Capitolo 9

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Capitolo 9

Il vento fresco fece svolazzare i miei capelli da una parte all'altra. Cercai di aprire gli occhi ancora incrostati. Continuai a tenerli sempre chiusi, quando allungo le gambe cercando di occupare tutta la panchina.

Finché la mia scarpa si andò a scontrare contro qualcosa di duro. Mi ci vuole un secondo per capire che non sono sola.

Mi alzai all'improvviso aprendo gli occhi di scatto e trovai una alta figura seduta sul bordo della panchina.

Styles?

I suoi occhi sono chiusi e sembra così rilassato in questo momento.

Un pacchetto di sigarette gli esce dalla tasca dei jeans e le mani sono chiuse lungo i fianchi. Non riesco a vedere bene il suo volto, visto che è girato dall'altra parte.

Mi alzai, cercando di fare il meno rumore possibile. Ma fu inutile.

Aprì immediatamente gli occhi al suono dei miei passi e io rimango pietrificata, non sapendo cos'altro fare.

Si grattò gli occhi "Ciao." Disse in modo brusco, guardandomi.

Combattei contro l'impulso di scappare, ma rimasi immobile.

"Cosa ci fai tu qui?" Quasi sussurrai.

"Potrei farti la stessa domanda." Mi disse mostrandomi un piccolo sorriso divertito. 

"Mi hai seguito?" Chiesi aggrottando la fronte.

Ridacchiò, ma non risponde.

Mi fermai ad osservarlo un momento, colpita dalla sua innegabile bellezza. Le ciglia scure incrociano due profondi occhi verde smeraldo più lucenti del solito. I ricci gli ricadevano morbidi sulla fronte, mentre si portò alle labbra rosee una sigaretta.

"Se vuoi posso farmi una foto, così puoi guardarmi quando ti pare." Dice in modo arrogante "Odio quando le persone mi fissano in continuazione."

Rimasi di nuovo zitta, sentendomi abbastanza in imbarazzo.

"Vuoi?" Dice, porgendomi gentilmente una sigaretta.

Annuii e la presi dalle sue dita, le nostre mani si sfiorano per un secondo. Mi sedetti di fianco a lui sulla panchina guardando il cielo schiarirsi piano piano. Chissà che ore erano.

Stavo cercando di perdere questa abitudine, vorrei tanto riuscirci, ma credo che sia più forte di me. Fumo sempre quando sono nervosa, mi serve a smaltire la rabbia.

"Perché prima te ne sei andata?" Mi chiese e questa domanda mi lasciò sorpresa. Non dovrebbe interessargli.

Non posso dirgli la verità. "Uhm..io-"

"Sei scappata per venire a dormire qui sotto?" Fa una pausa, sputando il fumo. Non so cosa rispondergli. Fece un altro tiro alla sigaretta "Helen, giusto?"

Lo guardai incuriosita "Come fai a sapere il mio nome?"

"Io so molte cose." Rise sotto i baffi "Sei scappata perché ti sentivi a disagio, piccolina?"

Piccolina. Lo stesso nomignolo che usa sempre Carter.

Ero infuriata. "Assolutamente no."

La sua risata divenne sempre più forte. "Conosco una psichiatria qui a Londra. Sarebbe fatto apposta per te." Si stava soltanto prendendo gioco di me, lo so.

"Comunque piacere, Harry." Si presenta porgendomi la mano in modo gentile. Lo guardo ma non ricambio il saluto. Era lunatico, riusciva a ridere e un attimo dopo ritornare serio.

"Bhe, Harry, io me ne vado." Mi alzai facendo qualche passo indietro.

"Sono le sei del mattino! Dove vorresti andare?" Alzò la voce.

"A casa forse?" Mi voltai, per non guardarlo più in faccia e a passi svelti cominciai ad allontanarmi.

"Ci si vede in giro, Helen." Disse alle mie spalle.

Sono abbastanza lontana dal parco, ho quasi corso per riuscire ad allontanarmi il più velocemente possibile.

Mi fermai un secondo e mi voltai.

Riuscivo a vederlo. Chissà cosa stava facendo lì. Forse stava cercando di smaltire la sbornia o forse semplicemente voleva guardare l'alba. Cosa avrà pensato quando mi aveva visto tutta sola e raggomitolata per non sentire freddo.

È ancora lì. Seduto, immobile. I suoi occhi stanno fissando il vuoto davanti a sé. Vorrei tanto sapere cosa stia pensando in questo momento.

Survive [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora