15-Ripresa

427 18 34
                                    

Erano trascorsi cinque giorni da Bespin e tutto, o quasi, era tornato alla normalità. Quella sera Anakin stava aspettando Luke, che era andato a farsi integrare gli ultimi sistemi nella mano prostetica, seduto in una sala comune in compagnia di Lando.

L'uomo d'affari era stato piuttosto taciturno fino a quel momento, probabilmente sentendosi pervaso da un sano senso di colpa per il suo tradimento. Non aveva parlato con Leia, di cui aveva intuito il temperamento ardente e, soprattutto, condannato a morte quasi certa l'uomo amato, né con Luke, che non aveva nemmeno il coraggio di guardare in faccia dopo tutto quello che gli aveva fatto passare.

Quello strano ragazzo, Anakin, sembrava invece molto gentile.
E c'era qualcosa nel suo sguardo che lo faceva sentire molto vicino a Lando: pentimento. Voglia di riscattarsi. Calrissian non sapeva chi fosse quell'uomo, o cosa avesse fatto nel resto della sua vita, ma in qualche modo era simile a lui.

Così approfittò di quel momento per attaccare bottone con quello strano personaggio, e forse confrontarsi con lui. Gli aveva parlato, prima, ma non sapeva nemmeno il suo nome.

Tossicchiò e poi disse: "Allora, alla fine ti hanno lasciato entrare nella Ribellione?". Aveva sentito alcune voci sulle difficoltà dell'Alto Comando a farlo reclutare. Anche lui stesso era stato appena ammesso, e solo per la protezione di una riluttante Leia.

Anakin alzò lo sguardo dal datapad che stava consultando e sorrise a Lando. "Mi definirei in libertà vigilata" rispose ridacchiando "posso restare, ma non al di fuori degli ambienti comuni o della cuccetta di Luke".

Lando rise e passò alla fase successiva. Quel ragazzo lo incuriosiva così tanto anche se non lo conosceva. "Perdonami ma non so nemmeno come ti chiami" disse "io sono Lando Calrissian, un impresario, ma sono sicuro che già lo sai".
Allungò la mano e immediatamente quella dell'altro la strinse. Notò che era ricoperta da un guanto nero che arrivava fino al gomito.

"Io sono Anakin, Anakin Skywalker" rispose lui educatamente. "Sono un Cavaliere Jedi, è per questo che l'Alleanza non si fida troppo di me". Lando rimase sorpreso, sia dal fatto che quell'uomo fosse un Jedi sia dalla sua curiosa sincerità. Se fosse stato uno come lui non avrebbe rivelato la sua identità al primo passante.

"Non ne ho mai conosciuto uno" replicò stupito Lando "anche se in effetti ho sospettato qualcosa quando hai usato... voglio dire... la...".

"Spada laser?". Anakin aveva un gran sorriso sulle labbra, come se fosse divertito.

"Già, quella" rispose Lando un po' imbarazzato.

In quel momento entrarono nella stanza Luke e Leia, a braccetto e sorridenti. Anakin non li aveva mai visti felici entrambi, e sorrise dolcemente quando entrarono.
"Ciao, ragazzi" disse alzandosi in piedi mentre anche Lando lo imitava "siete particolarmente di buonumore, o sbaglio?".

Leia sorrise e lanciò un'occhiata d'intesa a Luke, che la guardò con complicità. "Abbiamo mandato Chewie a sondare il territorio di Tatooine" spiegò la ragazza, a stento trattenendo la sua eccitazione. "Luke dice che Jabba the Hutt è il signore criminale preferito di Boba Fett, quindi è probabile che Han sia lì".

Le labbra di Anakin si incurvarono in un sorriso. "Ma è fantastico! Spero che troveremo veramente Han" esclamò. Leia rise, e i suoi occhi si illuminarono in un modo che scaldò il cuore di suo padre. "Sono sicura che è là" disse dolcemente.

Anche Lando era felice di aver sentito la notizia: sperava davvero che il suo amico si salvasse, e voleva anche mostrargli che ora aveva cambiato vita e stava dalla parte giusta. Ascoltò con attenzione mentre Luke e Leia illustravano il piano di azione che avrebbero messo in atto se si fosse trovato Han. Era un buon piano, come notò con piacere l'ex contrabbandiere.

Anakin fu entusiasta riguardo alle idee dei suoi figli: in quello erano veramente simili alla loro madre, intelligenti e intuitivi. Sapeva che Leia aveva già usato le sue abilità entrando in Senato quando era appena una ragazzina.
Sul piano strettamente militare, il piano dei suoi gemelli era perfetto: ogni movimento era studiato perché fosse possibile gestirne le conseguenze anche con pochissimi membri. Dopotutto, soltanto cinque persone avrebbero partecipato a un eventuale salvataggio.

Quando ogni idea fu spiegata Anakin annuì soddisfatto. "Questo è davvero un buon piano" si complimentò "l'avete inventato in così poco tempo?".

Luke rise mentre scuoteva la testa appoggiata su una mano. "In realtà tutto questo è nato da un gioco di immaginazione per ammazzare il tempo mentre mi operavano in cui Leia non riusciva a pensare ad altro che ad Han" rivelò mentre sua sorella scoppiava a sua volta in una risata fragorosa.

"A questo punto non mi fiderei tanto di questo piano" scherzò Anakin mentre si dirigeva verso la porta per tornare a dormire. Salutò i presenti e percorse tutti i corridoi, finché una figura che riconobbe come suo figlio non gli urlò dietro di aspettare.

Il Jedi si fermò e sorrise mentre Luke correva verso di lui dal fondo del corridoio. "Devo tornare di nuovo on cuccetta stasera, mi hanno dimesso" spiegò lo Skywalker più giovane, in parte contento e in parte irritato dal problema.

"Spero che non ti dispiaccia troppo se dormiamo insieme" continuò "è che per ora non c'è modo di farti dare una stanza tua...". Anakin gli sorrise vedendo che già si sentiva in colpa per non essere riuscito a trovargli una sistemazione. "Va benissimo, Luke, sei tu che probabilmente rimarrai spiaccicato come un moscerino" ribatté scherzosamente. Naturalmente non avrebbe avuto problemi a condividere la cuccetta con suo figlio.

Luke scosse la testa divertito e decise di stare al gioco. "Non sono poi così tanto piccolo, solo un pochino!" esclamò ridendo. Adorava le finte litigate con suo padre, sentiva di poter recuperare tutti i vent'anni da orfano che era stato costretto a trascorrere praticamente da solo. E ora il pensiero che Anakin e Vader fossero la stessa persona non lo tormentava come prima, si era stabilito nella sua mente come un promemoria che segnalava speranza per il suo adorato genitore.

Anakin e Luke riuscirono ad arrivare nella stanza senza farsi colpire dai cuscini lanciati dai numerosi Ribelli svegliati dalle loro risate. Si riversarono oltre la soglia quasi di corsa, un vecchio Colonnello arrabbiato alle calcagna, e si richiusero la porta alle spalle.

Dopo essersi lavato rapidamente, dato che era molto tardi, Anakin si infilò sotto le lenzuola e accolse suo figlio nella parte di letto che aveva faticosamente lasciato libera. Luke si strinse contro suo padre e chiuse gli occhi mentre la luce si spegneva. Quanto amava stare vicino a lui... Non aveva mai sentito un senso di dolce appartenenza come quella, prima, nemmeno con i suoi guardiani, o con Leia.

Anche ad Anakin piaceva tenere Luke in quel modo. Percepiva il suo affetto tanto che solo quello bastava a renderlo determinato nella sua missione nel futuro.
Luke avvertì le sue preoccupazioni, e si avvinghiò alla sua camicia nel buio.

"Non preoccuparti, papà. Salveremo Vader, te lo meriti".

Star wars - Sempre in movimento è il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora