12-Crisi

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Percorrendo agilmente i corridoi di Cloud City, seguito a ruota da Leia, un gigantesco wokiee, i fedeli droidi e l'uomo che aveva tradito tutti per poi aiutare, Lando Calrissian, Anakin cercava di seminare Boba Fett e gli altri imperiali con vari trucchi Jedi.

Non fu difficile liberarsi degli assaltatori, ma il cacciatore di taglie era un vero asso. Anakin riuscì a colpire il suo jetpack, tra l'altro rimediando lui stesso una ferita di blaster alla gamba destra, ma non abbastanza velocemente da evitare che il corpo congelato di Han Solo venisse caricato sulla nave del nemico.

"No..." gemette Leia seguendo con lo sguardo la navicella che si allontanava con a bordo il suo contrabbandiere. L'aveva già perso subito dopo aver scoperto di amarlo...

Dolcemente, Anakin la tirò a sè e la abbracciò forte, obbedendo al dovere paterno di essere accanto alla figlia nelle difficoltà, sebbene lei non conoscesse la relazione che li legava.

Anzi, quello che lei credeva essere il meccanico di Luke si era rivelato un Jedi, con sua grande sorpresa, ma era stato di tale aiuto che non aveva fatto domande. E anche ora accolse la sua proposta silenziosa di affetto, lasciandosi confortare nel dolore.

"Coraggio, principessa" mormorò Anakin strofinandole gentilmente la schiena. "Dobbiamo tornare alle nostre navi se vogliamo riprenderci Han. Credo che Luke sia già là ad aspettarci, lo chiamerò attraverso la Forza per dirgli di accendere i motori" disse con decisione. Mentre il gruppo iniziava a correre verso le piattaforme di atterraggio, il Jedi contattò rapidamente suo figlio perché preparasse il caccia a partire. Ma Anakin non ebbe nessuna risposta da parte del ragazzo, e iniziò a preoccuparsi seriamente.

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Forse Luke sentì il punzecchiamento della mente di Anakin nella sua, ma non poté prestarci molta attenzione. Dopo la caduta libera nel pozzo del reattore era rimasto appeso per miracolo a un'antenna meteo, miglia di vuoto sotto di lui, in disperata attesa che qualche anima viva passasse di lì, ma le sue speranze, realisticamente, erano finite.

Non sapeva nemmeno lui quanto tempo avesse passato appeso a quell'antenna, costantemente sul punto di svenire, in una posizione precaria e dolorosa con le gambe accavallate a un elemento orizzontale e l'unica mano allungata al massimo per afferrare un appiglio.

Quando ebbe realizzato che ormai doveva essere stato lì per molti minuti, Luke radunò le sue ultime energie per mettersi in contatto con chiunque, attraverso la Forza.

"Padre... Leia?" chiamò angosciato nel vento rabbioso.

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Anakin aveva appena iniziato a prendere dimestichezza con la nave di Han, il Millennium Falcon, quando sentì il richiamo intriso di panico di suo figlio: ormai il legame che si era creato tra di loro era fortissimo. Tuttavia si sorprese quando sentì Leia, nello stesso momento, ordinargli di invertire la rotta perché lei sapeva dove si trovava Luke.

"L'ho appena sentito anch'io" dichiarò il Jedi. "Andiamo là" ordinò, ignorando le proteste di Lando sugli imperiali che li attendevano a Cloud City.

Ci vollero venti minuti prima che il Falcon arrivasse nelle vicinanze del punto in cui Anakin percepiva la debole presenza di Luke, e furono i venti minuti peggiori della sua vita. Se suo figlio aveva chiamato aiuto significava che era in pericolo, e il tempo era denaro in casi simili.

"Guardate là, c'è qualcuno!" esclamò Leia indicando un puntino nero che penzolava da un'antenna. "È Luke" rispose Anakin sondando la figura lontana con la Forza. "Io esco a prenderlo, Leia, vai ai comandi" ordinò mentre si alzava in piedi e si dirigeva al portello superiore.

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