Capitolo 1

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Ci sono eventi che ci cambiano.
Non sai quando arrivano e quando lo fanno non sei preparata.
Magari li aspetti per tutta una vita e arrivano nel momento meno opportuno.
Poi ci sono quei eventi che devi vivere per forza. Nel mio caso, il mio evento 'forzato', se posso definirlo così, è stata la danza.
Mia madre amava la danza, la rendeva felice. Vedere un qualsiasi balletto la faceva calmare e la rendeva la persona più felice del mondo.
Perciò era ovvio che questo amore per la danza dovesse arrivare anche a me no?
Di quando ero una bambina non ricordo molto ma se c'è una cosa che ricordo alla perfezione è una frase che mia madre mi ha pronunciato quando avevo quattro anni durante un'esibizione di danza classica a teatro "Un giorno tesoro, su quel palco, ci sarai tu, te lo giuro." e io, da bambina ingenua di quattro anni, lessi la frase come qualcosa di certo e di sicuro. Fatto sta che, vedendo solo questo, quando mia madre mi chiese se avevo particolari idee su quale sport volessi fare la mia risposta fu "Danza.".
Esatto, mia madre mi era entrata nella testa e da quel momento la danza era il mio obbiettivo principale.
Fu così che mi allenai per due anni, tutto il giorno e tutti i giorni per diventare la migliore.
A sei anni entrai nella scuola e nella squadra di Abby Lee, che era tra le migliori scuole di danza in America e realizzai il sogno di mia madre.
Mia madre avrebbe voluto fare la ballerina ma non ha mai avuto nessuno che la sostenesse e con il passare del tempo si era arresa e aveva sperato che riuscisse a passare la sua passione a la sua unica figlia.
Fu così che mia madre mise anima, corpo, e denaro ovviamente, nel progetto di portare sua figlia a essere la migliore del mondo.
Con il passare del tempo mi innamorai della danza anche io e da quando entrai nella squadra di Abby non misi mai niente davanti alla danza, e stavolta non lo feci per mia madre o per i suoi sogni, ma lo facevo solamente per me stessa.
Lavoravo duramente per essere la migliore ma purtroppo Abby aveva già la sua 'pupilla' ed io ero al secondo posto.
La sua pupilla si chiamava Haley Mason, era nella categoria Junior, si esibiva ogni settimana con assoli o con passi a due e non aveva mai perso una competizione.
Capii che per essere la migliore dovevo allearmi con la migliore e con il tempo io ed Haley, nonostante la differenza immensa di età, diventammo inseparabili e iniziò il nostro sodalizio rapporto dove entrambe ci consideravamo sorelle.
Fino alla sua partenza per il college ci contendevamo il primato sulla cima della piramide di Abby ma nessuna delle due era mai gelosa dell'altra.
Lei divenne Miss Dance of America, divenne giudice di So You Think You Can Dance e divenne una giovane madre.
In tutto questo io rimasi al centro della sua vita e grazie a lei il mio talento si ampliava giorno dopo giorno.
Nella vita di Haley avevo sempre avuto una parte fondamentale, e forse è per questo che non mi sorpresi più di tanto quando quel mi disse quella cosa. Era estate, a settembre avrei iniziato il mio penultimo anno di liceo. Stavo contando i giorni per poter andarmene di qui da quando avevo iniziato il liceo ed ero quasi arrivata alla fine.
Vivevo in una famiglia benestante a Los Angeles. Mio padre lavorava ogni giorno in ufficio e non c'era mai, mentre mia madre, da sedici anni a questa parte, aveva basato la sua vita su di me e sulla mia carriera da ballerina. Spesso sembrava che importasse più a lei che a me.
Ricordo quel giorno come se fosse oggi.
Stavo riposando sul divano dopo una lezione intensa di classica con Abby quando suonarono alla porta.
Andai ad aprire e mi ritrovai davanti Haley e Dylan "Ciao ragazzi. Che ci fate qui?"
"Maddie, dobbiamo parlarti." mi disse Haley "È.. Importante.". Li feci entrare. Spesso Haley veniva qui a parlarmi in privato ma Dylan era una novità. Non venivano mai qui insieme quindi pensai subito al peggio.
Li feci sedere sul divano mentre io mi misi sulla poltrona davanti a loro.
Si guardarono per un pò senza dire niente "Che mi dovete dire?" dissi io dopo qualche minuto di silenzio.
"Abbiamo preso una decisione molto importante, che cambierà un pò di cose. Tu sai che io voglio aprire una scuola no?" annuii "Ecco, beh, a settembre la aprirò." spalancai la bocca "Ma è bellissimo Haley, sono così felice!"
"Maddie, la scuola sarà a New York. Ci trasferiremo lì. Sarà questione di qualche giorno ormai."
"E come farai con il lavoro?" chiesi a Dylan che sorrise e disse "Ho abbastanza conoscenze. Ho già un ufficio che mi aspetta."
"Oh.. Sono veramente felice per voi ragazzi." dissi cercando di non far trapelare la tristezza dalla mia voce.
"Ma in realtà non siamo qui per dirti questo."
"Già, beh Maddie noi ci abbiamo pensato molto e i tuoi genitori ci hanno dato il consenso e siamo qui per chiederti questo. Saresti disposta a lasciare Los Angeles, la scuola e tutto il resto per trasferirti a New York con noi?" la tristezza lasciò posto alla felicità "Stai dicendo sul serio?"
"So che è difficile. Hai 17 anni, cambiare tutto così potrebbe essere difficile ma ho pensato che tu lì con me saresti essenziale. Abbiamo già iniziato a muoverci per quanto riguarda l'affidamento e se tu sei d'accordo dobbiamo solo fissare una data per avere il consenso anche del giudice." disse tirando fuori dalla borsa dei fogli. Solo quando vidi scritto sul foglio le parole 'affidamento' e 'tutori' capii che non stava scherzando.
"Sareste davvero disposti a fare questo? Mi prendereste davvero a vivere con voi?" dissi più rivolta a Dylan che ad Haley.
"Perché non dovremmo? Sei parte di questa cosa più di qualsiasi altra persona e vivere a New York senza di te non sarebbe la stessa cosa." mi misi una mano davanti alla bocca e mi imposi di non piangere.
"Allora? Vieni con noi?"
"Io.. Sì, certo che vengo a New York con voi ragazzi!" dissi alzandomi per fiondarmi ad abbracciarli entrambi.
In pochi minuti la mia vita era cambiata radicalmente.
Una settimana dopo mi ritrovai in tribunale a New York, con i miei genitori, Haley e Dylan.
Mi ritrovai a parlare con il giudice del rapporto tra me ed Haley e provai con tutte le mie forze a convincerla che lei sarebbe stata il tutore perfetto per me.
La decisione venne prese qualche ora dopo.
Questo è un momento abbastanza confuso nella mia testa. Ricordo l'entrata nella stanza del giudice, noi che ci alziamo in piedi e lei che parlava. L'unica cosa che ricordo chiaramente fu quando disse "Signor Campbell, signora Campbell, congratulazioni. Da oggi in poi Madison Davis sarà sotto la vostra tutela." lei continuò a parlare per avvisarli che avrebbero avuto visite a sorpresa per visionare la situazione. Ma io non ascoltavo più. Ero talmente felice che non riuscivo a rimanere concentrata.
Uscimmo dal tribunale e abbracciai Haley che tremava.
"Pensavo avrebbe detto no." mi disse sottovoce facendomi ridere.
Andò in bagno per ricomporsi e io rimasi con Dylan che mi guardava "Che c'è?"
"In tutti questi anni a mentirmi sei stata proprio tu."
"Che intendi?"
"Questa te la farò pagare MADISON." disse scandendo bene il mio nome completo.
"Sei uno stronzo. Non mi piace il mio nome completo."
"Beh preparati perché ti chiamerò così per il resto dei miei giorni." disse scherzando.
"Grazie Dylan." lui tornò serio e mi abbracciò "Non è niente in confronto a ciò che hai fatto tu." disse poi prima di staccarsi per uscire dal tribunale.
Che lui mi fosse sempre piaciuto non era mai stato un segreto. Di tutti i ragazzi che Haley mi aveva presentato lui era il peggiore e il migliore allo stesso tempo.
Aveva un atteggiamento strafottente e da duro, ma allo stesso tempo, era l'unico che davvero aveva dimostrato di tenere a lei più di qualsiasi cosa. Per accontentarla si era fatto piacere tante gente, io per prima, e si era creato un bel rapporto tra noi. Quando si sono lasciati e lei è andata a New York lui veniva spesso a scuola ed ero stato lui a raccontarmi perché si erano lasciati. Mi ha raccontato della scommessa e per quanto avrei voluto odiarlo per aver tradito la fiducia della mia sorellona, non ci riuscii mai perché vedevo quanto davvero fosse pentito della cosa. Così, invece di cacciarlo, iniziai ad aiutarlo.
Sì, quel giorno quando si rincontrarono a scuola durante la pausa pranzo non era stato un incontro casuale. Io lo avevo mandato lì, io gli avevo detto che lei era lì e da quel momento ho fatto di tutto per vederli tornare di nuovo insieme.
Haley uscì dal bagno e insieme ci incamminammo verso l'uscita.
"Ti portiamo a vedere la casa okay? Così io e te torniamo a Los Angeles, ti aiuto ad impacchettare tutto e portiamo tutto qui." annuii ancora emozionata e salii in macchina ammirando il paesaggio.
Arrivammo a casa loro una mezz'ora dopo e ciò che vidi appena scesi di macchina non mi sorprese per niente. Era una casa grande, forse anche troppo, era circondata da un bellissimo giardino e, come ho scoperto poco dopo, nel retro c'era anche una piscina. L'interno era semplice e accogliente. Le pareti erano tappezzate di foto, di certificati e di titoli.
Aveva tre piani e il seminterrato. Al piano terra c'era la cucina, le varie sale e un bagno, al secondo c'era la stanza di Mackenzie e la loro, entrambe avevano un bagno privato, e al secondo piano c'erano due stanze per gli ospiti.
"Adesso devi scegliere tu. Seminterrato o secondo piano?"
"Noi avevamo pensato al seminterrato perché è un pò più grande delle due stanze però scegli pure tu."
Scendemmo per vedere il seminterrato. Davanti alla scalinata c'era un divano, una TV ed era come una sala giochi. Poi, alla destra delle scale, c'era una porta e quando l'aprii rimasi stupefatta. Era enorme. Il letto era ad una piazza e mezzo, aveva un armadio enorme, una scrivania e un grande specchio.
"Il bagno è dall'altra parte del seminterrato ma ovviamente sarà solo tuo. Che ne dici?"
"Voglio il seminterrato." dissi sorridendo.
"Non avevo dubbi.".
Salimmo le scale e tornammo di sopra e Dylan ci accompagnò all'aeroporto.
Nel giro di qualche giorno, con l'aiuto di Haley, riuscii a sistemare tutto negli scatoloni e nell'ultimo weekend di luglio, mi ritrovai con una valigia in mano davanti al gate, pronta per iniziare tutto da capo.
Quando chiamarono l'imbarco Haley decise di lasciarmi salutare i miei da sola e si avviò.
"Madison mi raccomando. Non farmi pentire di aver preso questa decisione." disse mio padre "Tutto quello che ti dice lei è legge. Non metterti nei guai perché io non ti aiuterò." sì, era il padre dell'anno direi.
"Grazie papà, sei sempre molto gentile." dissi guardandolo male.
Mia madre prese la parola per evitare che mio padre dicesse altro che potesse ferirmi "Stai attenta okay? Se hai bisogno di noi basta che ci chiami hai capito?" annuii "Sono tanto fiera di te tesoro." disse infine abbracciandomi. Quando si staccò costrinse mio padre a fare lo stesso e lui mi mise una mano sulla spalla, si avvicinò al mio orecchio e disse "Se sbagli qualcosa ti ritroverai sul primo aereo di ritorno per Los Angeles." deglutii. Lo disse con cattiveria, fregandosene del fatto che avrebbe potuto ferirmi.
A lui non importava niente di me, era qui solo perché mia madre lo aveva costretto "Non voglio ricevere nessuna chiamata di aiuto. Siamo intesi?"
Stronzo gli occhi cercando di tenere le lacrime dentro di me ed annuii "Fa buon viaggio." disse poi avviandosi verso l'uscita. Salutai l'ultima volta mia madre e raggiunsi Haley. Solo una volta salite sull'aereo mi chiese se andava tutto bene. Haley sa tutto, tutto tranne del rapporto tra me e mio padre. Se avesse saputo qualcosa si sarebbe arrabbiata e sarebbe successo casino, quindi decisi di lasciarla fuori da tutto ciò.
"Sì, sono un pò preoccupata."
"Andrà tutto bene. Noi saremo con te." mi disse sorridendomi.
Atterrammo a New York verso sera ed accoglierci c'era Dylan ovviamente.
"Com'è andato il volo MADISON?"
Lo fulminai con lo sguardo "Dylan lasciala stare. Sii maturo."
"Cosa? Ci conosciamo da sette anni e non mi ha mai detto il suo vero nome. È stata scorretta!"
Haley lo guardò e scosse la testa "C'è un motivo se non si fa chiamare così no? Lasciala stare su."
Lui prima mi guardò male, poi si mise a ridere e mi mise un braccio intorno alle spalle "Sai che sarai sotto il mio controllo d'ora in poi vero?" lo guardai non capendo e lui iniziò a parlare contando "Niente stronzate, niente uscite senza il mio permesso e.. Niente ragazzi."
"Dylan!"
"Ehi. Sul foglio del giudice c'è scritto che i tutori sono Haley e Dylan Campbell. Non solo Haley. Quindi decido io."
"Sisi certo." dissi prendendomi gioco di lui.
Per quanto potessi prenderlo in giro e per quanto potessi trattarlo male, non potrei desiderare tutore migliore.
Non per dire niente, ma Dylan è figo, era figo a vent'anni e lo è ora che ne ha ventisette. Non sono tante le ragazze che possono dire di aver un tutore così.
"E poi ammettilo piccoletta, tu puoi ritenerti super fortunata ad avermi come tutore. Non a tutti capita un elemento così." disse facendomi l'occhiolino. Ma mi aveva letto nella mente?
"Ma sta zitto idiota e pensa a mettere dentro le valigie!" disse Haley con tono ironico.
Arrivammo a casa poco dopo ed iniziai a sistemare le cose essenziali fino a che,  ovviamente, non crollai stanca morta nel letto.

LOST IN NEW YORK #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora