Capitolo 27

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È lunedì, piove, fa freddo e come tutti i lunedì la mia voglia di vivere si va a rifugiare in qualche meandro sperduto del mio cervello.
Ho passato la notte a pensare a Claudio e a quella sua frase, che anche se detta da ubriaco sono sicura che pensava veramente, e mi sarò addormentata alle cinque del mattino, ovvero un'ora e un quarto prima che suonasse la mia sveglia. Ho fatto colazione con il mio succo alla pesca e tre fette biscottate con la marmellata alle ciliegie. Ho provato a nascondere le occhiaie con il correttore, cosa che non faccio quasi mai: odio i trucchi. Mi trucco raramente e quando lo faccio è perché è davvero necessario ma l'effetto è esemplare. Ogni qualvolta che passo un po' di rimmel insieme all'ombretto e la matita, tutti se ne accorgono. Questo è uno dei vantaggi dell'essere acqua e sapone ogni giorno!
Mi sono vestita e sono uscita per andare in università, ma con la mia solita fortuna, ho trovato traffico.
Ecco uno dei tanti motivi per i quali odio il lunedì: tutti quanti prendono di nuovo la macchina e il traffico diventa lo stesso di tutta la settimana.
Ovviamente arrivo tardi in università e per fortuna che il professor Bucci è imbottigliato nel traffico, altrimenti sarebbe finita male.
Mi siedo al mio solito posto e fisso quello vuoto di Ambra. Piccola ti stiamo cercando, resisti, andrà tutto bene.
"A cosa pensi?"
Una voce a me ben nota, mi riporta alla realtà.
Non gli rispondo e lascio che il brusio di tutti gli altri studenti risponda al posto mio.
"Dai, avanti dimmelo." mi dice posando una mano sulla mia spalla.
"Lasciami."
"No." afferma, continuando a percorrere la mia schiena.
"Fabio che cazzo, ti ho ho detto di lasciarmi. Pensavo ai fatti miei, ora che lo sai per favore levati dai coglioni."
"Oh, come è diventata scurrile questa ragazzina, sarà forse dovuto alla frequentazione con Conforti? Sai, lui non è mai stato uno molto pacato nelle conversazioni. Usa sempre parolacce e si va a finire con l'allungare le mani, da parte sua ovviamente. E a te piace no? Quando ti tocca ovunque soprattutto in parti proibite, o mi sto sbagliando?" sibila, serrando la mascella e depositandomi un bacio dietro l'orecchio.
Mi giro istintivamente e gli sferro uno schiaffo che gli fa rivoltare il viso verso la finestra, e dal suono faccio ammutolire l'intera aula, cosa che non mi fa né caldo né freddo, anzi, se capissero pure perfettamente con che razza di persona condividono gli studi, magari verrebbe anche a loro l'idea di schiaffeggiarlo per me.
"Non ti azzardare mai più a rivolgerti così a me o a sfiorarmi di nuovo."
Ci stanno guardando tutti e vorrei davvero non essere qui.
"Tanto, prima o poi, ti scoperò e farò incazzare Claudio. È una promessa." mi sussurra, in modo che gli altri non possano sentirlo e in quel preciso momento entra il professor Bucci esclamando: "scusate, ragazzi, ma Roma il lunedì mattina è veramente un disastro quando, oltre alla pioggia, ci si mettono anche gli scioperi dei mezzi! Dunque, oggi riprenderemo a parlare..." inizia così la sua lezione ma non lo ascolto più, mi farò dire da Laura, una ragazza che ho conosciuto la settimana scorsa, cosa ha spiegato e farò le fotocopie dei suoi appunti.
Durante la pausa pranzo sento parlare Fabio con il professor Bucci.
"Rizzo, come mai in questo mese hai fatto così tante assenze?"
"Professore ho un po' di problemi ultimamente."
"Mh, beh vedi di lasciarli fuori e di non toccare più la Corradi."
"Come fa...a saperlo?"
"Rizzo, la smetta e non infierisca." conclude lui in modo sbrigativo.
Cerco di allontanarmi immediatamente, per non far credere a nessuno dei due che stessi ascoltando la conversazione ma Fabio mi vede. Eh che cazzo, sempre in mezzo deve sta?
"Stronza, vieni qui."
Lo ignoro e continuo a camminare a passo svelto per togliermelo dai piedi.
"Beatrice fermati!" mi urla dietro, e sono costretta, più che altro da me stessa e non da lui, ad arrestare la mia fuga.
Sento raggelarmi il sangue ma cerco di rimanere lucida.
"Cosa vuoi ancora?" gli domando con una tranquillità che spiazza anche me.
"Scusami... per prima."
Cosa? Ho sentito bene? Si è scusato? Ma stiamo scherzando?
Inizio a ridere. Una risata isterica più che altro.
"Tu, Fabio Rizzo, che ti scusi? Ma che ti sei drogato?"
Non la smetto più di ridere, forse per la situazione che si è venuta a creare o per l'ansia e la paura messe insieme che possa farmi qualcosa contro il mio volere.
"Non giocare con il fuoco ragazzina." sibila tra i denti, inchiodandomi al muro che ho dietro di me con le sue braccia.
"Ti ho chiesto scusa una volta, e non lo farò più."

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