32.Falling from the stars

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HARRY'S POV

Riuscivo solo a sentire il battito del cuore, come un tamburo nel petto. Le grida della gente mi arrivavano indistinte, labili, soffuse come un suono sottile ,sovrastate dal quel pulsare di sangue nel mio corpo teso. Mi sentivo come una bomba pronta per esplodere, risuonava nelle mie orecchie un ticchettio lontano, come di un orologio che scandisce un minuto dopo l'altro, un secondo dopo l'altro. Le mani avevano cominciato a farsi sudate, il calore era asfissiante in quel luogo di periferia. I Grandi Magazzini. Nella seconda metà del '700 ne erano stati costruiti molti in quella zona della città, per fornire un'occasione di lavoro a molti cittadini disoccupati in cerca di un impiego per mantenere una vita per lo più dignitosa. La polvere riempiva i polmoni degli operai pronti a incastrare l'ennesimo bullone in quello che sarebbe diventato un nuovo macchinario per le grandi aziende inglesi, aziende che avrebbero portato l'Inghilterra ad un'epoca di prosperità e benessere, oltre che al progresso tecnologico portato dalla prima Rivoluzione Industriale. E ora solo i resti di quell'epoca così lontana, solo gli scheletri di quei grandi edifici inutilizzati da anni. A volte mi sembrava ancora di udire il rumore dei macchinai, le grida dei coordinatori che spronavano gli operai a lavorare, mi sembrava di essere li con loro.

Presi ad avanzare verso la figura di Kyle, nascosto tra una folla di ragazze tutte uguali, insignificanti. Le sentivo osannare il biondo ragazzo che quella sera avrei dovuto sfidare, lo stesso ragazzo che credeva di potermi battere a quella gara, quella sfida che sembrava essere così importante per lui, forse per acquistare più gloria, forse per prendere il mio posto, forse semplicemente voleva diventare ciò che io ero stato per anni. Avanzai ancora verso di lui. La sua figura si faceva più chiara ai miei occhi, la sua espressione sembrava far trasparire quella sicurezza che voleva dimostrare a tutti di avere ma sapevo che infondo era solo un codardo, forse azzardato o forse avventuriero ma sempre un codardo rimaneva. Lo vidi appoggiato ad una moto nera lucente, ben curata, solo un leggero strato di polvere era posato sulla sua superficie liscia, dovuto probabilmente a luogo in cui eravamo. Solo quando avanzai di un altro passo verso di lui, solo quando il tutto fu più chiaro e visibile ai miei occhi il mio cuore perse un colpo. Quella moto, la stessa su cui era poggiato, era la mia moto. Sbarrai gli occhi e la osservai ossessivamente come per essere sicuro di non aver preso un abbaglio. Nonostante la luce fioca e la massa di persone attorno a noi la riconobbi, senza alcun dubbio. Era la mia moto. Strinsi i pugni e feci un altro passo verso di lui.

-oh guarda chi si vede. Styles- disse facendo un un inchino, provocando una risata generale.

L'unico a non ridere fui io. Osservai la mia moto e poi tornai a guardare lui e i suoi occhi si spostarono insieme ai miei.

-sai visto che in palio c'era la tua moto volevo prima testarla- disse facendo una smorfia ironica.

Non dissi nulla. Mi avvicinai nuovamente a lui, arrivando a pochi centimetri dal suo viso. Lo guardai negli occhi trasudando rabbia. Lo presi per il bavero della giacca e continuai a fissarlo. E poi il mio pugno si stampò sulla sua faccia, come un timbro. Lo vidi cadere a terra, intontito da quel colpo che sembrava non aspettarsi.

-Nessuno gioca con me..- sputai.

Mi feci largo tra la folla di persone che si era accerchiata attorno a noi per godersi lo spettacolo e raggiunsi la mia moto. Mi sedetti su di essa e infilai il casco appoggiato sul seggiolino, dopodiché l'accesi e mi spostai fino ad arrivare ancora a fianco di Kyle che sembrava essersi leggermente ripreso dal colpo.

-forza, fammi vedere quanto ti piace giocare- dissi, chiudendo il casco e avviandomi verso la linea di partenza di quella che sarebbe stata una gara interessante.

Iniziai a chiedermi come fosse stato possibile che Kyle fosse riuscito a prendere possesso della mia moto o per quale reale motivo l'avesse fatto, perché si ostinava così tanto a mettersi in sfida con me, cosa lo portava a volermi sopraffare. La mia psicoanalisi interiore fu interrotta da una voce che gridava il mio nome, una voce che conoscevo fin troppo bene e che mi fece sorridere. Charlie.La vidi correre verso di me agitando la mano per attirare la mia attenzione su di lei, così scesi dalla moto e mi sfilai il casco.

-ma che ci fai qui?- dissi abbracciandola.

-secondo te sarei mancata a questa gara?- rispose, facendo una smorfia che sembrava sottolineare l'ovvietà della sua presenza.

-lo sistemerò una volta per tutte-

-Harry..non fare cazzate- concluse, prima di darmi un leggero bacio per poi scappare di nuovo tra la folla.

Ero sicuro di me stesso e di quello che sarebbe stato il risultato della gara, quella flebile agitazione iniziale era sparita, ora tutto era più chiaro. Nessuna preoccupazione.

Mi sistemai sulla linea di partenza, affiancato da Kyle e dai suoi occhi infiammati dalla rabbia. Sorrisi. Era chiaro che sentiva la vittoria in pungo, chiaro che voleva vendicarsi per quel pugno che l'aveva reso ridicolo davanti a tutti, tutte quelle persone che con ostinazione aveva trascinato dalla sua parte credendosi così invincibile. Ancora non conosceva il vero Harry Styles.

Quando udii lo sparo di inizio gara partii senza neanche un pensiero, tra quegli edifici silenziosi con i raggi della luna che mi accompagnavano passo passo verso la vittoria. Sentivo i rombati della moto di Kyle dietro di me, insistenti, striduli e acceler

ai su quella strada del tutto nuova, ancora inesplorata dalle mie gomme. Poi mi sentii barcollare e in un secondo il freddo contatto con l'asfalto. Poi il buio.

CHARLIE'S POV

Per la prima volta nella mia vita sentii ogni certezza cadere nel vuoto, mi sembrava di sentire le forze del mio corpo lasciarmi per sempre accompagnate dall'arrivo di un dolore che sarebbe stato persistente. Come era possibile vedere il proprio mondo crollare due volte nel giro di poche ore? Le lacrime bagnavano il mio viso continuamente e presi a pensare che presto sarebbero terminate, per sempre. Forse sarei arrivata ad un punto della mia vita in cui non sarei più riuscita a piangere, in cui ogni cosa mi sarebbe scivolata addosso senza nessuna conseguenza o reazione da parte mia. Avrei voluto non provare mai più sentimenti, avrei voluto che il dolore che mi circondava costantemente trovasse qualcun'altro da tormentare, lasciandomi in pace . E invece ora mi ritrovavo seduta su una sedia in una stanza di ospedale ad osservare il corpo sfregiato di Harry, a guardare quel volto che tante volte avevo ammirato e che ora a stento riconoscevo, quelle labbra che milioni di volte avevo baciato e che ora sembravano in fiamme, quegli occhi verdi, così intensi e profondi ora erano chiusi e forse mai più si sarebbero riaperti. Mi alzai e mi avvicinai a quella creatura ora così indifesa e gli accarezzai una guancia, segnata da graffi rosso sangue. Non riuscivo ad immaginare la mia vita senza Harry, senza i suoi abbracci o i suoi baci, senza le sue dolci fossette che trasformavano il suo viso in quello di un bambino. Come avrei sopportato l'idea di non sentirlo più sfiorarmi i fianchi dolcemente o quel suo farmi sentire speciale. Mi sarebbe mancato il suono della sua risata o quel suo impazzire quando mi mordevo il labbro, mi sarebbero mancati i nostri momenti nella casa al mare, ad osservare il tramonto riflettersi nell'acqua cristallina. La mia esistenza sarebbe stata inutile senza di lui. Eravamo come un puzzle: complicati. Ma una volta trovato l'incastro eravamo perfetti.

Quante cose avrei voluto dirgli ancora, quante cose avrei voluto fare con lui e ora tutti i progetti come le speranze stavano sfumando come il suo flebile respiro su quel letto di ospedale. Forse avrei dovuto insistere di più nel persuaderlo dall'abbandonare la gara ma era sempre stato testardo, probabilmente non sarebbe cambiato niente. Ma rimpiangevo il fatto di non averci provato. Appoggiai la testa sul suo petto che sentivo alzarsi e abbassarsi lentamente e lasciai che una lacrima mi scorresse sul viso finendo poi sul leggero tessuto delle lenzuola bianche che lo ricoprivano. Harry era un piccolo angelo, un piccola angelo caduto dalla sua stella. Mi aveva sempre protetto a aiutato, ora era compito mio farlo.

Mi avvicinai leggermente al suo orecchio.

-Ti amo- sussurrai.

E mi abbandonai su di lui.

//FINE//

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora