Capitolo 26

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Rimango in macchina a fissare il volante per non so quanto tempo. Perché mi ha trattata così? Okay, ha ragione, non ho visto il telefono perché lo avevo in borsa e potrebbe essersi preoccupato a morte, ma non è questo il modo di reagire. Forse era solo incazzato per qualche altro motivo dovuto al lavoro, penso tra me e me. Fatto sta, comunque, che non me la sento, o meglio, non mi va affatto, di richiamarlo o mandargli alcun messaggio per capire le sue intenzioni. Non sono di certo io che devo scusarmi per il mio atteggiamento. Se vorrà farsi vivo bene, sennò quello che ci perde è lui. Beatrice, qui l'unica che ci resta di merda sei te, chi vuoi prendere in giro? Ricordi quel quadernino con la copertina nera, preso da Tiger a tre euro, sul quale hai scritto valanghe di frasi? E ti ricordi quella che diceva "se vuoi una cosa, se davvero vuoi quella cosa, te la devi andare a prendere senza se e senza ma?". Ecco forse è arrivato il momento di metterla in pratica che dici?
Ripenso a quella frase, scritta su un foglio bianco circa due anni fa, con una penna nera, ai tempi del liceo, quando mi ero fissata di scrivere qualsiasi frase o citazione che rispecchiasse il mio stato d'animo di quella determinata giornata. No, non posso essere io a fare il primo passo, questa volta ha sbagliato lui a comportarsi così. È vero, per me Claudio è diventato fondamentale nella mia vita. Ci è entrato con così tanta prepotenza che anche volendo, sarebbe troppo difficile lasciarlo andare via in questo modo; eppure prima di finire in ospedale per colpa sua, lo ammiravo solo per il suo essere quel buon medico legale, a dire il vero il più bravo tra tutti i medici legali d'Italia, che tutti quanti acclamavano. Ero a conoscenza della sua bellezza ed è vero, andai anche su internet a guardare le sue foto: la maggior parte lo ritraevano ai vari congressi in giro per la penisola e alcuni anche all'estero. Sempre impeccabile nei suoi completi, ma soprattutto sempre tra donne. Non ero gelosa all'epoca perché appunto lo ammiravo come medico legale, ma ora che nella mia mente riaffiorano quelle immagini, sono gelosissima. "Tutte le dottoresse vorrebbero lavorare insieme a me." ricordo che disse ad un convegno, in modo assai spavaldo e lascivo. Credo che oltre a lavorare vorrebbero anche qualcos'altro Claudio, donnaiolo che non sei altro. Sono sicura che in tutti questi anni si sarà portato a letto decine e decine di ragazze.
La cosa mi fa venire i brividi e in questo momento anche la mia pancia si fa sentire, brontolando e chiedendo pietà.
Abbandono tutti questi pensieri a loro stessi e accendo il motore per andare a mangiare da qualche parte. Naturalmente in frigo non ho niente e dopo pranzo devo assolutamente andare a fare la spesa: non posso ordinare pizza o cinese tutti i giorni, perdio!

Dopo aver pranzato in un bar-ristorante con dei tramezzini e un succo di pesca rigorosamente a temperatura ambiente, decido di chiamare Luca e chiedergli di raggiungermi a casa per le quattro per aiutarmi a studiare. Sono le 14:26 dovrei riuscire a fare la spesa entro le quattro!
Ovviamente risponde subito al telefono ed accetta dicendomi: "certo che vengo, non voglio più rimanere da solo su questo divano dove ho fatto l'amore con lei per la prima volta, altrimenti ricomincio a piangere."

Ore 15:58
Luca suona al citofono ed io, ancora con i pacchi della pasta in mano, vado ad aprirgli.
"Chiudi tu la porta? Finisco tre secondi di mettere apposto la spesa e sono da te."
"Vuoi una mano?" lo sento dire dopo aver chiuso la porta.
"No tranquillo, davvero ho fatto."
"Okay, come vuoi."
Lo raggiungo in corridoio e lo abbraccio d'istinto. Lui ricambia con una stretta più forte.
"Oggi sono stata da Calligaris." esordisco sul suo petto, alche lui si scioglie dall'abbraccio per dirmi: "quello che sospettava di me?"
"Si, lui."
"E cosa gli hai detto?"
"Gli ho portato la registrazione di ieri sera e il telefono di Ambra che mi aveva chiesto."
"Capisco...senti non mi va di pensare ad Ambra ora, altrimenti ricomincio a piangere e ti giuro che in questi 6 giorni non ho fatto altro che piangere, pensare a lei, a noi, avrò consumato non so quanti pacchetti di fazzoletti. Possiamo iniziare subito a studiare?" mi chiede, guardandomi dritto negli occhi.
Mi fa pena, poverino. Non lo avevo mai visto così, deve stare veramente malissimo. Ho sempre pensato che Ambra fosse per lui, la sua àncora di salvezza, e oggi ne ho la conferma.
"Si, certo, se questo può farti stare leggermente meglio, volentieri. Vuoi qualcosa da bere?" azzardo, indicando la cucina.
"Acqua. Se ricomincio con le birre finisce male."
"Va bene, torno subito."
"Ma con Conforti come va invece?" lo sento urlare dal salotto. Eh no! No, questa domanda no. Lo avevo invitato anche per non pensare a lui e cosa fa? Mi chiede come sta andando? No.
Torno in salotto con due bicchieri e gli rispondo con un: "preferirei non parlarne."
"Ohi..." mi alza il volto con l'indice in modo da potermi osservare meglio.
"Che è successo?" mi domanda lui.
"Luca, davvero, se dopo, quando abbiamo finito di studiare, mi va di parlarne, te lo dico."
"Va bene, non insisto. Allora, in cosa ti devo aiutare?"

Sono le otto precise quando finisco di ripetergli tutto il capitolo sulla termodinamica.
"Beatrice, per oggi penso possa bastare che dici?"
"Si, hai ragione, anche perché non ce la faccio più. Ti fermi a mangiare da me? Ti va?" propongo senza pensarci due volte, almeno così non sarà solo in quella casa che racchiude tutti i ricordi che ha di Ambra.
"Solo se mi spieghi che è successo con Conforti." dice lui perentorio.
"Eh va bene! Basta che non rompi più le palle!"
Mentre mangiamo delle fettine di carne con affianco delle patate, accompagnate da due birre, gli racconto in breve come ho conosciuto Claudio e come è "iniziata" la nostra storia.
"[...] solo che oggi si è incazzato per niente, e se si fosse stancato di me?" mi ritrovo a sussurrare.
"Bea, non penso, da tutto quello che mi hai detto, si è proprio innamorato di te. Lo vedo più come un fatto di possessione, il voler tenerti sotto il suo controllo per paura di perderti. Ma forse non ha ancora capito che sei stra cotta di lui evidentemente..."
"Luca, io lo amo, non sono cotta, è diverso."
"E allora diglielo!" sbotta lui scolandosi il fondo della sua birra.
"Gliel'ho detto...svariate volte. Dopo aver fatto l'amore o nei momenti in cui era più dolce o quando lo ritenevo più opportuno..."
"E lui?" mi chiede finendo le ultime patate rimaste nel piatto.
"Non me lo ha mai detto, si è limitato a baciarmi o abbracciarmi."
"Bea, avrà i suoi tempi, stai tranquilla. Dai ti do una mano a sparecchiare prima di andare via."
"Luca..." lo chiamo per farlo risedere e non fargli sparecchiare.
"Si?"
"Rimani a dormire qui, non voglio che te ne torni  a casa da solo e ricominci a piangere."
Se prima era in piedi ora si siede e posa i gomiti sulla tavola, reggendosi la testa all'altezza delle tempie, serra la mascella e aspetta un po' prima di parlare. Forse si sta trattenendo, ma non vedo il perché. Sa che con me può lasciarsi andare, soprattutto in questo caso in cui condividiamo, per sfortuna, lo stesso dolore riguardo a ciò che è successo.
"Mi manca. Mi manca da morire, Beatrice." inizia a dirmi con la voce che gli trema.
"Tu non sai quante volte ho riletto la nostra chat, i messaggi che ci scambiavamo, le foto che le avevo fatto di nascosto mentre dormiva, i video che mi aveva obbligato a fare mentre la baciavo con la scusa del: "così quando sarò distante da te potrò rivedere le tue labbra sulle mie."
Ho passato sei giorni e sei notti a pensare a lei, costantemente. Ho pianto tutto il tempo.
Il dolore che provo penso che tu possa capirlo.
Quella sensazione di vuoto che ti assale ogni minuto di ogni giorno, quella..." non finisce la frase, non so cosa voglia dirmi, ma so e vedo nei suoi occhi il dolore di un ragazzo che non riesce più ad essere felice. Piange. È un pianto liberatorio ed io rimango lì, difronte a lui, ad accarezzargli una mano, a stringerla come per dirgli che io ci sarò sempre, ogni qual volta abbia bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
Dopo venti minuti trascorsi io in silenzio e lui a piangere, mi dice: "se l'offerta è ancora valida, dormirei volentieri con te."

Siamo entrambi a letto, io dalla parte di Claudio e Luca dalla mia. Non volevo che lui occupasse la sua parte. Quella parte appartiene solo a lui, ed ha ancora incastonato il suo profumo, quel Mr Burberry che lo caratterizza tanto e che a me piace da morire. Sto per addormentarmi quando il mio telefono si accende ed inizia a vibrare. Lo giro e noto con grande stupore che è Claudio. Rispondo e rimango in silenzio, lui fa lo stesso dall'altra parte del telefono.
"Mi manchi, mi manchi da morire Corradi, vieni qui e baciiiami ti prego." è ubriaco.
Mi sembrava troppo strano infatti che si fosse fatto vivo.
"Claudio dove sei?" chiedo immediatamente.
"A cassssa mia."
"Claudio vai a letto, sei ubriaco."
"Sai cosa ho bevuto?"
"No, Claudio e avrei preferito che tu non lo avessi fatto."
"Scotch. Roba forte, per dimenticare."
"Ma dimenticare cosa Claudio?"
"Ma non è servito a niente. Ho in mano questo bicchiere pieno fino all'orlo di scotch, ed è il terzzoo sai?" sbiascica prima di bere rumorosamente ancora altro alcool.
"Claudio smettila di bere e vai a letto."
"Un bicchiere di scotch e la testa invasa di te."
Mi blocco. Questo lo pensa davvero, non è effetto dell'alcool.
"Claudio... mettiti a letto, domani devi lavorare. Dai su, fai il bravo."
"Domaaani mi dai un bascio?"
"Si, solo se ora vai a dormire però." lo invito ancora una volta.
"Vabbbene, però me lo hai promesso."
"Si, Claudio, ora buonanotte."
Attacca lui subito dopo.
Mi butto sul letto accanto a Luca che dorme come un sasso e l'immagine di Claudio che da ubriaco pensa a me, mi accompagna fino alla mattina successiva.

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