Capitolo 28

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POV di Claudio.

L'ho lasciata. Merda. L'ho lasciata.
Cosa cazzo ho fatto?
Ripenso ancora a ciò che le ho detto...
"Cosa Beatrice? È finita. Mettitelo in testa. Stammi bene, ora sei libera di scoparti chi ti pare."
Le ho spezzato il cuore. Senza un valido motivo, perché infatti, io, non ho la certezza che lei mi abbia tradito con Luca. Non ce l'ho mai avuta e potrebbe essere perfettamente una cazzata che ho presupposto io. Se fosse così, non me lo perdonerei mai. La mia Beatrice...
Continuo a ripetermi il perché della mia azione ma non riesco a trovare una risposta logica a nessuna domanda che mi pongo. Dio Beatrice.
Ora mi manchi davvero, non sono ubriaco questa volta. Sono sobrio e ti vorrei tanto dire che mi manchi. Mi manchi da morire. Sono stato uno stronzo senza cuore a trattarti in quel modo. Scusami. Scusami, ti prego. Perdonami.
Dovevo avvertiti prima. Sono fatto così. Ho tentato in tutti i modi di cambiare, ma rimango sempre il solito stronzo, non c'è via d'uscita.
Riempio il bicchiere che ho in mano di scotch, ma questa volta è il primo e non mi serve per dimenticarla ma per dimenticare cosa cazzo le ho detto. Dimenticare il dolore che le ho arrecato, dimenticare la sua voce spezzata dal pianto perché ovviamente, anche se la sua intenzione era quella di non farsi sentire, io l'ho capito subito che stava piangendo, in silenzio.
Riempio il secondo bicchiere e lo mando giù in un solo sorso. È amaro. Amaro come quel sentimento che provo adesso nei miei confronti. Mi sento letteralmente uno schifo.
Inizio a sentire caldo e quindi mi slaccio la cravatta e tolgo i primi due bottoni dalle asole della camicia. Mi accascio sul pavimento, con le spalle poggiate allo schienale del divano: divano dove per poco non facevo l'amore con lei. Lei, che ora ho perso per sempre.
Sono stato il suo primo vero amore. Si è concessa a me, anima, mente e corpo, ed io cosa ho fatto? L'ho delusa, insultata, calpestata, facendola sentire inutile, quando per me rappresenta ormai la mia esistenza. Dio che cretino che sono stato.
Afferro la bottiglia in vetro piena ancora più della metà di scotch e poso il bicchiere a terra.
Avvicino le labbra alla bottiglia e ricomincio a bere.
"Non mi vuole più..." mormoro e quelle parole mi provocano un dolore al petto inaspettato.
Rido. Rido sguaiatamente come un liceale.
"Ah, lo vedi, Claudio, che allora un cuore ce l'hai?"
Mi attacco alla bottiglia con l'intenzione di continuare a bere, forse fino a che non l'ho finito tutto o fino a quando non mi addormento.
Ho pensato di andare a casa sua, ma sicuramente non mi vorrà vedere e non mi aprirebbe nemmeno. Sono fottuto. Fottuto.
Mi gira la testa, ho sempre più caldo e le mie tempie pulsano come non mai.
"Smettila di bere, Claudio." mi direbbe lei, con la sua dolce vocina da brava ragazza che non è.
Oh si sì, mi disse proprio così...
"Claudio... mettiti a letto, domani devi lavorare. Dai su, fai il bravo."
Mi ricordo vagamente la conversazione, ma ricordo che la volevo. Dio se la volevo, e la voglio pure ora. Dannazione!
Prendo il bicchiere e faccio per alzarmi ma ovviamente ricado a terra come un cretino.
"Ah Conforti, l'alcool..."
A fatica mi stendo sul divano, abbandonando lo scotch e il bicchiere sul pavimento.
Ho troppo caldo. Ora in mano non ho più un bicchiere di scotch, ma la mia testa è ancora invasa di te Beatrice. Torna da me, ti prego. Dimmi che è solo un brutto sogno...
"Ti amo Beatrice..." dico sussurrando ma non so neanche più se sono stato io a dirlo, ho troppo mal di testa per capire.
Dormi Claudio. Poni fine a questo schifo.

Pov di Beatrice

Non ci starò mai per le 22:00 a Torpignattara.
Devo avvisarlo, altrimenti può pensare che lo sto ignorando e poi Ambra non la rivedo più. Mi fermo ad un semaforo e scrivo il messaggio:

Non riuscirò mai ad arrivare
lì per le dieci...sono ancora dall'altra
parte della città, dammi più tempo.
Sono da sola. Non ho avvisato nessuno.
Ti prego. Non fare del male ad Ambra.

Mentre premo invia, le mie mani tremano.
Andrà tutto bene. Forza Beatrice. Ce la farai.
Tengo le mani salde sul volante e aumento la velocità sui 90km/h e cerco di tenerla costante.
Decido di mettere un po' di musica. Se sto andando incontro ad un ipotetico assassino e la mia vita dovesse finire stasera, vorrei avere almeno un ricordo bello. Bello proprio come il mio account Spotify, con più di 567 canzoni tra i preferiti. Ovviamente non ho la versione premium ma ho ancora tutti e sei i brani da ascoltare. Metto "riproduzione casuale" e una delle canzoni più struggenti nonché più belle che abbia mai sentito, per quanto riguarda il testo, inizia a diffondersi nell'abitacolo, che nel frattempo si è riscaldamento grazie all'aria condizionata che ho accesso.
Le prime note di "Better Than Yourself." di Lukas Graham iniziano ad arrivarmi dritte al cuore ed è inevitabile che appena inizi a cantare, canti anche io sovrapponendo la mia voce alla sua.
Arrivo nel luogo dell'appuntamento, due ore dopo. Esattamente alle 23:58. Non è proprio il miglior posto in cui una ragazza come me si possa trovare a quest'ora.
Mi faccio forza e dopo aver preso tutto ciò che potrebbe servirmi dalla macchina, spengo il motore e scendo, non prima di aver scritto di essere arrivata al maniaco a cui sto andando incontro, inconsciamente, da sola.

Sono arrivata...

Noto alcuni ragazzi, che avranno la mia età, in circolo, alcuni su una panchina, altri vicino ad un muretto, che si stanno preparando le varie canne, l'ennesime scommetto. Cerco di oltrepassarli senza guardarli e fare finta di niente ma uno di loro mi dice: "Ao! Pischella, viè qua n'attimo. Che ce fai tutta sola soletta a quest'ora qua? Te sei persa? Fatte na canna co noi!".
Non mi volto e continuo a camminare.
"Aoo! Sto a parlà co te!" insiste il ragazzo.
Mi giro e noto che si sono avvicinati di più.
"No. Non mi sono persa. Ho solo...un appuntamento con una persona."
"Ah, ce l'hai er dono della parola allora! Che tipo di appuntamento c'avresti a mezzanotte te?" mi chiede avvicinandosi ancora di più e squadrandomi dal basso verso l'alto.
"Non sono affari tuoi." esordisco, fissandolo negli occhi.
"Penso proprio de si invece. Te posso pagà mejo de quell'artro. Sicuro."
Tira fuori dalla tasca di dietro dei jeans strappati un mazzetto di banconote da 50 euro.
Dio, quanti sono cazzo. Chissà come se li è accaparrati. Oddio, una mezza idea ce l'avrei.
"Allora? Che te ne pare? Ce stai?" mi dice per poi tirare fuori dalla tasca davanti dei preservativi, sei per l'esattezza.
Lo guardo e prima che possa ribattere gli sferro un pugno sotto al mento e un calcio tra le gambe.
"Per la cronaca, non sto andando a scopare come pensi tu! Vattene a fumare con i tuoi amichetti che ti conviene!" gli dico infuriata.
"Brutta stronza dove pensi d'annà? Eh? Ora te, fai quello che dico io."
Mi blocca i polsi e dopo aver rimesso nelle tasche sia i soldi che i preservativi, mi sbatte contro il muro.
"Nun te devi più azzardà a rivolgerte a me così, ce siamo capiti?"
Il mio sguardo è rivolto verso il basso. Ho paura cazzo. Claudio. Claudio. Voglio Claudio.
"GUARDAMEE!" urla lui.
"Lo senti questo?" dice, strusciandomelo addosso.
"Tra poco sarà qui dentro..." vedo una delle due braccia spostarsi dal muro e scendere verso i miei jeans.
Chiudo gli occhi per il disgusto e piango in silenzio. Se gli sfrerro un altro calcio mi pesta a sangue, ne sono certa.
"OH, CAZZO FAI." sento dire da un'altra voce maschile.
Apro gli occhi di scatto e vedo un ragazzo alto, possente, con un piercing al sopracciglio e un passamontagna.
"Levati stronzo." dice e in meno di tre secondi il ragazzo di prima e tutti i suoi amici si dissolvono.
"Viè qua che te porto dalla tua amichetta."
Cerco di pensare a qualcuno che conosca ma niente, non mi viene in mente nessuno che abbia un piercing al sopracciglio destro e degli occhi neri come la pece.
Cammino, per almeno cinque minuti, strattonata per un braccio da questo gentilissimo bodyguard de Torpignattara fino a quando non giungiamo a dei box di un palazzo.
"So arrivato, apri." dice lui a bassa voce e dopo neanche venti secondi il box si apre e un altro ragazzo, più esile ma robusto rispetto al gentilissimo bodyguard si palesa, anche lui con un passamontagna, davanti ai miei occhi.
"Sei arrivata finalmente. Sei in ritardo. Dovrò punirti sai?".
Ha la voce modificata con l'elio. È lui. Quello con cui ha parlato Luca è lui.
Ha dei pantaloni strappati sul davanti e il bottone aperto. Una maglietta a maniche corte bianca e un passamontagna nero. Non riesco a riconoscerlo.
Il ragazzo che mi ha portata fino a qui, mi trascina dentro e richiude il portellone del box cercando di non fare rumore.
Cerco di ispezionare il posto in cui mi trovo il più velocemente possibile. Merito sicuramente dell'adrenalina che mi si sta diffondendo in corpo e che spinge tutti gli esseri umani a ragionare immediatamente sul da farsi per trovare vie di fuga, quando ti trovi in pericolo per esempio.
Come box è molto grande. Noto che ha le pareti completamente insonorizzate e in fondo, è allestita una tenda. Lì dietro ci deve essere Ambra. Per forza. I miei occhi guizzano da una parte all'altra, in preda al terrore e lui se ne deve essere accorto. Si avventa su di me e con un panno bagnato mi tappa la bocca dicendomi: "brutta stronza, ormai sei in trappola. Ora potrò scoparti insieme ad Ambra. Anche Alessandro non vede l'ora. Vero Ale? Ora però dormi, che devo segarmi guardandoti."
Non riesco a svincolarmi dalla sua presa. Ormai la voce è la sua, l'effetto dell'elio è scomparso ma i miei sensi, che mi stanno abbandonando lentamente, non mi permettono di ricollegare le informazioni.
Chi sei? Cosa vuoi da me e da Ambra?
Sento le gambe cedermi. Mi manca il respiro. Mi gira la testa. Delle braccia mi sorreggono. Non capisco più niente. L'ultima cosa che vedo è il suo volto senza passamontagna. Sei tu.

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