29.Wings in a cage

1.2K 61 0
                                    

HARRY’S POV

Quella mattina riaprii gli occhi, fattisi pesanti, trovandomi su quello che capii non essere il mio letto. Misi a fuoco ciò che mi stava davanti e in un secondo mi rizzai in piedi, completamente spaesato. Ero in cella. Scossi il capo cercando di ricordare cosa fosse successo la sera precedente ma era tutto confuso, non chiaro. E poi sentii un dolore lancinante alla testa così misi la mano nel punto in cui il dolore era più forte e sentii qualcosa di appiccicoso così la ritrassi e notai che era completamente sporca di sangue.

- Il nostro teppista si è svegliato, Sam- disse una voce.

-Arrivo- rispose un’altra.

Vidi comparire da una porta laterale uno poliziotto dal viso cupo, con un paio di baffi neri ben curati proprio sopra le labbra, serrate in una smorfia ironica. Lo vidi avanzare con le mani dietro la schiena a passo lento, con i suoi occhi cristallini puntati sui miei, come se volesse inscenare un film a rallenty, il che mi stava facendo incazzare.

- Allora delinquente, come si sta in cella?- disse ridendo .

Non risposi.

-ti ho fatto una domanda- continuò avanzando.

Non risposi.

-senti stronzetto cerca di far aprire quella tua bocca del cazzo o di qua non esci più- urlò.

Risi a quella sua improvvisa alzata di voce.

- Credo che riderai di meno quando ti sbatterò in prigione- sputò.

- e io credo che tu non riuscirai più a ridere quando uscirò da qui- dissi sorridendo.

I suoi occhi si incendiarono di colpo, mostrando una profonda irritazione per la mia risposta così lo vidi darmi le spalle e avviarsi da dove era venuto, senza aggiungere parola. Mi sdraiai su quella che avrebbe dovuto essere una branda ma che assomigliava più ad un pezzo di legno tenuto sospeso da due catene ai lati. Bello schifo. Mi massaggiai la testa che ancora doleva e cominciai a chiedermi come avessi fatto a procurami quel taglio ma non riuscivo a ricordare bene la notte passata, avevo solamente dei piccoli flash improvvisi, frammenti di momenti a cui non riuscivo a trovare un collegamento. Ricordai la gara, l’adrenalina nel correre, l’aria nei capelli. E poi tra i ricordi apparve una macchina parcheggiata al buio, appena fuori dalla curva ai piedi della collinetta. Perché ricordavo quella macchina? Pensai che non fosse niente di importante così cercai di ricordare qualcos’altro ma quella macchina si insinuava sempre trai i miei pensieri, come fosse essenziale per ricordare quella notte. E poi alla mente sopraggiunse un altro ricordo: Charlie. Mi alzai di scatto e afferrai le sbarre fredde della cella, cercando di richiamare l’attenzione del poliziotto poco lontano da me, intento a fare qualche giochino stupido al computer.

-ehi- urlai.

Lo vidi voltarsi verso la mia direzione.

-vieni qui un momento- continuai.

Sulle sue labbra comparve un sorriso ironico seguito dall’alzata del suo dito medio verso di me, per poi tornare a giocare. Bestemmiai mentalmente per poi tirare un calcio alle sbarre. Cazzo.

- Vaffanculo- urlai.

Cosa poteva esserle successo? Non potevo permettere che fosse finita in cella anche lei, non potevo permettere che si fosse fatta del male. Non ricordavo cosa le avevo detto, in verità non ricordavo niente degli avvenimenti di poche ore prima. Di colpo la stessa porta laterale, dalla quale poco prima aveva fatto la sua uscita trionfale quell’altro poliziotto, si aprì mostrando un vecchio signore dai capelli bianchi e dalla divisa impeccabile, che si diresse verso il suo collega.

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora