1. Tic, Tac, Tic, Tac.

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Tic, tac, tic, tac.
La lancetta dei secondi si mosse lentamente nell'orologio sulla scrivania di Yoongi.
Quest'ultimo si trovava sdraiato sul letto, quasi sul punto di addormentarsi e con le cuffiette nelle orecchie.
Era una tipica nottata estiva, la grande luna in cielo illuminava per metà la stanza del ragazzo.

Tic, tac. È mezzanotte.
Tic, tac. Sono le due.
Tic, tac. Sono le due e quaranta minuti.
Tic, tac. Sono le tre e trent...

«Mamma, che ci fai ancora sveglia? Vai a letto è notte fonda.» sussurró Yoongi mentre passava il salotto per raggiungere la cucina.
Una sagoma poggiata sul divano, immobile e silenziosa resa nera dalla mancanza di illuminazione.
È sicuramente la mamma.

Yoongi raggiunse lentamente il frigorifero, esso si aprì con un rumore inquietante, che procurò al ragazzo dei brividi lungo tutta la colonna vertebrale.
Prese da bere, ma non richiuse quella che era l'unica fonte di luce in quel momento.

Mentre egli cominciò a bere sentì venire verso di lui dei passi pesanti.
Ah, è papà, non la mamma.

«Vuoi da bere papà?»
Nessuna risposta.
«Papà?»
Nessuna risposta, solo altri passi verso di lui.
«Ehi papà...?»
Preoccupato dall'assenza di risposta, Yoongi spinse subito l'interruttore alla sua destra.

Quello non era suo padre.

Un uomo alto e robusto aveva in mano un coltello grosso e affilato.
Chi sei? Cosa vuoi?
Peccato che il ragazzo non riuscì a reagire.
Quelle frasi gli morirono in gola.
Cosa dovrebbe fare? Scappare e chiedere aiuto? Combattere contro quell'omone?

Chiamó impaurito i suoi genitori.
«Mammaa, Papàà, aiuto. Venite in cucina, pres-» non fece in tempo a finire la richiesta di soccorso che gli arrivó un ceffone in pieno volto.
«Finiscila ragazzino, non possono certo aiutarti dopo lo speciale servizio che gli ho riservato.» disse l'uomo con un ghigno terrificante in volto.
Yoongi rimase impietrito.
Cosa? No, non ci credo. Non può essere. Perché tutto ciò? Non può davvero intendere ciò che penso.

Il ragazzo rialzó il volto dolorante e caricandosi di tutto il coraggio necessario si sporse verso l'apposito contenitore di coltelli. Ne prense uno a casaccio impugnandolo con entrambe le mani e sistemandolo al centro del suo corpo, in modo intimidatorio.

«Cosa credi di fare con quello, piccolo ragazzino?» gli sbuffó in faccia il tipo.
Yoongi non riuscì a tenere ferma quella che si riveló la sua arma. Tremava come una foglia, indietreggiando andó a sbattere contro la parete bianca e immacolata della cucina.
«S-stai f-f-ermo o i-io giuro che...»
Non riuscì a controllare nemmeno la paura, tanto da mettersi a balbettare. Senza far cadere però, nemmeno una lacrima.

Sta per colpirmi. Lo so.
L'uomo fece uno scatto veloce verso la mano del ragazzo, in modo da bloccargli i polsi.
Fece per affondare la lama del suo grosso coltello nella spalla di Yoongi, quando quest'ultimo in preda alla disperazione cominció a dimenarsi. Colpendo con il ginocchio la parte genitale del tizio. Esso si accasció a terra, sibilando parole aspre accompagnate da parolacce.
Yoongi ne approfittó e accecato dalla rabbia, dalla frustrazione e dal dolore cominció a colpire l'uomo. Affondendo in questo ben due volte il coltello.

Poi scappó, il più veloce possibile.
Raggiunse la camera dei genitori.
Si portó una mano alla bocca appena sulla soglia. Il corpo del padre era riverso a terra in una pozza di sangue, con il corpo pieno di lividi e vari fori sanguinanti.
Corse immediatamente su di lui, purtroppo però non c'era più battito. Il padre era morto lì, per mano di uno sconosciuto.
Fece per urlare dal dolore, fino a quando notó la madre, sdraiata sul letto, con un cuscino sopra la faccia e una lacerazione lungo il fianco.

Sua madre, l'unica persona che amó veramente, non poteva essere morta.
Si trascinó verso di lei cautamente, ma ormai disperato. Allontanó lentamente il cuscino dal suo volto e piegandosi sul suo petto riuscì a sentire qualche leggero battito.
È viva. Sua madre è ancora viva.

Andó in camera sua lesto e impaziente fece il numero per le emergenze.
«P-p-pronto... M-i chiamo Min Y-Yoongi. C'è un uomo in casa, ha ucciso mio padre e quasi mia madre. Sta per uccidere anche me.» disse poi tutto d'un fiato.
«Oh, mi dica l'indirizzo e invieremo subito qualcuno» rispose cauto l'operatore.
«Via dei...»
Tu...
Tu...
Tu...
«È ancora in linea? Signore?
...
PRESTO, HO QUI UN'EMERGENZA!»

Tic, tac, tic, tac.
Sono le cinque e qualcuno è morto.

sᴏ ғᴀʀ ᴀᴡᴀʏ 	||♡ᴍ.ʏɢ+ᴘ.ᴊᴍ♡||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora