17-Infiltrazione

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"D'accordo, R2? Agisci al segnale". 

Il piccolo droide ruotò la testa e pigolò gioiosamente a entrambi i suoi padroni in segno di intesa. Anakin sorrise e batté una mano guantata sulla sua testolina a cupola. "Ci fidiamo di te, R2" disse Luke inginocchiandosi vicino al fedele barilotto bianco e blu.

I due Jedi lo seguirono con lo sguardo finché non scomparve all'orizzonte con 3PO, che lo aspettava più avanti nei pressi del Millennium Falcon.

"Pare che siamo molto vicini a riavere indietro il tuo amico Solo" disse Anakin rivolgendo al figlio un sorriso dolce. Luke alzò lo sguardo per incontrare il suo, il viso un po' incerto ma tranquillo.

"Spero di essere in grado di agire come un Jedi decente" disse piano, abbassando gli occhi sulla punta degli stivali. Si costrinse a guardare suo padre che gli sollevava il mento con le dita, il suo viso aperto e incoraggiante.

"Luke, puoi farmi un grande favore?" chiese Anakin, incredibilmente serio. "Piantala di sotterrare la tua autostima. Mi fa del male, davvero. Bespin è stato solo un incidente di percorso". Lo Skywalker più giovane sorrise e si aggrappò sorridendo alla spalla di suo padre, protestando un po' mentre quello gli scompigliava i capelli.

"A meno che tu non intendessi dire che odi i vestiti Jedi" scherzò Anakin dopo qualche secondo.
Luke rise. "Danno prurito. Preferisco l'uniforme dell'Alleanza" ribatté, stando al gioco, fingendo di grattarsi disperatamente le maniche della camicia nera che suo padre era riuscito a cucire basandosi sulla propria.

"Avrai le pulci" rispose Anakin, imitando un insetto. "Scherzi a parte, credo che quella cosa ti doni".

"Grazie".

I due Jedi si rifugiarono sotto una pietra, all'ombra, parlando del più e del meno mentre aspettavano una risposta da R2D2: avrebbero provato la via diplomatica con il droide prima di passare, come avrebbe detto Padmé, a un combattivo negoziato.
Il segnale dell'astromeccanico arrivò dopo meno di un'ora: non solo Jabba aveva rifiutato di consegnare Han, ma aveva anche arruolato Leia nella sua schiera di ballerine scostumate.

Luke si alzò immediatamente quando ricevette la notizia, subito turbato da quanto stava succedendo alla sua migliore amica. Anakin lo imitò subito: sua figlia non sarebbe mai stata la concubina di Jabba. MAI.
I due Jedi si precipitarono al palazzo del malvagio signore del crimine Hutt, e in breve tempo superarono le difese di alcune guardie gamorreane dall'aspetto porcino.

Si imbatterono nel maggiordomo preferito di Jabba, il ripugnante Bib Fortuna. Con un trucco della mente Jedi, Anakin lo costrinse ad accompagnarli nella sala del trono. Il povero servitore, debole nella mente, li scortò obbedientemente davanti al suo signore.

Anakin aveva visto Jabba da bambino, ed era rimasto sconvolto da quanto fosse disgustoso, ma il tempo l'aveva cambiato in peggio. Era ancora più enorme rispetto a trent'anni prima, colava muco ovunque, i suoi occhi erano opachi e turgidi, la pelle ripiegata su sé stessa, grinzosa nonostante il grasso che la ricopriva. La povera Leia era proprio di fronte a lui, incatenata, con un succinto bikini dorato che tutti gli scagnozzi di Jabba adoravano.

"Ti avevo detto di non farli entrare!" tuonò l'orribile Hutt nella sua lingua, facendo calare il silenzio sulla stanza piena di ballerine e cacciatori di taglie malfamati.

Anakin gli scoccò un'occhiata di fuoco, odio puro nei suoi occhi blu. "Abbiamo il diritto di parlare"disse, capendo perfettamente l'idioma Hutt.
"Devi farlo parlare..." balbettò Bib Fortuna, ancora sotto l'effetto del controllo mentale.

Jabba era infuriato. "Sei debole!" gridò "sta usando un vecchio trucco mentale Jedi su di te!".
Luke fece un passo avanti, deciso a interrompere la discussione.

"Devi consegnarci il comandante Han Solo e il wokiee" disse con fermezza, rimuovendo il cappuccio nero che gli copriva la testa. Non gli importava se così facendo si mostrava giovane e minuto di fronte a Jabba, non era lì per fargli una buona impressione.

Jabba sembrò quasi sorridere con quella sua bocca sudicia. "I tuoi poteri mentali non funzionano con me, ragazzo" ridacchiò, mostrando un animaletto morto che pendeva dalle sue fauci.
Anakin guardò il signore del crimine come se volesse ucciderlo solo con un'occhiata. "Ciononostante, noi prendiamo il capitano Solo e i suoi amici. Puoi ricavare un utile da questo, oppure essere distrutto. A te la scelta, ma ti avverto: non sottovalutare i nostri poteri" lo ammonì, il suo viso decisamente inquietante.

Nonostante tutti nella sala si fossero spaventati a queste parole, Jabba rimase sornione e tranquillo. "Non tratterò con voi, Jedi" biascicò sprezzante. Quindi premette un bottone su un bracciolo del suo sudicio trono.

Luke non fece in tempo a reagire quando una grata si aprì sotto i suoi piedi, scaraventandolo sul fondo di una fossa pietrosa. Alzandosi, vide la grata richiudersi dieci metri sopra di lui, e sentì le voci di Anakin e Leia chiamare il suo nome. Stava bene, la caduta non era stata compromettente, ma se Jabba l'aveva fatto precipitare lì sicuramente c'era un motivo.

Il suddetto motivo comparve all'alzarsi di una grande cancellata, poco più avanti rispetto alla posizione di Luke. Un mostro di dimensioni colossali, bruno e squamoso, armato di artigli e denti giganteschi, torreggiava sopra il giovane Jedi, volto a uccidere, niente di meno.

Luke fece di tutto per restare calmo. Aveva imparato la pazienza, non era più spericolato e avventato come prima. Aveva imparato durante la difficoltosa costruzione della spada laser, nella lunga riabilitazione dopo la perdita della sua mano, nello stare accanto a Leia nel suo dolore per Han.

Il rancor, così si chiamava la belva, non sarebbe stato un problema. Due frasi imperversavano nella mente di Luke mentre affrontava l'orribile bestia.

Bespin è stato solo un incidente di percorso.

Giudichi forse me dalla grandezza?

Non ci volle moltissimo tempo prima che Luke uccidesse il mostro, con la sola forza dell'intelligenza. Era riuscito ad attirarlo sotto il cancello usando sé stesso come esca, quindi aveva agguantato un teschio, lasciato a terra in ricordo dei pasti del rancor, e lanciandolo contro i comandi del cancello aveva stroncato la bestia. Inutile dire che la mira proverbiale che l'aveva aiutato contro la Morte Nera si era rivelata utile anche adesso.

Irato oltre ogni limite, Jabba fece mettere Luke e Anakin in catene per condannarli a una morte terribile: tra le fauci del mostro Sarlacc, noto per la sua digestione millenaria. Anche Han e Chewbacca furono condannati, ma i due Jedi non erano preoccupati: tutto stava procedendo secondo i piani.

Presto, molto presto, Tatooine sarebbe stato libero dal crimine.

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