Capitolo 29

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DOMINIC

Il suono insistente del campanello mi sveglia dal mio sonno iniziato poche ore fa. Guardo l'ora e noto che sono solo le dodici.

Non è possibile.

Capisco subito chi ha suonato grazie ai suoni ritmici e alla camminata che sento sulle scale, pesante e decisa, di chi è abituato a scappare.

Leika

 Per svegliarmi ed infastidirla, inizio mettendo una canzone a caso che risuona fra le pareti della mia camera. Decido di renderla partecipe solo quando apro la finestra della camera e finalmente mi sento più sereno.

Vendetta sia.

Come mi aspettavo, la nostra tregua è durata meno di una sveltina nel bagno di uno squallido pub. Due minuti, il tempo di capire che era impossibile fare sesso lì dentro. E io che volevo essere trasgressivo per una volta nella vita.

Al solo ricordo arriccio il naso disgustato. E ridacchio ricordando la faccia della ragazza.

Una porta che sbatte mi ricorda della mia cara vicina.

Stabilita la pace con una stretta di mano finale, quella sera tutto sembrava perfetto. Ma non avevo calcolato la quiete prima della tempesta! Proprio come accade nei temporali migliori, poco prima un silenzio e una pace quasi surreale, sospettosa. Poco dopo: il lampo accecante. L'inizio.

Non so bene chi ha iniziato, se lei quando ha deciso che la sua stanza era più che adatta per sentire a tutto volume quelle canzoni smielate che sento ormai saltuariamente o se io, ovviamente per sbaglio, l'ho infastidita quando ho acceso la moto per controllare che fosse tutto in regola. E poi mi sono divertito un po' a provare l acceleratore..

Si, forse ho esagerato. Ma non ci ho neanche pensato al rumore, quando siamo io e la mia piccolina, nessun rumore può infastidirmi o distrarmi.

Poi non diciamo eresie. Non si tratta di semplici rumori. Si tratta della mia amata Yamaha nera più della notte senza luna, che faceva sentire alla natura il suo canto da sessanta cavalli.

Era musica. Non era rumore fastidioso.

Incompetente, ecco cos'è. un'incompetente.

Ma devo anche ammettere una cosa. Sta succedendo qualcosa di strano fra me e la vicina.

Ogni volta che mi ritrovo in sua presenza, o sento la sua presenza incombere al piano di sopra, succede qualcosa di strano. La tensione cresce.

Sono passati ormai dieci giorni da quella notte, le mie abitudini stanno subendo un cambiamento per colpa sua.

Perfino la signora Martinez ha capito che qualcosa è cambiato. L'altro giorno sono uscito e l'ho trovata sulla scala che mi guardava con astio "se non la smettete di fare casino tu e il terzo piano, smetterò di fare torte " mi disse minacciosa.

Quando ha etichettato Leika come " terzo piano" per poco non scoppiavo a ridere.

Quindi non sono l'unico ad abitare sotto di lei e a non conoscerla.

 Mi consolo.

Spesso, quando i nostri turni coincidono, torniamo a casa insieme. Non riusciamo mai ad andare insieme al Barry's perché i miei turni iniziano sempre prima dei suoi o molto dopo.

La prima volta che la vidi aspettarmi seduta sul muretto, per poco non mi si slogava la mascella per quanto ero stupito.

Ho perso perfino l'abitudine di usare la moto per andare a lavoro, cosi da poter tornare insieme.

Durante le pause stiamo perennemente nella saletta del personale, e ormai tutti sanno che quello è il nostro orario. La nostra pausa.

Ho un dubbio che mi assilla spesso, credo proprio che le nostre colleghe ci stiano studiando come se fossimo animali rabbiosi che prima o poi sono destinati ad attaccarsi.

Li capisco perché in questi dieci giorni hanno già assistito a due litigate e tre discussioni. Le chiamo discussioni, solo perché le litigate sottintendono una vendetta, perciò quelle tre volte non son avvenute. Ergo: non erano litigate.

Ho scoperto che Leika odia essere osservata mentre mangia, parla poco, odia i propri capelli tanto da tirarseli almeno ogni dieci minuti, e non si trucca mai. Solo una volta ho visto un velo di lucido che risaltava la sua bocca grande e le sue labbra carnose.

Ho scoperto che le piace parlare di Darren, e che quando lo prende in giro lo fa senza cattiveria perché sono gli unici momenti in cui sorride. Quando parla di lui.

In realtà non ho scoperto molto, questo l'ho colto da solo. Lei è molto riservata. Forse diffidente.

Ogni tanto mi rinfaccia di nuovo il fatto che non avessi idea di chi fosse, nonostante tutti gli anni vissuti come vicini e gli anni passati a lavorare insieme nel medesimo locale.

Ci sono giorni in cui siamo più scontrosi che altri. Per esempio il suo giorno peggiore è il Venerdì. È peggio di un istrice. Punge chiunque gli passi ad un metro di distanza.

Oggi è Venerdì. Allarme rosso.

Ma tornando al punto più inquietante della questione. C'è tensione fra noi due. Non so se definirla buona. Non so nemmeno se si può definire. Ma so che la sentiamo entrambi.

Ci sono momenti in cui siamo silenziosi e questa tensione parla per noi.

Il suo braccio sfiora spesso il mio, l'elettricità si annusa nell'aria. Lei comincia a toccarsi i capelli e io mi schiarisco la gola per rompere tutti questi momenti.

Nella mia testa passano i pensieri più improbabili

E se..? Insomma ha delle labbra da paura. Due occhi che anche da chiusi potrebbero leggerti dentro per quanto sono grandi. È snella ma non è un male. Non ha forme prorompenti ma adoro la sua linea infinita del collo e il suo vitino cosi piccolo e fragile.

 i pensieri vengono sempre interrotti dal mio buonsenso o dall'interruzione di qualcosa o qualcuno che ci divide.

Mi stropiccio gli occhi confuso e mi sveglio definitivamente sul cambio canzone, quando nella stanza ora rimbomba Cocciante con Margherita.

La teoria dei due amoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora