Capitolo 10

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LEIKA

Seppur infastidita dai suoi modi e ancora nel mondo dei sogni, mi tocco il collo e apro totalmente la porta per fargli vedere il viso di Darren ormai ben sveglio nel mio letto, che cerca in tutti i modi una spiegazione plausibile a ciò che suo fratello sta guardando.

« Dom, cosa ci fai qui? » chiede stridulo Darren

« Cosa fai tu qui Darren! Che domande mi fai? Cosa ti è saltato in testa? »chiede un adirato Dominic, spinto più dalla preoccupazione che dalla rabbia, lo noto dalla sua postura rigida e i suoi occhi densi di emozioni contrastanti.

« Sentite ragazzi perché non ve ne andate di sotto e continuate questa splendida conversazione? » propongo speranzosa che la cosa si risolva e che tutti questi estranei se ne vadano dal mio territorio.

Il viso di Dominic scatta nella mia direzione come impossessato dal demonio e mi osserva per qualche secondo scarso prima di urlarmi contro «E tu perché diavolo non hai chiamato i suoi genitori? Sei solita ospitare ragazzini soli la notte? »

Il suo tono mi lascia interdetta, le sue accuse mi fanno venire voglia di cose illegali.

« Dio santo, Lela perdonalo. Non sa quello che dice » interviene rammaricato e sincero Darren ormai sveglio e in piedi, pronto a fuggire da questa situazione.

Ma nessuno lo ascolta mentre le mie gote si fanno scarlatte per la rabbia e l'imbarazzo.

« Fuori da casa mia, ora » replico gelida.

Sento Darren che mormora una parolaccia contro suo fratello, raccoglie le sue cose e sfreccia fuori dal mio monolocale dicendomi di nuovo « Grazie ancora di tutto Lela »

Non l'ho mai visto cosi.

Mi nasce una sensazione strana alla bocca dello stomaco.

La preoccupazione.

Osservo Dominic che se ne sta ancora palpitante tra la mia stanza e il corridoio mentre osserva la schiena di suo fratello allontanarsi.

Decido di riversargli tutto l'odio che covo dentro da quando l'ho visto aprendo la porta.

A passo di marcia mi avvicino alla porta e mormoro ad un passo da lui « La prossima volta chiediti perché tuo fratello ha preferito dormire da un estraneo, piuttosto che restare da tuo padre o da te »

Lui neanche si volta verso di me, ma capisco che mi ha sentita perché la mascella ricomincia a pulsargli e la sua testa si china sconfitta.

Gli sbatto la porta in faccia con forza. E mi ci adagio con la schiena.

Non mi piace tutto questo. Non mi piacciono in generale le urla o qualsiasi litigio possa crearsi attorno a me o per colpa mia.

Mi prendo la testa fra le mani mentre ancora una volta, il tempo torna indietro, gli occhi si chiudono e cerco di fermare il mio flusso di pensieri invano.

« Cosa significa questo Alex? »

« Quando mi chiami per nome mi preoccupo sempre dolce Leika » biascica felice con occhi socchiusi e la testa che ciondola di lato come se fosse assonnato.

« Sono seria, perché? Perché fai questo? ogni volta. Parlami Alex, siamo io e te ora. No? Solo io e te »

« Se fossimo solo io e te, sarei il ragazzo più felice del mondo » osserva catartico mentre sembra riprendere la lucidità per affrontare un discorso.

Sono mesi che va avanti, sono arrivata ad un limite «Parlami Alex »

Ed è li che comincia la nostra discesa. È li che tutto si sgretola come in un sogno. È li che Alex mi parla.

« Parlami! Parlami Alex! Tutti a chiedermi di parlare! Dio Leika non è evidente? Perché siete tutti cosi ciechi? » mi urla addosso alzandosi e avvicinandosi a me disperato.

Io resto impassibile di fronte a lui, con lacrime silenziose che scendono sulle guance di entrambi. Impotente di fronte al dolore della persona che amo.

Una porta che sbatte mi fa uscire dal mio incubo personale e vista l'ora e la nottata pessima passata, decido di cercare il calore umano della famiglia. Ne approfitto del fatto che questa sera il mio turno inizierà più tardi, intristendomi subito pensando al fatto che sicuramente dovrò fare chiusura.

Mi vesto velocemente e mi precipito alla prima fermata del bus che mi poterà direttamente nel paese dove vivono ancora i miei genitori.

Durante il viaggio ne approfitto per avvisare i due del mio arrivo. Aprendo il gruppo "sei circondata"

Sto atterrando

Mamma: con quale elicottero?

Papà : me lo fai provare?

Ridacchio mentre osservo il paesaggio che cambia, da città caotica, si trasforma in spazi verdi e isolati, finché non arrivo all'entrata del paese.

Non rispondo ai messaggi, ma mi lascio trasportare dal dolce cullare del mezzo che quasi mi addormenta.

La teoria dei due amoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora