10-Pericolo

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Erano passati tre giorni dalle visioni nella grotta. Quel giorno Luke si era svegliato piuttosto tardi al mattino, ma gli sembrava di non essersi riposato affatto, forse perché non aveva chiuso occhio per tutta la notte.

Di certo starsene in piedi sulle mani con un folletto Jedi sulle piante dei piedi non aiutava. Secondo Luke a Yoda piaceva tantissimo fargli fare cose assurde per vederlo inevitabilmente fallire e quindi costringerlo ad ascoltare prediche infinite. Quell'esercizio sulla verticale era il suo preferito, specialmente quando il suo allievo cadeva.

Nonostante il pessimo rapporto che si era teso tra Luke e qualunque cosa implicasse stare sulle mani, quel giorno stava andando piuttosto bene. R2 fluttuava senza problemi insieme a varie casse di materiale e Luke sembrava più a suo agio del solito. Yoda gli ordinò di staccare una mano da terra per metterlo alla prova, ma lui riuscì a riassestare l'equilibrio solo sul braccio sinistro con una certa soddisfazione.

All'improvviso Yoda si irrigidì, sentendo che la Forza stava per parlare al suo apprendista. "Altre cose vedrai, altri luoghi" spiegò "Il futuro, il passato, vecchi amici lontani...".

Non appena il maestro parlò Luke si ritrovò a vedere qualcosa che non era la palude di Dagobah. Era una città circondata da nuvole. Improvvisamente quella vista fu sostituita da quella di uno Han stanco e percosso, trascinato sul pavimento da guardie imperiali. Quel Boba Fett di cui il contrabbandiere parlava tanto spesso teneva Leia per il braccio impedendole di lottare. E sopra tutti stava Darth Vader, l'assassino del padre di Luke, circondato da un'aura di oscurità e dolore.

La sofferenza dei suoi amici travolse Luke come un'onda anomala facendolo crollare dalla sua posizione precaria insieme a tutti gli oggetti che stava tenendo sollevati.

~~~

Anakin stava nuovamente meditando in modo quasi ossessivo sulle visioni dei giorni precedenti, altrettanto sconvolto e tormentato, quando Luke gli si sedette accanto sul ramo d'albero.

"Stasera parto per Bespin" disse il ragazzo senza mezzi termini.


Anakin alzò gli occhi e intercettò lo sguardo serio di suo figlio. Cos'era successo?
"Perché?" chiese.

"Han e Leia sono là. Stanno soffrendo, Vader sta facendo cose... disumane, credo." disse Luke. Sperava che suo padre lo accompagnasse, o almeno lo appoggiasse, dopo che Yoda gli aveva praticamente detto fuori dai denti che andare a Bespin avrebbe comportato il suo passaggio al Lato Oscuro.

Anakin scattò in piedi alla menzione di Vader, il suo intero essere vibrò di paura. "Non... andare da quel... mostro" disse scandendo ogni parola, gli occhi fissi in quelli di suo figlio.

Luke sospirò. "Non posso non andare, se li lasciassi là e gli capitasse qualcosa io... Non lo so, non mi perdonerei mai!". Guardò suo padre in piedi in attesa di una reazione, ma non successe nulla.

Quello che Luke non poteva sapere era che Anakin era lacerato da dubbi enormi. Lasciando andare Luke a Bespin probabilmente avrebbe segnato, se non la sua morte, il suo passaggio al Lato Oscuro. Se non gli avesse permesso di aiutare i suoi amici, forse avrebbe perso Leia. Se fosse partito lui stesso, avrebbe, probabilmente, affrontato Darth Vader. E sapeva di non essere pronto per una prova simile.

Rispose a suo figlio solo dopo un'attenta considerazione.
"Ascoltami, Luke, io non ho la minima intenzione di rischiare la tua vita o la tua anima. Se non c'è altra soluzione per aiutare i tuoi amici ti accompagnerò a Bespin ma al minimo segno di Vader ce ne andremo. Hai capito?".

Luke guardò Anakin, sembrava spaventato e preoccupato oltre ogni misura. Così Luke gli si fece più vicino e lo abbracciò forte come se in quell'abbraccio potesse annegare tutti i suoi problemi.

"A proposito di Leia" ricordò Anakin dopo alcuni secondi "il giorno in cui siamo partiti da Hoth mi ha chiesto di riferirti che le dispiace. Non so per che cosa, ma sembrava che ci tenesse molto". Luke sorrise contro la spalla di suo padre ricordando quando Leia l'aveva baciato, anche se era solo per ingelosire Han. Lui aveva capito, e probabilmente la principessa non voleva ferire i suoi sentimenti.

"Grazie papà" mormorò Luke, mentre allo stesso tempo gli si stringeva il cuore pensando alle persone a cui voleva così bene che soffrivano su un pianeta lontano.

~~~

Alla fine, dopo un lungo dibattito con Yoda in cui era intervenuto perfino il fantasma di Obi-Wan, Anakin e Luke riuscirono a partire alla volta di Bespin. Le parole dei maestri avevano toccato profondamente Anakin, perché il rischio di questo viaggio era veramente grande, ma l'idea di perdere Leia per colpa di... se stesso lo aveva convinto a sufficienza.

L'X-Wing che Yoda aveva sorprendentemente liberato dal fango il giorno prima sfrecciò verso il pianeta e verso la sua capitale, Cloud City, fondata intorno a una base mineraria di gas preziosi.

Non c'era nessuno di guardia allo spazioporto principale, nessuna guardia, nemmeno civili: sembrava quasi che i due Skywalker fossero i benvenuti. Senza farsi troppe domande quando la situazione era di emergenza, padre e figlio corsero all'interno del complesso minerario, che urlava la presenza di Han, Leia e Vader.

Seguiti dal fedele R2, si intrufolarono cautamente nei candidi corridoi dell'edificio, finché un piccolo corteo non attirò la loro attenzione.
Boba Fett stava in testa con il fucile blaster in mano; era seguito da alcuni assaltatori che trasportavano un blocco di grafite e, infine, da un uomo di colore vestito elegante con tanto di mantello che trascinava nientemeno che Leia. Come se non bastasse, Luke notò che la grafite conteneva un uomo ibernato: Han.

Anakin strinse la spalla di suo figlio in un tacito ordine di tacere. I due Jedi riuscirono a seguire il gruppo solo per breve distanza, perché Fett li vide improvvisamente e spianò una raffica di colpi.

Uno di essi abbatté una pesante lastra del soffitto, che cadde sul pavimento bianco separando Luke da Anakin e dal gruppo in cui c'erano i suoi amici.
"Cosa faccio?" chiese il giovane cercando di sovrastare il caos dello scontro a fuoco.

"Raggiungici alla piattaforma dove siamo atterrati" gridò Anakin mentre rispondeva ai colpi con il blaster in dotazione "e stai pronto: li farò uscire da quella parte!".

Luke annuì e si lanciò indietro verso l'ingresso con l'intento di arrivare al caccia il più in fretta possibile.

Frenò di colpo davanti a una grata rotonda circa a metà del corridoio, che si aprì non appena la guardò.

Non poteva non entrare, era la Forza che lo invitava a farlo. Attraversò numerose porte che si richiusero una dopo l'altra alle sue spalle, finché non si ritrovò su una placca di metallo che lo trasportò in alto lungo una camera cilindrica, fino a una stanza buia con soltanto alcuni led rossi e arancioni come scarsa illuminazione.

Poi sentì la voce, quella voce che lo tormentava nei suoi incubi.

"La Forza è con te, giovane Skywalker. Ma tu non sei ancora un Jedi".

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