22.Why She does hate me?

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Guardai Harry in modo curioso, non sapendo che idee gli ronzassero per la testa ma gli sorrisi, ringraziandolo. Avevo un po’ timore di quello che mi avrebbe proposto ma era stato ugualmente un gesto dolce da parte sua preoccuparsi per me, in fondo nessuno, a parte forse le ragazze, l’aveva mai fatto.

Dopo la colazione andai in salotto a cercare la mia borsa che , la sera precedente, avevo lasciato sul divano. La aprii e , dopo qualche minuto di ricerca tra le mie mille cose presenti, trovai il mio cellulare che segnalava ben dieci chiamate senza risposta, di cui otto che si dividevano tra Vicky, Holly e Rebecca e due di mio padre, che decisi di chiamare subito.

-Charlie ma dove eri finita?- chiese apparentemente preoccupato.

-ero… sotto la doccia, scusa- mentii

- io e tua madre torneremo domani-

Rimasi un attimo in silenzio. Le loro due settimane a New York erano già finite e mi sembravano essere volate, forse per il semplice fatto che ero così abituata alla loro assenza da non badarci più ormai e ora avrei dovuto passare di nuovo sotto l’arroganza e la noncuranza di mia madre e al finto buonismo di mio padre. Non avrei più potuto passare le notti da Harry, mi sarebbe mancato poterlo osservare la mattina ancora addormentato.

- Io e tua madre dovremo parlarti di una cosa importante. Ora devo andare, ciao Charlie- disse, prima di chiudere la chiamata.

Era evidente che durante la loro sosta a New York era successo qualcosa, che sembrava essere più grave di quello che avrei mai pensato. Non avevo idea di quello che l’indomani mi avrebbero detto ma cominciavo seriamente a preoccuparmi dato il tono estremamente severo di mio padre al telefono oltre al fatto che mi aveva riferito circa un settimana prima che lui e mia madre avevano smesso di parlarsi. Non sapevo che pensare, onestamente. Ero stata così presa dalla mia sofferenza per l’abbandono da parte di Harry che mi ero scordata di quella frase di mio padre. Ma di colpo un altro pensiero mi balenò nella mente: le ragazze. Andai nella rubrica del telefono e scorsi tra i vari nomi fino ad arrivare a quello di Vicky, dopodiché premetti il tasto di chiamata. Lo sentivo squillare insistentemente finché la sua voce non mi rispose con tono estremamente alto.

-Charlie ma dove cazzo eri? Ti abbiamo chiamata un milione di volte ieri sera- disse

-ero con Harry…- ammisi.

Sentii calare il silenzio. Vicky non sopportava Harry, non l’aveva mai visto di buon occhio ma cercava di non darlo a vedere con lui e men che meno con me, ma ormai la conoscevo bene, forse fin troppo e sapevo che quel silenzio era dovuto al fatto che secondo lei non avrei dovuto trovarmi dov’ero. Aveva cercato di starmi accanto quella settimana in cui Harry mi aveva ignorato completamente, pensando che fosse solo un bastardo e ora sentirmi dire che avevo passato la notte da lui l’aveva evidentemente infastidita.

-Vicky..?!- dissi, cercando di farla parlare.

- sei solo una stupida, Charlie. Ma fai pure quello che vuoi, fatti prendere in giro ancora, fatti spezzare il cuore di nuovo, ma non sperare che questa volta ci sarò a raccoglierne i pezzi-

Quelle sue parole mi avevano completamente spiazzata. Non potevo credere che la mia migliore amica mi dicesse cose di questo tipo, frasi così pesanti che a fatica avrei dimenticato. Forse era vero, avevo sbagliato a passare la notte da Harry, forse avevo sbagliato a farci l’amore ora ma il mio cuore mi aveva portato dov’ero e non ero mai stata più felice di aver sbagliato. In fondo Harry non aveva tutte le colpe, ero stata io a intrufolarmi in quella stanza senza permesso, ero stata io a fargli ricordare la sua infanzia, io lo avevo fatto arrabbiare per la mia troppa curiosità in cose che non avrebbero dovuto interessarmi.

Rimasi in silenzio qualche secondo, cercando una risposta adatta, forse per scusarmi, o forse no. 

-grazie, sei una vera amica- dissi, per poi chiudere la chiamata.

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora