31.If we could only turn back time

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CHARLIE'S POV

Quando sentii quelle parole uscire dalla bocca di mio padre non ci volli credere, sembrava una cosa talmente assurda e inverosimile che non poteva davvero essere capitata. Mia madre non poteva davvero essere scomparsa per sempre, non dopo averle dato un ultimo addio, non dopo averle detto che in realtà un lato di me le voleva bene comunque, nonostante il suo odiarmi in modo così ostinato, non le avevo nemmeno dato un ultimo bacio, erano settimane che non rivedevo i suoi occhi azzurri davanti ai quali mi sentivo costantemente una nullità. Mi sentii terribilmente in colpa per non aver provato neanche una volta ad andare d'accordo con lei, neanche una volta avevo tentato di mettere l'orgoglio e la frustrazione da parte per cercare di allacciare un rapporto pressoché amorevole, l'unica cosa che sapevamo fare bene era ignorarci completamente, i nostri sguardi raramente si incrociavano, le nostre mani non finivano mai per sfiorarsi, i nostri dialoghi era limitati a qualche parola monosillabica al giorno ed era così da anni o forse da sempre, non lo ricordavo. Quando ero piccola mi sentivo fiera di averla come madre, era ammirata da tutti per la sua straordinaria bellezza e pregavo ogni notte per poter diventare come lei ma quando divenni più grande mi accorsi che era diversa da come la mia mente l'aveva dipinta, dietro la sua bellezza nascondeva solo odio e cattiveria, sentivo il suo disprezzo nei miei confronti ogni volta che mi guardava con i suoi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio e come il suo cuore di pietra. Ricordavo perfino quando mi aveva gridato in faccia che ero stata l'errore più grande della sua vita, quel giorno mi ero sentita morire, proprio come ora.

Sembravo essere nata per un unico scopo:studiare economia e business e prendere in mano l'azienda dei miei genitori che in un futuro prossimo sarebbe stata mia. Ma io mi ero sempre opposta a questa volontà , non volevo diventare la direttrice di una grande azienda di cui non mi importava minimamente, non ero una persona adatta a fare calcoli o a contrattare ogni singolo giorno, non ero adatta a viaggiare in giro per il mondo per fare degli stupidi meeting con l'obiettivo di unire aziende diverse per creare interessi e scambi di profitti, quella non ero io. Io ero quella sempre tra le nuvole, con la passione per la pittura che mi aiutava a liberare la mia fantasia, era una sorta di evasione da quella prigione che chiamavo vita, la mia orribile vita. Ma questo mia madre non lo capiva, era ostinata quasi quanto me. Le nostre discussioni su questo fatto erano sempre più frequenti e quella mattina degenerarono.

*FLASHBACK *

Finalmente era domenica e questo voleva dire solo una cosa: riposo. Per un giorno non avrei dovuto mettere piede in quella stupida scuola e avrei potuto rilassarmi come preferivo ma quando scesi in cucina per fare colazione e mia madre mi porse la fatidica domanda ,alla quale rispondevo sempre con una fuga dalla stanza in cui mi trovavo, capii che sarebbe stato un incubo.

-allora hai guardato per i test di ammissione ad economia?- mi chiese non appena misi piede in cucina.

-non ci andrò, fattene una ragione- dissi spazientita.

-tu ci andrai, Charlie, ficcatelo in quella testa-

-smettila di dirmi quello che devo fare. Mio futuro, mia vita, mie scelte. Mie, non tue, mie!- alzai la voce.

-Sei solo una fallita. Io e tuo padre abbiamo lavorato anni per questa azienda, con fatica e dedizione e tu sputtani tutto in questo modo. Abbiamo già pianificato tutto e tu non manderai a monte il nostro lavoro quindi andrai a quella cazzo di scuola e studierai economia. Hai capito?!

- scordatelo, cazzo. Non me ne frega niente della vostra azienda, non è per me, non è quello che sogno di fare per il resto della mia vita- risposi voltandole le spalle, facendo per andarmene.

Nei secondi successivi, al suono di quelle parole, il mio cuore perse un battito, o forse smise di funzionare completamente, ero come pietrificata. Strinsi gli occhi più che potei evitando che le lacrime fuoriuscissero dai miei occhi ma non riuscii nell'intento. Una scia bagnò il mio viso, seguita da un'altra e poi da un'altra ancora. Quelle parole risuonarono nella mia testa per minuti che sembravano essersi trasformati in ere geologiche, parole che mi trafissero come lame taglienti.

Strangers II Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora