Capitolo 31

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POV di Beatrice

"Auguri principessa"
È vero, il mio compleanno... tra la litigata con Claudio e la voglia di cercare e salvare Ambra me ne ero dimenticata. Ma come si fa a dimenticarsi del proprio compleanno?!
"So che non è il miglior compleanno che potevi passare ma vedi il lato positivo, stiamo insieme e ti ho lasciato un Big mc..." sussurra per non farsi sentire da Alessandro anche se è ripiombato nel sonno.
È meravigliosa, riesce sempre a sdrammatizzare qualsiasi situazione, anche una del genere.
Afferro il panino, ancora caldo, e quando lo sto scartando mi viene un'idea.
"Il mio giubbotto. Dov'è il mio giubbotto?" mormoro, mettendomi sulle ginocchia sul materasso, indirizzando il mio sguardo ovunque e perlustrando l'intero box. Trovato.
Sento gli occhi di Ambra addosso ma non parla. Mi lascia fare. Sa che ho pensato qualcosa per uscire da qui il prima possibile. Ho poco tempo prima che torni quel maledetto di Fabio e devo stare attenta a non svegliare Alessandro. Sento battere il cuore all'impazzata. La paura che da un momento all'altro rientri Fabio è così tanta che per un primo momento non riesco a muovermi ma dopo, scatto verso la parte opposta del box, dove si trovano i miei vestiti, compreso il mio giubbotto.
Dove sta, dove sta! Merda! Sento dei passi farsi sempre più forti. Cazzo, dai, dove sta! Eccolo! Trovato! Sblocco immediatamente con l'impronta il telefono e nonostante mi tremino le mani, riesco a telefonare al vice questore Calligaris e mettere in viva voce. Sento le chiavi entrare nella toppa della serratura del box, mi affretto a metterlo in silenzioso, così da non far sentire l'interlocutore ma nello stesso tempo fargli ascoltare ciò che accade qui e lo rilascio cadere nella tasca con il microfono verso l'alto.
"Beatriceee!" urla sotto voce Ambra.
Fisso la porta del box e capisco subito.
Sta per entrare...che faccio? Idea!
Non posso ritornare sul materasso, impiegherei troppo tempo e si insospettirebbe. Decido di andargli incontro, giochiamo sporco Bea, dai. Mi faccio vedere propensa alle sue idee e accetto quello che vuole così sarà più confuso e poi...confido nella squadra di Calligaris quindi se rimango vicino al giubbotto può sentire meglio quello che diciamo.
"Che cazzo stai facendo eh? Dove pensi di andare puttanella che non sei altro?" ringhia Fabio appena entra.
"Avevo sentito che stavi tornando e...in questo breve tempo ho ragionato sai?" gli dico avvicinandomi di più.
"Facciamo soffrire Claudio. È da un po' di settimane che lui sta facendo soffrire me... quando verrà a sapere che l'ho tradito con te andrà su tutte le furie e forse cap-" mi interrompe mettendomi una mano sulla bocca.
"Adesso basta, vedo che hai capito che non era l'uomo adatto a te. È troppo grande, non ti rispetta, non ti può venerare come farei io, non ti ama."
Devo mantenere la calma e non mollargli un ceffone dopo queste sue affermazioni assolutamente false. Ma che cazzo ne sa lui di Claudio e di quello che prova per me?
"Sei così...bella." mi sussurra all'orecchio passandomi le mani sulle spalle.
Mi vengono i brividi, ma non quei brividi che provo con Claudio. No. Questi sono brividi di freddo e di schifo. So che quello che sto facendo è per il mio bene ma mi sento un verme uguale.
"Lasciati andare dai... ora che hai capito che sono io quello adatto a te non hai nulla da temere o da perdere." continua lui, facendo scivolare una delle due spalline del reggiseno.
Un tentennio del telefono, del mio telefono, lo fa trasalire. Deglutisco a fatica e mi paralizzo.
"Che cazzo stai facendo? EH CHE CAZZO. STAI. FACENDO." sbotta lui andando verso il mio giubbotto. Merda, ma lo avevo messo in silenzioso che cazzo!! Non rispondo, limitandomi a guardarlo mentre estrae il mio telefono dalla tasca e notare la sua espressione.
"Vice questore Calligaris?" mi urla in faccia per scaraventare il telefono sul materasso verso Ambra che, per fortuna di Dio, riesce a prenderlo in mano e non farlo rompere definitivamente.
"Cosa cazzo hai fatto eh? Hai avvertito il tuo amichetto mentre ero via? Altro che <<facciamo soffrire Claudio.>> era tutta una messa in scena!" continua ad urlarmi lui, sotto gli occhi increduli di Ambra e Alessandro che adesso si è svegliato del tutto.
"Dai Fà, adesso però basta." dice lui alzandosi.
"Alessà stai zitto e scopati quell'altra. Scommetto che insieme al tuo bel dottorino verrà pure quell'imbecille di Luca non è vero? Facciamoli soffrire insieme quando arrivano no? Almeno facciamo due in uno."
"Come ti permetti! Brutto stronzo!" dice Ambra scattando in piedi, ma per fortuna la ferma Alessandro.
"Puttana numero due, stai attenta a quello che dici." risponde Fabio estraendo una calibro 22 glock dalla tasca anteriore dei jeans. Se vi steste chiedendo come ho fatto a riconoscerla subito, vi dico già che durante il liceo mi era presa la fissa per le pistole di ogni genere, utilizzate dall'Arma o meno, ed ora so riconoscerne la maggior parte.
Fabio mi lascia lì, vicino al mio giubbotto ed avanza verso Alessandro e Ambra.
"State bene attenti a quello che dite, o vi ammazzo a tutte e due." dice puntando la pistola, altezza petto, contro Alessandro.
"Scopala. Non te lo ripeto più."
Non mi capacito come un ragazzo possente come lui possa essere messo in ginocchio, se pur non letteralmente parlando, in questo modo solo perché di mezzo ci si è messa una pistola. Con una mossa al quanto agile che non mi sarei aspettata da lui, abbassa la pistola a Fabio e gli dice: "non ti sembra di star esagerando adesso?"
Fabio riesce a rialzare la pistola e spara un colpo, il cui proiettile, dopo aver rimbalzato sullo specchietto retrovisore della moto posta in fondo al box, mi colpisce il braccio sinistro.
"Ahhhhhhh" urlo dal dolore e penso che la situazione in cui mi sono andata a cacciare sia la peggiore di sempre. Non posso toccarmi la ferita con le mani sporche che mi ritrovo ma è inevitabile, devo cercare di fermare la fuoriuscita di sangue. Mi avvicino al materasso e mi siedo alla meno peggio.
"Bea, Dio mio Bea no." sento dire da Ambra vedendo tutto quel sangue riversarsi sul materasso.
"Ma che sarà mai! Na goccia de sangue! Mo ti bendo e poi ti scopo io a sangue. Questa è la mia rivalsa Beatrice. Non posso permettermi di prendermela."

Pov di Claudio

"Luca Cristo pensa. Dimmi tutto quello che sai, che ti ricordi." lo esorto nuovamente a pensare, fermi ad un parcheggio.
"Ma non lo so...Ambra mi aveva detto che ci stava un tizio, all'università che la importunava sempre, insieme a Beatrice. Mi ha det-"
"CAZZOOOO! Cazzo cazzo cazzo!" urlo mettendo nuovamente in moto la macchina.
"Perché non me l'hai detto prima! Perché non ci ho pensato prima! Beatrice mi stava dando tutti gli indizi già da tempo. Come ho fatto a non capire! Cristo che coglione sono stato!" continuo a dire a voce fin troppo alta.
"Claudio, potresti spiegare pure a me...?" mi chiede lui.
"Mio fratello. Dobbiamo andare da lui. So dove potrebbe essere."
"Ma tuo fratello cosa! Che mi frega a me di tuo fratello!" mi urla in faccia.
"'Senti, è una lunga storia." gli dico mentre faccio un sorpasso azzardato. "Quindi non fare domande. So dove si possono trovare entrambe, fatti bastare questo." continuo prima di sterzare a sinistra. "Ah, e una cosa: meglio se ti metti la cintura." finisco prima di sterzare a destra. Si, lo so. Sono un pazzo.
Ma ho capito dove può aver portato Ambra quello stronzo e non è che ci metto due minuti ad arrivare a TorPignattara!
Sento squillarmi il telefono mentre schiaccio fino in fondo l'acceleratore cogliendo l'occasione di poter sfrecciare senza nessuno davanti. Sto correndo troppo, lo ammetto.
"Luca..." lo chiamo più calmo che mai, cosa che lui non sembra essere.
"Senti cla, fammi un piacere..." mi dice mentre si allaccia la cintura "quando hai Beatrice in machina non guidare mai così."
"AHHAHAHAHAHHAHAHA certo che no Luca, ora per favore potresti prendermi il telefono nella tasca della tuta?" gli chiedo senza distogliere lo sguardo dall'asfalto. Rallento vedendo una macchina in lontananza ma rimango costante a 100 km/h e posso permettermelo sulla Nomentana.
"Metti in viva voce per favore." gli ordino con lo stesso tono con cui ordino agli specializzandi in istituto di tornarsene a lavorare invece di cincischiare alle macchinette del caffè.
"Claudio!" la voce di Calligaris viene emessa dal microfono del telefono.
"Roberto, che succede? Testa di cazzo spostati!" dico quando una Mercedes classe A mi si piazza davanti.
"Claudio? Problemi?"
"Non esattamente. Che devi dirmi?"
"Ti ricordi il caso di stamattina?"
"Si..." rispondo concentrato a non imprecare e a superare sta macchina del cazzo.
"Ho scoperto che c'entra un certo Fabio Rizzo, sai chi sia?"
Guardo per un instante Luca negli occhi, respiro e gli dico ciò che vuole sentirsi dire.
"Ho sempre voluto che la mia vita privata non si intromettesse nel lavoro Roberto, ma si, lo conosco. È mio fratello, più precisamente stessa madre ma padre diverso. E si, anche se non ci sono cadaveri da visitare, io sto andando..."
"A Torpignattara." finisce lui.
"Si."
"Anche io, insieme alla mia pattuglia siamo diretti lì. Sei armato?"
"Si." rispondo con sicurezza al che sono sicuro di sentirmi gli occhi puntati da parte di Luca.
Mica sono scemo oh!
"Bene. Perché tuo fratello lo è. Dobbiamo fare in fretta o quella povera ragazza te la ritroverai sul tavolo settorio."
"Roberto... non penso che mio fratello arriverebbe a tanto..." mi schiarisco la gola.
"Non si sa mai cosa passa nella testa di un uomo con una pistola in mano Claudio."
"Ci vediamo lì..." e così dicendo accelero di nuovo e dico a Luca di interrompere la chiamata.

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