8.You have stolen my Hart

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Scesi le scale e andai in salotto trovando Harry disteso sul divano a fissare il soffitto. Quando si accorse che lo stavo fissando il suo sguardo si spostò velocemente su di me, sorrise e si mise seduto facendomi segno di avvicinarsi. Avanzai e mi andai a sedere accanto a lui, appoggiando il mio viso sulla sua spalla. La mia mano scese in cerca della sua e quando la trovai la strinsi forte come per volergli dire che lo sentivo mio, solo mio e di nessun altro. Mi alzai e con ancora la mia mano stretta nella sua lo strattonai per fargli capire che doveva alzarsi, cosa che non aveva intenzione di fare . Scosse il capo in segno di disapprovazione e dopo un breve risata mi tirò a se facendomi cadere sopra di lui.

- volevo farti vedere una cosa - dissi guardandolo negli occhi 

La sua testa si piegò leggermente e incuriosito mi chiese di cosa si trattava. Senza aggiungere parola mi alzai nuovamente e lo presi per mano, trascinandolo su per le scale. Aprii la porta della sala di pittura e lo portai davanti ad una tela, la nostra tela. Le sagome dei nostri corpi abbracciati apparvero per la prima volta davanti ai suoi occhi che rimasero a fissare ogni dettaglio di quel dipinto per molto tempo. Rimasi in silenzio aspettando una sua reazione, una parola, un gesto.

-L’hai fatto tu?- disse senza distogliere lo sguardo dal disegno

- si-risposi continuando a fissarlo.

Il suo sguardo finalmente si posò su di me e un bellissimo sorrise comparve sulle sue labbra. Mi fece i complimenti e mi chiese se pot

eva portarlo a casa sua. Esitai un secondo nel dare la risposta ma alla fine gli concessi di prenderlo pensando che in fondo l’avevo fatto per lui quindi era giusto che fosse suo. Dopodiché Harry iniziò a perlustrare la stanza, osservandone ogni oggetto presente. Si soffermò in particolare sulla mia tavolozza di colori e immerse un dito nella tintura blu.

- che fai?- chiesi perplessa.

Harry rise a quella domanda e lo vidi avvicinarsi a me con rapidità e senza che ebbi il tempo di reagire mi trovai una striscia di colore blu sul viso. Da quell’istante iniziò la guerra. Cominciammo a colorarci a vicenda fino a diventare delle macchie di colore indistinte. Le nostre risa pervasero la stanza e sui nostri volti si poteva leggere solamente la gioia che portavamo dentro. Erano quei momenti che mi facevano apprezzare veramente il fatto di avere Harry con me, nella mia vita. La felicità aveva preso possesso del mio corpo e della mia mente libera da qualunque altro pensiero. Mi gettai su Harry facendo finire entrambi per terra e in quel preciso istante la porta della stanza si aprì mostrando due figure che ben conoscevo e che non avrei di certo desiderato vedere in quel momento : mio padre e mai madre. I loro volti, leggermente gioiosi un secondo prima , mutarono espressione alla vista di quel disastro e in un attimo regnò il silenzio più profondo e imbarazzante.

- mamma, papà- dissi sorpresa, alzandomi velocemente.

- cosa stai facendo? E chi è questo qui?- disse mia madre con durezza.

Harry si passò una mano tra i capelli, chiaramente imbarazzato. Dopo una breve presentazione lo vidi scomparire dalla mia vista mentre le voce di mio padre rituonava nella stanza. Come ogni volta mi disse che ero un’irresponsabile, che non avrei dovuto far entrare in casa un estraneo e che era furioso. Ormai le sue parole erano solo suoni indistinti nella mia testa, non prestavo più attenzione a quello che diceva da molto tempo e non importava quello che pensava perché dentro di me lui non era veramente mio padre. Era solamente una comparsa che talvolta si presentava nella mia vita, come i personaggi secondari di un opera teatrale. 

Dopo quella noiosissima predica mi feci una doccia veloce, lavando via dal mio corpo ma non dalla mia mente i ricordi di quella giornata. Non scesi neanche per la cena e mi rinchiusi in camera mia, ascoltando il silenzio. A volte desideravo davvero che i miei genitori scomparissero definitivamente dalla mia vita, come una nuvola di fumo spazzata via dal vento. Odiavo le loro voci dure imprecare contro di me, odiavo i loro discorsi sempre uguali, odiavo la loro presenza intorno a me. La suoneria del mio cellulare mi distolse da quei perfidi ma sinceri pensieri e notai sulla schermata il nome di Harry. In un istante dimenticai ogni cosa e risposi velocemente, come sentendo il bisogno irrefrenabile di udire la sua voce.

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora