7.ups and down

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Quella sera decisi di stare sola, non avevo voglia di vedere le ragazze perché sicuramente mi avrebbero riempita di insulti per ciò che avevo fatto. Decisi quindi di ritirarmi nel mio mondo, dove solo io potevo accedere veramente, un posto in cui stavo bene, un posto in cui ero in pace: la stanza di pittura. Disegnare era sempre stata la mia più grande passione ma i miei genitori non avevano mai approvato questa cosa. Pensavano che mi dovessi dedicare ad altro, specialmente avrei dovuto interessarmi a quello che facevano loro, per potermi sapere muovere al meglio nel mondo del business. Ma io mi rinchiudevo dentro quella stanza, chiudevo la porta e lasciavo il mondo reale dall’altra parte, con tutti i problemi, le preoccupazioni, le sofferenze. Dipingere mi dava delle sensazioni indescrivibili, che nessuno davvero sarebbe mai riuscito a capire fino in fondo.
Accesi la musica creando un’atmosfera di pace, presi una tela bianca e dei pennelli e senza pensare un secondo le miei mani iniziarono a scorrere sulla tela, dando forma ad un disegno. Quello che dipingevo non sempre aveva una forma precisa, erano spesso disegni astratti, rappresentazioni del mio stato d’animo. Ma in quel momento linee precise prendevano forma, i contorni erano delineati in modo dettagliato e dopo ore di lavoro mi accorsi di aver disegnato due persone abbracciate, probabilmente io e Harry.

Sentii suonare il campanello e mi chiesi chi potesse essere a quell’ora. Scesi le scale di fretta e corsi ad aprire la porta, trovandomi davanti Vicky, Holly e Rebecca. Perfetto.

- non credete sia un po tardi?- dissi scocciata nel vederle. Era chiaro che non erano le benvenute in quel momento.

Le fissai per qualche secondo e subito notai che non erano arrabbiate, o deluse. Vedevo i loro volti quasi rilassati e apparentemente curiosi.

- eravamo venute a scusarci per il nostro comportamento e volevamo sapere com’era andata- disse Rebecca, abbassando leggermente lo sguardo. Holly e Vicky annuirono.
- mi avete fatto arrabbiare ma siete perdonate ovviamente- dissi mentre ci racchiudevamo in un abbraccio di gruppo.
- allora, ci racconti cosa è successo? Sei sparita per un giorno intero- domandò Holly, presa dall’euforia.
- siamo andati in moto alla casa di suo zio..al mare- dissi facendomi comparire un sorriso sulle labbra.

Le ragazze sbarrarono gli occhi e subito cominciarono a tempestarmi di domande su ciò che era successo, volevano che raccontassi loro ogni minimo dettaglio di quella giornata e io senza alcuna fatica lo feci. Ogni attimo che passavo con Harry era indimenticabile, ogni sorriso, parola, carezza, bacio era tutto speciale .

- wow non credevo fosse capace di fare cose così romantiche- disse Vicky sorpresa.
- a volte le persone possono cambiare- dissi cercando di farle capire che doveva smetterla di comportarsi così, perché ero stufa.

Verso mezzanotte le ragazze se ne andarono e io salii in camera, buttandomi a peso morto sul letto. Ormai ogni forma di energia mi aveva abbandonato completamente e quando i miei occhi stavano decidendo di chiudersi il mio cellulare squillò. Guardai la schermata del telefono vidi che era Harry.

- Harry!- dissi , cercando si sembrare abbastanza sveglia.
- volevo augurarti la buona notte- mi rispose con fare dolce

Mi comparve un enorme sorriso sulle labbra e subito lo ringraziai del pensiero. Rimanemmo a parlare per qualche minuto finché non gli dissi che ero veramente stanca e che avevo bisogno di dormire visto che il mattino seguente sarei dovuta andare a lavoro. Spensi il telefono e chiusi gli occhi, addormentandomi in un istante.
il mattino seguente la mia sveglia cominciò a suonare impazzita e nel tentativo di spegnerla la feci cadere per terra.

- maledizione- dissi ancora assonnata.

Scesi dal letto, rimettendo la sveglia sul comodino e constatando che non avevo molto tempo per prepararmi. Andai in bagno facendomi una doccia veloce, mi vestii leggera a causa del caldo di quella mattina mi infilai le scarpe e presa ogni cosa necessaria chiusi la porta di casa dirigendomi al bar. Non avevo molta voglia di lavorare quella mattina ma non mi era permesso lamentarmi o mi avrebbe licenziata prima ancora che potessi ribattere.
Arrivai puntuale e , dopo aver indossato la divisa, iniziai a servire caffè e brioche come sempre. Ogni volta era a stessa routine, non succedeva mia niente di nuovo.

- divertita alla festa?- mi chiese Lu, la signora che lavorava con me.
- oh si, molto più di quello che mi aspettassi- dissi sorridendo.

Lu lavorava da anni in quel bar ed era davvero una signora incredibile. Ogni volta mi raccontava aneddoti del sua vita che mi sbalordivano, a volte stentavo davvero a crederle. Si poteva scorgere però che era una donna che nella sua vita aveva viaggiato e aveva vissuto davvero. Ormai la sua vecchiaia le impediva di fare molte cose, prima di tutte viaggiare. Ma odiava sentirsi inutile, mi aveva raccontato, così si era messa a lavorare in quel bar.

-ciao principessa- disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai sapendo a chi apparteneva. Harry era appoggiato al bancone, con un cappellino in lana in testa, alquanto buffo essendo estate, ma gli donava un’aria tenera e sexy allo stesso tempo. Mi sorrise allungandosi per darmi un bacio sulla guancia.

- che ci fai qui?- dissi un po’ sorpresa.
- sono venuto a vedere quanto sei sexy mentre lavori- disse facendomi l’occhiolino.

Scossi la testa per ricompormi mentre il mio cuore prese a battere furiosamente, facendomi arrossire sotto il suo sguardo provocatore e tentai di soffocare un assurdo sorriso che andava da un orecchio all’altro. Gli lanciai una rapida occhiata nascosta mentre si metteva in coda, in attesa che lo servissi. Avrei potuto stare tutto il giorno ad ammirarlo: alto, slanciato, con due occhi penetranti e un sorriso da farti girare la testa. Lo vidi passarsi le mani tra i capelli, una , due volte. Come avrei voluto essere io a farlo. Mi morsi il labbro inferiore e abbassai gli occhi perché non mi piaceva la direzione che avevano preso i miei imbarazzanti pensieri.
Gli servii un caffè e poi tornai a lavorare, parlando di tanto in tanto con lui finché non andò a sedersi ad un tavolo e cominciò ad osservarmi. Era imbarazzante essere guardata mentre lavoravo e Harry , accortosene, scosse la testa e rise leggermente. Dopo qualche minuto lo vidi impegnato a scrivere sul cellulare e mi prese il panico. Il suo sguardo si spostò dal telefono al mio viso e io cercai di guardare altrove, facendo finta di niente. Che mi avesse scoperto? La risposta sembrava alquanto ovvia quando lo vidi alzarsi, venendo verso di me. Cercai di sembrare il più naturale possibile, come se non avessi la minima idea del perché si stava avvicinando con tanta fretta.

- hai un minuto? Vorrei parlarti- disse serio.

Forse l’avevo combinata davvero grossa. Dissi a Lu che mi assentavo per qualche minuto e portai Harry nel retro del bar.

- è successo qualcosa?- chiesi un po preoccupata
- sarò via per qualche giorno- confessò
- oh – dissi quasi sospirando per il sollievo di non essere stata scoperta – dove devi andare?-
- ehm… da mia madre, sai tra qualche giorno è il suo compleanno e volevo stare un po con lei- disse abbassando lo sguardo.

Quella motivazione non mi convinse per niente , ma non avevo nessun diritto di indagare nella sua vita. Forse si vergognava solo di apparire debole ai miei occhi, se per debolezza intendeva andare a trovare la madre per il compleanno. Non feci domande a proposito ma lo abbracciai solamente, mi sarebbe mancato.
Lo vidi allontanarsi mentre rimanevo a guardarlo con un’espressione triste, ma in una frazione di secondo lo vidi correre verso di me, prese il mio volto tra le mani e mi diede un bacio, togliendomi il fiato.

- torno presto -disse mentre si allontanava di nuovo- e non preoccuparti di Chloe, è storia passata ormai- disse facendomi l’occhiolino.

Rimasi immobile, ancora inebriata dal piacere di quel bacio e rossa per l’imbarazzo di essere stata scoperta. Harry scomparve dal mio raggio visivo e decisi quindi di fumarmi una sigaretta. Sentii i miei nervi rilassarsi e mi sedetti per terra, con la schiena appoggiata al muro. 
La porta che dava sul retro si aprii di colpo, mostrando la possente figura di Rob.

- che cazzo ci fai qui?- disse rosso in volto.
- scusa, avevo un mal di testa atroce, stavo prendendo una boccata d’aria - confessai cercando di sembrare il più credibile possibile ai suoi occhi.

Rob scosse la testa, mi prese per un braccio, sollevandomi da terra, mi strappò la sigaretta dalla bocca gettandola per terra e pestandola con un piede. Mi trascinò dentro il bar e mi portò nel suo ufficio.

- ridammi la divisa- disse serio.
- Rob, senti mi…-
- ridammi la divisa, sei licenziata Charlie- urlò

Avrei voluto urlargli in faccia che odiavo quel bar e che ero ben felice di andarmene così non avrei più visto quella sua faccia da coglione. Ma non dissi nulla. Mi limitai ad andare a cambiarmi, lasciandogli poi la divisa buttata sul pavimento. Andai nell’ufficio di Rob per prendermi gli ultimi soldi, poi salutai Lu e me ne andai, ripromettendo a me stessa che non sarei più entrata là dentro.
Chiamai Vicky, avevo bisogno di lei in quel momento. Ci didimo appuntamento alla solito chiosco in cui avevamo passato interi pomeriggi della nostra appena passata adolescenza.

- tesoro, come stai?- mi chiese non appena ci sedemmo al solito tavolino.
- Harry se ne è andato da sua madre per qualche giorno e Rob mi ha licenziata- dissi mogia

Vicky mi diede una carezza sul viso, dicendo che le dispiaceva molto. In realtà nessuna delle due cose le dispiaceva davvero. Il bar in cui avevo lavorato quell’anno non le era mai piaciuto molto, e su questo non le davo torto, ma per Harry, avevo la netta sensazione che fosse contenta che se ne fosse andato via, avrei scommesso che pensava che in questo modo avrei riflettuto meglio su di lui e lo avrei dimenticato. Come si sbagliava.
Prendemmo un frullato e parlammo di ogni cosa ci passasse per la mente, come ai vecchi tempi. Mi disse che aveva conosciuto un ragazzo di nome Jay alla festa di Nicole e che le piaceva davvero tanto. Le era parso dolce, sensibile e davvero sexy e mi disse che lo avrebbe rivisto quella sera in discoteca.

- vieni?- mi chiese
- no , preferisco lasciarvi soli. Verrò sabato così chiedo a Harry se vuole venire- dissi quasi in tono di sfida

Vicky fece spallucce e tornò a bere il suo frullato. Verso le sei mi riaccompagnò a casa dicendomi che sarebbe venuta da me il giorno seguente.
Quella sera chiamai Harry per sapere come era andato il viaggio, se stava bene, quando sarebbe tornato. Volevo sentire solo la sua voce profonda parlare con me, mi faceva stare bene.

-torno venerdì principessa- mi disse
- sabato vieni a ballare? - gli chiesi sperando in una risposta affermativa.

Mi disse che sarebbe venuto pur di stare con me e arrossii a quelle parole. Era bello sentirsi speciale per qualcuno, avere una persona vicino a cui fa piacere stare con te ed erano esattamente le sensazioni che mi provocava Harry. Non riuscivo a credere al fatto che lui fosse entrato nella mia vita in quel modo e che ora non avrei avuto il coraggio di lasciarlo andare mai. Io e lui avevamo un rapporto diverso da quelli che avevo sempre avuto, qualcosa di indefinito ma di terribilmente piacevole.
Chiacchierammo per tutta la sera fino a quando non mi disse che sarebbe dovuto andare a causa di un impegno e dopo averlo salutato chiusi la chiamata. Mi distesi sul letto e accesi il computer portatile, navigando un po’ su Facebook, tanto per passare il tempo. Visitai il profilo di Harry, scorrendo tra le sue foto , ognuna con una ragazza diversa . In quel momento capii di essere veramente gelosa di lui e l’insicurezza prese possesso di me. Guardavo e riguardavo quelle foto e pensavo che quelle ragazze fossero migliori di me e la mia autostima cadde in breve. Avevo paura che Harry vedesse ancora alcune di loro senza farmi sapere niente, nascondendomi tutto all’ombra di un sorriso e di una carezza, di un bacio e di una parola dolce , facendomi entrare in un labirinto senza uscita.
Cercai di scacciare quei pensieri stupidi e spensi il computer mettendolo sulla scrivania. Mi infilai una canotta leggermente lunga e mi distesi nuovamente sul letto, mi infilai le cuffiette dell’Ipod e chiusi gli occhi lasciandomi trascinare dalla musica.

Nei giorni seguenti girovagai per negozi con le ragazze, andammo al mare a divertirci un po’ e ci godemmo ogni serata andando in un locale diverso. Quel venerdì tanto atteso arrivò senza che me ne accorgessi veramente e quando Harry si presentò alla mia porta con un sorriso sul viso mi lanciai completamente su di lui, abbracciandolo. Ora che era li, con me, sembrava tutto perfetto.
Gli presi una mano trascinandolo in casa, chiudendo la porta, poi lo baciai. La sua assenza in quei giorni in un certo senso mi era pesata ma rivederlo li, sentire il suo corpo contro il mio mi ripagò dell’attesa.

- avanti preparati che usciamo- mi disse una volta che le nostre labbra si staccarono.

Mi allontanai da lui, salendo le scale diretta al bagno. Avevo bisogno di fare un doccia, così una volta spogliata, mi infilai sotto il getto d’acqua fresca. Non riuscivo a sentire nient’altro se non il battito impazzito del mio cuore. Con lui non c’era volta in cui non avessi un tuffo al cuore ogni volta che sentivo il suo tocco, non c’era volta in cui il suo sorriso mi facesse girare la testa tanto da non capire più niente. Con lui era così e non potevo quasi farne a meno, di quelle sensazioni, come fossero una potente droga da cui non riuscivo a liberarmi. O semplicemente non volevo. 

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora