Capitolo 14

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LEIKA

Mi sistemo la frangetta nervosa, spettinandola soltanto. Aggravando così la situazione, già imbarazzante dei miei capelli impazziti.

Con un appunto mentale, mi ricordo di sistemarli con una bella tinta e una bella tagliata fatta in casa il prima possibile.

Rallento il passo sospirando stanca, non è stata una giornata semplice, e non è neanche passata velocemente. Le ore sembravano giorni interi. E ho sonno, decisamente sonno. Il mio collo è ancora bloccato da questa mattina, grazie al dolce risveglio ricevuto.

Mi massaggio la curva spalla collo sotto la mia felpona a collo alto, mentre purtroppo arrivo a destinazione.

Accenno ad un educato saluto alzando la mano e allargando le dita come un alieno. Non regalo sorrisi, ne parole. Mi sembra tutto troppo per lui.

Trovo le chiavi del portone ma vengo fermata dalla sua voce profonda « Davvero lavori al Barry's ? » domanda sincero.

Serro le labbra infastidita e decido di non azzannarlo subito alla giugulare, ritrovo il mio equilibrio e mi volto osservandolo meglio. Appoggiato alla sua rumorosa moto nera come la notte. Casco alla mano, solito codino misto a cipolla legato alto a tenere insieme quei quattro peli neri come la pece che si ritrova in testa.

In realtà ha una gran bella chioma. Parla la mia pura invidia per quest'ultima. Chissà perché gli uomini hanno sempre dei capelli migliori rispetto a noi.

Mi prendo qualche altro secondo per osservare le sue mani che trattengono un paio di anelli, null'altro.

Rialzo lo sguardo nei suoi occhi nocciola che mi ricordano ben poco quelli Di Darren,talmente azzurri da potercisi specchiare dentro.

Il viso però mi è fin troppo famigliare. Fine, proprio come quello di Darren, un naso a punta, una bocca perfetta con il labbro inferiore leggermente più carnoso di quello superiore.

« Ciao Dominic, si io sto bene grazie, non ti preoccupare ti scuso per il comportamento del .. » non mi lascia finire interrompendomi « Non mi pento di ciò che ho fatto questa mattina, ero preoccupato per mio fratello. » afferma raddrizzando la schiena e avvicinandosi al portone dove sono anche io.

« Non ho sentito bene, mi hai fatto le tue scuse? » con gesti teatrali chiedo appoggiando la mano dietro l'orecchio e concentrando l'espressione nel nulla come se realmente non avessi sentito.

« No, non ti ho ancora fatto le mie scuse. E poi anche tu me ne dovresti, hai tenuto in casa mio fratello senza dirmi niente » afferma tentennando questa volta. Perché è consapevole delle stronzate che stanno uscendo dalla sua bocca solo perché non riesce a pronunciare quella parola che inizia per S e finisce per CUSA.

« E poi come fai a sapere il mio nome? Non ci siamo mai presentati » continua imperterrito.

A quel punto mi giro totalmente verso di lui e mi diverto a demolirlo, come lui ha fatto questa mattina con me.

« Ah vero! » continuo con la mia teatralità schiaffeggiandomi la fronte « Io a differenza tua so chi mi abita accanto, conosco chi lavora con me, e soprattutto conoscerei chiunque avesse a che fare con mio fratello » gli lancio la frecciatina evidente.

« Magari se la smettessi di guardare sempre le stesse persone nella tua vita, o se solo ti costringessi a guardare al di là della punta del tuo naso, forse e solo forse, saresti riuscito a vedermi sai? È un anno che lavoro al Barry's. » detto ciò, finalmente riesco ad aprire il portone e salgo fino in casa senza mai guardarmi indietro.

Ben consapevole di non aver sentito nessun "scusa" o nessuno che seguiva i miei passi.

Appena la porta si chiude, la mia routine ricomincia senza intoppi. Tutto torna al suo posto. E prima di buttarmi a letto per rimediare alle ore di sonno perduto, osservo il calendario appeso in cucina.

Ogni tanto mi dimentico dei giorni che passano, o degli anni che volano. Perciò mi piace tornare nella realtà consapevole che è domenica e domani ho la giornata libera.

Noto un segno rosso sulla domenica dopo e noto una scritta a me sconosciuta.

io non scrivo cosi

leggo la scritta sospetta – compleanno del tuo vicino preferito

abbasso la testa trattenendo una risata e mi chiedo fondamentalmente se sia la mia vita troppo vuota che mi fa sentire tutto amplificato, oppure realmente se quei maledetti fratelli non siano destinati a tormentarmi giorno e notte.


La teoria dei due amoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora