14-Novità

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Era passata un'altra giornata alla flotta ribelle. Nonostante tutto Leia era tornata alle sue normali occupazioni in sala comando, in parte anche per distrarsi dal pensiero di Han. Aveva lavorato più che mai quella mattina, freneticamente, senza pause; era stanca, ma era riuscita a tenere impegnata la sua mente per un po' di tempo.

Quando ebbe finito il turno mattutino andò a trovare Luke. L'aveva già visto il giorno precedente, ma sentiva il bisogno di fargli compagnia. Si sentiva in dovere di stare al suo fianco, come amica, specialmente nel periodo orribile che stava vivendo.

"Ciao!" salutò entrando nella cuccetta medica, sorridente. Strano ma vero, Luke sembrava di buonumore. "Ciao Leia!" esclamò "come stai?".
La ragazza sorrise e si sedette sul bordo del letto. "Meglio, grazie" rispose.

Il giorno precedente si era sfogata abbondantemente con il suo migliore amico, si era lasciata andare e aveva pianto la probabile perdita di Han. Leia si era sentita vagamente in colpa per aver scaricato tutti i suoi problemi su una persona che al momento ne aveva di peggiori, ma Luke non ci aveva nemmeno pensato: gli faceva piacere aiutarla, anche perché in quel modo sentiva di non essere l'unico a soffrire.

"Tu come stai?" domandò a sua volta la ragazza, sorridendo. Luke fece spallucce. "Psicologicamente va tutto molto meglio" rispose "fisicamente siamo allo stesso punto. Questo pomeriggio vado al centro impianti, spero che si sistemino un po' di cose".

Poteva sembrare strano, ma si sentiva davvero meglio. La sera precedente aveva riflettuto a lungo su quello che gli aveva detto suo padre, inteso sia come Anakin sia come Vader. Ora era fermamente convinto che nel Sith che l'aveva ridotto a brandelli ci fosse ancora un po' dell'uomo che gli era stato così vicino nelle ultime settimane: il desiderio di Vader era tenere suo figlio con sé. Governare la galassia insieme. Certo, secondo Luke era un desiderio malato, ma Anakin aveva parlato di altro.
Aveva detto di aver viaggiato nel tempo per rimediare agli errori di Vader, e questo ossessivo desiderio di avere Luke con sé poteva essere trasformato in un affetto genuino che l'avrebbe riportato al Lato Chiaro.

Un'altra domanda di Leia riscosse il giovane dai suoi pensieri. "Sì, mi hanno detto che qui abbiamo praticamente le migliori protesi della galassia" rispose. Evidentemente Leia voleva rassicurarlo del fatto che non gli avrebbero impiantato un uncino o che altro.

I due amici chiacchierarono amabilmente per tutta la durata della pausa di Leia, finché per la principessa non venne il momento di andare via.

Dopo essersi congedata, Leia si era alzata per uscire quando si sentì chiamare indietro di nuovo.
"Leia io... So che sei molto preoccupata per Han" disse dolcemente Luke. "Vedrai che lo ritroveremo. Ieri sera ci ho pensato parecchio, forse qualche modo di riportarlo a casa c'è... dobbiamo solo avere un po' di fiducia".

Leia sorrise e gli strinse la mano. "Grazie" mormorò mentre usciva.

Quel giorno stesso anche Anakin era stato molto indaffarato. Quando un povero soldato semplice era entrato nella cuccetta di Luke e aveva trovato lo Skywalker sbagliato, o il suo comandante dannatamente cresciuto, aveva avvisato l'Alto Comando. Praticamente tutti i maggiori esponenti dell'Alleanza avevano scoperto la presenza di una specie di infiltrato.

Così, mentre Leia era in pausa, Anakin sedeva davanti ai membri dell'Alto Comando, tra i quali riconobbe una giovane senatrice del suo tempo, Mon Mothma. Anche lei capì chi era l'uomo che aveva davanti, ma non disse nulla e lasciò parlare il generale Dodonna, che aveva l'incarico di occuparsi di affari simili.

"Dunque" esordì Dodonna "lei si dichiara membro dell'Alleanza Ribelle?".

Anakin scosse la testa. "No, non ufficialmente, ma non sono imperiale".

"E allora cosa ci facevi nella stanza del comandante Skywalker?".

"Siamo buoni amici. Sono venuto qui per fargli compagnia durante il ricovero e ho occupato la sua cuccetta approfittando del fatto che è in ospedale".

"Chi gliel'ha permesso?".

Anakin tentennò, non riuscì a trovare una scusa. "Mi dispiace" disse "sono stato irresponsabile".

Dodonna lo guardò in cagnesco. "Lei chi è, signore?".
Gli occhi di Mothma guizzarono verso Anakin, quindi si decide a parlare.

"Generale, permetta" si intromise. "Quest'uomo è esattamente uguale al Cavaliere Jedi Anakin Skywalker, che ho conosciuto, e non credo sia stato un caso aver trovato quest'uomo nella stanza del comandante che si dichiara figlio dell'Eroe Senza Paura".

Calò un pesante silenzio. Anakin guardò i giudici e decise che avrebbe dovuto spiegarsi, ora o mai più.
"Vi prego di ascoltarmi" disse "può essere difficile credermi, ma non sto mentendo. Sono Anakin Skywalker e ho viaggiato nel tempo grazie alla Forza per adempiere il mio compito di Prescelto. Vi chiedo di poter rimanere nella Ribellione per riuscire a terminare il mio compito e aiutarvi a sconfiggere l'Imperatore Sith".

I membri dell'Alto Comando sembravano alquanto attoniti: in effetti, si disse Anakin, i viaggi nel tempo non erano così comuni. Al momento poteva già percepire che Mothma lo appoggiava, mentre gli altri erano molto perplessi.

Il generale Dodonna, in particolare, obiettò: "Non metto in dubbio il riconoscimento di Mon, ma ci sono molte persone simili nella galassia. Come facciamo a sapere che questo è il vero Sky...".

Non fece in tempo a finire la frase che venne sollevato in aria da una forza misteriosa, mentre il presunto Jedi ridacchiava con la mano tesa verso di lui. Pochi istanti e il generale planò dolcemente sulla sedia, più sconvolto che mai.

"Credo che sia veramente un Jedi" affermò, gli occhi sgranati e il fiato corto. Anakin sorrise e guardò gli altri presenti in cerca di approvazione.
Naturalmente la sua esibizione aveva dato una conferma ai generali, ma anche un po' di spavento.

"Per ora ti concederemo di restare, ma non sarai autorizzato a uscire dalla cuccetta di tuo... figlio, né a prendere parte a missioni di alcun tipo. Qualunque minima infrazione e prenderemo provvedimenti" sentenziò Riekaan, il generale che aveva incontrato a Hoth.

"E ci assicureremo di verificare nuovamente le tue affermazioni" aggiunse Dodonna "con tutti i mezzi disponibili".

~~~

Era ormai sera secondo l'orario standard della flotta ribelle, e Anakin stava riposando nella cuccetta di suo figlio. Nonostante le dimensioni claustrofobiche della stanza si stava rilassando: c'era molto silenzio e il panorama che poteva ammirare dall'oblò era meraviglioso.

Ad un tratto la porta si aprì all'improvviso e Anakin si sorprese al veder entrare il legittimo proprietario della cuccetta. "Accidenti, Luke!" esclamò, visibilmente contento "è meraviglioso vederti di nuovo... ehm... in verticale".

Luke sorrise mentre si chiudeva la porta alle spalle. "È un piacere anche per me, in verità" concordò. "Ed è con altrettanto piacere che ti presento la mia nuova mano!" aggiunse, sventolando gioiosamente lo strano aggeggio metallico che pendeva dal suo polso.

Anakin scoppiò a ridere fragorosamente. "Ma è fantastico!" esclamò "ricordo ancora il mio primo impianto... che emozione".
Luke gli diede un colpetto alla spalla. "Parli come uno che ha perso decine di arti. Comunque non la posso ancora muovere, spero che domani finiscano il lavoro. Odio essere dipendente" commentò.

Anakin sorrise e gli fece spazio nel proprio/suo letto. "Vedrai che in un paio di giorni sarai come nuovo. Ha fatto male?".

"Abbastanza. Almeno c'era l'anestesia".

"È già qualcosa". Anakin si sistemò meglio sul letto. "Per cambiare discorso, devo raccontarti cosa è successo questo pomeriggio. I piani alti mi hanno scoperto, sanno che sono qui. Ho dovuto spiegargli tutto".

Luke spalancò gli occhi. "Gli hai detto che Vader...".

"No! Certo che no. Comunque non si fidano di me del tutto, devo rimanere in questa cuccetta finché non si decidono" spiegò Anakin. Non gli piaceva molto questa situazione.

Luke annuì con fare professionale. "Non si fidano di te? Appena mi dimettono, ti assumo nella squadriglia" assicurò con un sorriso, il primo vero dal disastro di Bespin.

Anakin sorrise di rimando e l'abbracciò forte come solo un grande papà può fare.

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