9.I saw the Heaven on Earth

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A volte pensavo che la mia mente si facesse troppe domande, problemi e questioni inutili. Spesso mi chiedevo cosa Harry trovasse di tanto speciale in me da dedicarmi tutte quelle attenzioni. Mi chiedevo se davvero ero così unica per lui rispetto alla miriade di ragazze che aveva avuto in passato, molte delle quali erano veramente bellissime. Mi domandavo se saremmo rimasti insieme per sempre o se ben presto sarebbe finita tra noi, se fossi un altro dei suoi tanti divertimenti o se da quel nostro strano rapporto sarebbe nato l’amore. Ma ogni volta che i miei occhi si perdevano nel suo sguardo ogni preoccupazione, qualunque fosse, scompariva all’istante. Il mio cuore era chiaro su cosa io provassi per lui, su cosa sentissi nel stargli vicino, nel toccarlo, nel guardarlo e nel sorridergli , invece la mia mente no, con essa niente era chiaro ed evidente ma tutto risultava confuso e complicato. Ma quel giorno lasciai che fosse il mio cuore ad avere la meglio.

Harry aveva lo sguardo fisso sulla strada quando mi decisi a rivolgergli uno sguardo. Constatai che lo trovavo eccitante anche mentre guidava e senza che me ne accorgessi posai una mano sulla sua gamba, molto vicino al cavallo dei pantaloni. A quello strano contatto Harry girò leggermente la testa nella mia direzione e spostò la sua mano sulla mia facendola scendere più in basso fino a farmi toccare la sua appena pronunciata erezione. In un istante mi vergognai a quel tocco e ritrassi subito la mano , arrossendo. Harry mi guardò con la coda dell’occhio e rise, facendomi sentire in imbarazzo ancora di più. Dopo qualche minuto di silenzio decisi di parlare.

- mi passi a prendere questa sera o ci troviamo in discoteca?- chiesi piegando la testa nella sua direzione.
-ho una cosa da fare prima, non so a che ora arrivo- disse serio.

Odiavo quando mi teneva nascosto quello che doveva fare, dando sempre per scontato che non facessi domande ma quella volta ero curiosa e mi feci coraggio.

- cosa devi fare, Harry?- dissi incrociando le braccia.

Piombò il silenzio più assoluto ma potei sentire comunque il senso di irritazione di Harry a quella domanda, ma non importava, così glielo domandai di nuovo, alzando leggermente la voce.

- sono affari miei Charlie, non ti devono interessare ok?- disse duro, mostrando rabbia negli occhi.

Scossi la testa, chiudendomi in me stessa. Spostai lo sguardo fuori dal finestrino e per il resto del tragitto non parlammo più. Dopo un tempo che mi parve interminabile giungemmo in aperta campagna e di colpo mi rizzai sul sedile per godermi meglio quel paesaggio così tremendamente diverso dalla città. Era affascinante guardare tutti quei colori mischiarsi insieme, come in un dipinto di Van Gogh. Guardai Harry che aveva ancora un’espressione dura in volto e d’istinto tirai un pugno al finestrino. Harry frenò di colpo guardandomi serio, forse troppo.

- che cazzo hai, Charlie?- disse sbattendo le mani sul volante.

Scossi la testa, lasciandogli intendere che non avrebbe mai capito. Mi slacciai la cintura e scesi dalla macchina , respirando a pieni polmoni l’aria fresca e pulita di quel paradiso senza palazzi e smoking. Scese anche Harry sbattendo la portiera e venendo dal mio lato. Quando mi fu davanti mi trafisse con lo sguardo e un brivido mi percorse la schiena, terrorizzandomi.

- vorrei solo sapere dove vai sempre- dissi a denti stretti.

Harry rimase in silenzio , abbassando lo sguardo. Forse non sapeva come dirmi la verità o forse non voleva dirmela. Gli presi una mano tra le mie e mi avvicinai a lui, tentando di leggere i suoi pensieri.

- faccio delle gare clandestine- disse liberando la sua mano dalla mia stretta.
- con la moto?- chiesi con un fil di voce

Vidi Harry annuire e spostare lo sguardo altrove, come se si vergognasse a guardarmi. In quel momento mi chiesi per quale motivo non mi aveva raccontato niente, perché si ostinava a mentirmi.

- perché non me l’hai detto prima?-
- volevo tenerti lontano da quel mondo ,Charlie- disse guardandomi.

Quel mondo? Quale mondo? Quello della trasgressione, del pericolo?

- Harry ho 19 anni, so badare a me stessa. Avrei potuto sostenerti e tu ti saresti tolto un peso. So che non siamo praticamente niente e magari non ti fidi ancora di me ma vorrei far parte della tua vita, con le cose belle e quelle brutte- dissi avvicinandomi a lui e abbracciandolo.

Che diritto avrei avuto io per giudicare quello che faceva? Non ero sua madre, sua sorella o la sua fidanzata, non ero praticamente nessuno. Non mi fece male sentire quelle parole ma mi fece sentire ancora più vicino a lui di quanto non fossi già, capendo che voleva proteggermi da qualcosa che forse era più grande di me. Avevo solo il terrore che potesse farsi del male ma rimasi in silenzio senza riferirgli quella mia preoccupazione che , forse, lo avrebbe irritato ancora di più. Dopo una decina di minuti decidemmo di risalire in macchina accompagnati ancora dal quel silenzio persistente e ci addentrammo nella più aperta campagna che mostrava tutto il suo splendore a quell’ora del giorno. Campi di grano colore dell’oro alteranti con macchie di colore viola dei campi di lavanda facevano da padrone in quel paesaggio rustico e magnifico. Il cielo era di un azzurro intenso e non vi era alcuna nuvola sopra di noi, facendo sembrare il tutto quasi irreale. Giungemmo su un prato di un verde pastello accanto al quale si stagliava un lago limpidissimo e notai che non eravamo soli. Vidi molte coppie sdraiate sotto l’ombra degli alberi godersi quel paradiso rigenerante e in un secondo appoggiai la mia mano su quella di Harry e quando il suo sguardo si posò su di me gli mostrai un bellissimo sorriso . Mi aveva portato in un posto magico a modo suo, un posto che ti faceva respirare, in senso metaforico, era qualcosa di indescrivibile agli occhi di chiunque.

- è bellissimo- dissi una volta che Harry spense la macchina, dopo aver parcheggiato.

Scendemmo dall’auto e Harry aprì il baule dentro al quale vi erano un sacco di cestini stracolmi di cibo, bevande e quant’altro. Lo guardai per un secondo , raggiante in viso, come fossi una bambina a cui è appena stato regalato un peluche.

-pic-nic- disse sorridendomi.

Prendemmo ogni cosa e, dopo aver chiuso l’auto, scegliemmo un albero sotto cui sostare quella giornata. Era poco distante dalle rive del lago e sentivamo arrivare un venticello fresco e rigenerante. Stendemmo le coperte sull’erba e poi ci sdraiammo uno a fianco all’altra , semi abbracciati.

- scusami se mi sono intromessa nella tua vita, non avrei dovuto- dissi alzando leggermente la testa per poterlo guardare negli occhi.
- non preoccuparti, prima o poi te lo avrei detto-

Ormai si era fatto mezzogiorno così decidemmo di riempirci lo stomaco con il cibo che Harry aveva portato. Ridemmo e scherzammo per non so quanto tempo e ogni incomprensione tra noi sembrava svanita e finalmente decisi a rilassarmi. Dopo pranzo ci stendemmo nuovamente e il sonno prese possesso di noi facendomi dolcemente addormentare. Il silenzio pervase la mia mentre e il mio corpo, la pace regnava su quel paradiso ed entrai totalmente in un'altra dimensione, in un modo parallelo al quale solo io avevo accesso: il mondo dei miei sogni. Mi risvegliai colpita da qualcosa di umido e quando aprii gli occhi vidi Harry in boxer completamente bagnato che si scuoteva i capelli ricci che facevano aderenza al suo viso.

- hai fatto il bagno?- chiesi , accorgendomi subito di aver fatto una domanda sciocca.

Harry mi allungò le mani per aiutarmi ad alzarmi e io subito le afferrai ma non mi fece semplicemente alzare , mi prese in braccio e cominciò a dirigersi verso il lago. Io cominciai ad urlare contro di lui dicendogli di non farlo, che se ne sarebbe pentito ma le mie parole risultavano inutili e accesero in lui il desiderio di farmi arrabbiare. Senza che potessi rendermene conto mi trovai sott’acqua, dove i suoni erano indistinti e ovattati e dove il mio respiro si fermò. Mi aiutai con le braccia e le gambe a risalire in superficie e quando finalmente vi arrivai tirai un respiro profondo che mi tolse ogni forza che un secondo prima avevo in corpo. Harry era a meno di mezzo metro da me e rideva compiaciuto per quello scherzo a me inaspettato e iniziai a gridargli contro tirandogli leggeri schizzi d’acqua. La sua figura iniziò ad avvicinarsi , nuotando verso di me e quando fu vicino mi aggrappai a lui, abbracciandolo e sorreggendomi. Harry mi strinse a sé e quando i nostri volti finirono a pochi centimetri di distanza unì le sue labbra alle mie , facendomi perdere in un bacio tremendamente piacevole. Restammo in quella posizione per minuti sembrando che il tempo non passasse mai. Quando cominciai a sentire freddo decisi di uscire , nuotando verso la riva. Il vestito bagnato faceva aderenza al mio corpo e me lo sfilai mettendolo ad asciugare al sole mentre io e Harry ci avvolgemmo in un asciugamano infreddoliti. In quel preciso istante sentii il mio cellulare squillare e vidi che era mia madre. Le risposi dicendo che ero in giro con Harry e che sarei tornata prima di cena ma quando cominciai a sentire le urla dall’altra parte chiusi la chiamata. Non mi importava di quello che dicevano o pensavano, non avevano mai fatto veramente i genitori e non dovevano iniziare a farlo proprio ora.
Il sole cominciava a calare e io e Harry concordammo che fosse ora di tornare a casa, così, dopo aver raccolto le nostre cose, aver contemplato quel posto nuovamente, incantati dalla sua bellezza straordinaria, ci sedemmo in macchina e ripartimmo alla volta della città. Harry mi riportò a casa promettendomi che ci saremmo visti in discoteca più tardi e detto ciò scesi dalla macchina avviandomi verso la porta. Quando entrai in cucina mio padre e mia madre stavano già cenando, con la Tv che rompeva quel silenzio quasi fastidioso.

- dove sei stata?- chiese mio padre senza alzare gli occhi dal piatto.
- Harry mi ha portato ad un lago in campagna, è stato bello- dissi andandomi a versare dell’acqua in un bicchiere.
- Charlie, sei in punizione- disse mia madre voltandosi verso di me.
- io cosa?- urlai
- non permetterti di parlarmi così hai capito?- e in un secondo la mano di mia madre si stampò sulla mia faccia, come un timbro.

La guardai con disprezzo, con l’odio negli occhi e corsi in camera mia , chiudendo la porta a chiave. La odiavo con tutta me stessa, avrei sperato sparisse per sempre dalla mia vita. Ma non mi sarei di certo rovinata la serata per colpa sua così progettai di uscire dalla finestra quella sera, tanto non se ne sarebbero mai accorti. Quando furono le dieci Vicky mi scrisse che era sotto casa mia ad aspettarmi e così aprii la finestra e mi aggrappai all’albero di fronte e con agilità scesi, correndo verso la sua macchina.

-quei bastardi mi hanno messo in punizione- dissi una volta sedutami sul sedile.

Vicky rise e fece partire la macchina verso una serata meravigliosa. Quando arrivammo davanti alla discoteca c’era un fila lunghissima ma per fortuna conoscevamo i bodyguard del locale e in un modo o nell’altro saremmo entrate alla svelta. Distinguemmo le figure di Holly e di Rebecca e ci avviammo verso di loro mentre dei fischi ci accompagnavano nella nostra camminata. Che ragazzini, pensai. Andammo nel retro del locale dove la figura di Jack padroneggiava davanti alla porta. Lo salutammo e senza doverlo pregare ci fece entrare, come fossimo delle superstar. La discoteca pullulava di persone, quasi non si respirava e per potermi muovere tra la folla dovetti dare qualche spintone. Io e le ragazze giungemmo al bar e decidemmo di prendere subito qualcosa da bere, per caricare quella serata, la nostra super serata.

- a che ora arriva Jay?- chiesi a Vicky, mentre sorseggiavo la mia Vodka.
- dovrebbe essere già qui , credo. E Harry?-
-non lo so- dissi guardando altrove.

Dopo aver fatto qualche giro di bevute e aver flirtato con il barista andammo tutte in pista a ballare, scatenandoci come selvagge. La pista era un po come il palcoscenico per i cantanti, ci sentivamo come fossimo le regine del mondo, splendide e potenti. Iniziammo a muovere i fianchi a ritmo provocando un rilascio di testosterone incredibile, e forse a causa dell’alcool cominciai a strusciarmi contro Rebecca, provocando una reazione eccitante sui ragazzi che ci ballavano attorno. Non pensavo in quel momento perché la musica mi aveva posseduto.

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora