DOMINIC
La settimana scorre lenta. Lentissima. E la pioggia caduta non aiuta il mio pessimo umore.
Persino Darren si è rifiutato di stare da me, optando per un weekend a casa.
Potrei approfittarne per far venire i miei amici da me, mi servirebbe un po' di svago. Penso distratto mentre servo l'ultimo drink della serata.
« Settimana pesante? » mi chiede il cliente che sto servendo.
« Infinita » ammetto senza lagnarmene troppo. È pur sempre lavoro.
Con lo sguardo noto una sagoma che esce dalla porta sul retro.
Da parecchi giorni non la vedo né la sento.
Per l'esattezza la vedo. La vedo ogni volta che entro in cucina ma non riesco nemmeno a salutarla.
È brava a nascondersi e fingersi impegnata. Tutti se ne sono accorti. Anche perché non è stata una mossa furba quella di farsi spostare la pausa proprio per non incontrarmi.
I colleghi si sono fatti le loro idee sconclusionate.
Sbuffo quando la serata finalmente si conclude, pulisco l'ultimo bicchiere e me ne vado anche io.
Monto sulla mia piccola e corro verso casa. Casualmente arrivo prima della mia vicina, che proprio in quel momento svolta l'angolo.
Con molta cautela e lentezza studiata tolgo il casco, e scendo dalla moto. Giusto il tempo di vederla quasi correre per aprire il portone e sgusciare nel palazzo senza neanche guardarmi.
Con due falcate arrivo con lei « Mi hai tolto anche il saluto? » .
« Ciao » dice chiara mentre trova finalmente le chiavi e apre il portone d'ingresso.
Le afferro il gomito e la saluto di rimando con un cenno della testa « Dobbiamo parlare. Avevamo stabilito una pace » butto lì. Per non tirare fuori l'altro argomento scottante.
Il sesso.
Tutt'ora molto importante e che intendo approfondire. In tutti i sensi.
« Pace che hai decisamente spezzato aggredendomi ».
Spalanco gli occhi alla sua affermazione e vedo che arrossisce consapevole.
« Molto chiara » mormoro « Dunque dovremmo creare una nuova pace, anche perché quella di prima non mi stava cosi bene ».
Non mi risponde, ma non sale nemmeno le scale per correre in casa. La prendo come una nota positiva e continuo.
« Dunque propongo una nuova pace. Formata da: rispetto, saluto obbligatorio, dialogo e visite » dico con sicurezza che non ho. Le osservo la schiena dubbioso.
Perché in tutto questo ancora non mi sta guardando e non so a che pensa.
« Visite? » domanda iniziando a salire le scale. La precedo raggiungendo il mio appartamento.
« Visite si. Hai presente? Quelle che fanno i vicini educati fra loro. Io che ti offro un caffè e tu che cucini per me magari » noto che alza gli occhi al cielo e sbuffa « Oppure potremmo saltare direttamente al dopo. Possiamo effettuare tanti tipi di visite » continuo come se nulla fosse.
La ragazza coglie l'allusione e comincia a tirarsi furiosamente la frangetta prima di aggredirmi verbalmente « Ma per chi.. »
Mi giro totalmente verso di lei e le afferro il polso per non darsi modo di torturarsi il cuoio capelluto « Ironia? Mai sentita nominare? Scherzavo Leika. Non ti toccherò più se tu non lo vorrai » ci tengo a precisare.
Cosa che accadrà.
« Certo che non lo voglio » ci tiene anche lei a precisare.
Annuisco tendendole la mano per sancire la nostra pace.
Lei osserva la mia mano ma la stringe forte dopo pochi secondi, senza aspettare oltre corre l'ultima rampa di scale e sbatte la porta rinchiudendosi nella sua torre.
« Ciao anche a te Leika ».
Mi scappa un sorriso e per la prima volta dopo giorni, le mie spalle si rilassano, la mia fronte non è più raggrinzita da rughe da preoccupazione o livore.
Con energia nuova prendo il telefono e scrivo a Cristian e Mattia invitandoli a passare il weekend da me.
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La teoria dei due amori
ChickLitQuando una persona è convinta di aver amato con tutta se stessa, fino a non avere più un briciolo d'amore dentro di sé, può tornare a provare quel sentimento? Ma soprattutto, che amore è, se il suo per sempre è già andato in frantumi? Leika ha amato...