 'regalo' sul divano e me ne torno in camera mia. Ho bisogno di parlare con Luca, potrebbe aiutarmi in questa merda di situazione in cui mi sono ficcata.
Risponde al quarto squillo, so che stava dormendo ma ho bisogno di parlargli.
"Beatrice...che succede?" mi chiede assonnato.
"Scusami se ti ho svegliato ma è urgente. Quanto ci metti ad arrivare a casa mia?" dico cercando di sopprimere l'imminente pianto.
"Quaranta minuti, perché?"
"Ho bisogno di vederti."
"Okay arrivo subito, dammi il tempo di vestirmi e sono da te."
Gli rispondo con un "grazie" soffocato e dopo aver attaccato, comincio a piangere, sicuramente più per lo stress e la stanchezza e che per altro.

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