26-Destino

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La rabbia di Anakin ribollì dentro di lui quando quella disgustosa serpe che governava la galassia osò minacciare suo figlio per costringerlo a consegnarsi all'oscurità. Tuttavia, il Jedi rimase immobile, incapace di scegliere, tentato dalla proposta del Sith ma fermamente saldo nei suoi ideali. Non avrebbe mandato a rotoli l'intera galassia per questo, non avrebbe impedito allo stesso figlio che aveva davanti di vivere con un vero padre in un tempo nuovo.

Non l'avrebbe fatto. Mai.

Eppure, lasciar morire Luke sotto i suoi occhi era decisamente troppo. Non sarebbe stato in grado di rimanere a guardare. Doveva trovare un piano alternativo, e in fretta, dato che suo figlio stava rapidamente diventando blu con le palpebre che svolazzavano.

Senza pensare, Anakin mosse un passo verso Palpatine e azzardò un attacco folle, nel tentativo disperato di fermare l'agonia di suo figlio senza dover vendere la propria anima e la salvezza delle molte persone innocenti che avrebbe ucciso come Vader.

Ma Sidious, con allarmante prontezza, fu abbastanza veloce da scagliare lontano Luke attraverso la Forza, spedendolo dietro un enorme complesso di macchinari, e allo stesso tempo rispondere ai colpi di Anakin con la lama rosso sangue che teneva ben nascosta nella manica del suo mantello.

Anakin non riuscì a trattenere un urlo di diniego quando sentì il rumore poco rassicurante di suo figlio che si schiantava contro qualcosa di decisamente metallico, ma la sua distrazione diede all'Imperatore il tempo necessario per iniziare a gestire il duello. Era dannatamente forte, nonostante l'età avanzata, e rapido come se avesse ancora vent'anni: il Jedi fece molta fatica per mantenere il suo ritmo.

Vader, intanto, osservava il combattimento in grande confusione. Il suo Maestro si sarebbe infuriato al vederlo lì in disparte, inutile, ma il Sith mascherato aveva altri pensieri e problemi per la testa. Non poteva intervenire al fianco di Sidious in un duello contro se stesso! Era surreale, lo disgustava e non gli sembrava giusto.

Anzi, a ben pensarci, niente di tutto questo gli sembrava giusto. 

Non era giusto che Palpatine cercasse di piegare la volontà di Anakin in quel modo, e adesso che l'aveva notato Vader era sicuro di essere passato al Lato Oscuro per volontà del suo Maestro, non per la propria.

Non era giusto nemmeno che, fra tutti, fosse Luke a pagare le conseguenze. Niente di quello che stava succedendo era colpa sua.

Non era giusto nemmeno che Palpatine avesse il potere; Vader lo sapeva, era da anni che sognava di spodestarlo, ed era sempre stato bloccato da quella cosa che chiamava lealtà, ma era intimidazione, verso il suo Maestro.

Di colpo, Darth Vader realizzò una cosa. Tutto quello che Palpatine aveva fatto era il male, e non solo ai Ribelli, ma anche al resto della galassia. Anche al suo stesso apprendista.
Lui stesso era stato malefico, ma soltanto per un motivo che capiva solo ora: nel Lato Oscuro non era felice, e riversava sugli altri la sua sofferenza.

Intanto, mezzo sepolto da rottami e ingranaggi che aveva rotto cadendo, Luke riprese conoscenza e si trovò sopraffatto dal dolore. Si coprì la fronte palpitante con la mano, e rimase inorridito quando ritraendola la vide piena di sangue. Come se non bastasse un'antenna si era conficcata appena sopra la sua anca sinistra, e qualcosa aveva provocato una ferita profonda che dall'attaccatura dell'orecchio destro attraversava il collo e la clavicola fino al centro del petto.

Luke gemette sommessamente mentre si ripiegava su sé stesso, incapace di fare qualunque cosa. Non poteva rimanere lì, non poteva piangersi addosso mentre, a giudicare dal rumore delle spade laser, suo padre stava affrontando da solo l'Imperatore! Disperato, il giovane Jedi cercò di connettersi alla firma nella Forza di suo padre, ma non ottenne risposta; a questo punto aveva solo una possibilità per uscire da quell'intrico maledetto e aiutare suo padre in qualunque modo possibile.

Fu piacevolmente sorpreso quando Vader accolse la sua richiesta di soccorso, e sospirò di sollievo quando i passi pesanti del Sith risuonarono sopra di lui. In una manciata di secondi, senza nemmeno bisogno di vedere, il padre estrasse il figlio dal complesso del reattore attraverso la Forza e lo accolse tra le sue braccia in modo quasi dolce.

Luke sorrise debolmente alla maschera intimidatoria di Vader, ma non si scompose e gli chiese subito come avrebbero potuto fare ad aiutare Anakin.

"Non lo so" fu la risposta sincera che venne dalla maschera nera. "Il mio maestro è forte, penso che tuo padre non avrà grandi possibilità".
Luke sgranò gli occhi e sembrò riguadagnare le forze. "Ma si tratta sempre di te! Non possiamo lasciarlo morire!" esclamò. "Deve tornare al suo tempo e rimanere nel Lato Chiaro. E non me ne importa di quello che ne pensi tu".

Lasciando il padre sbigottito, il ragazzo scese dalle sue braccia e sganciò la spada laser dalla cintura. "Fai quello che ti sembra più giusto, ma in tre vinceremmo di sicuro" disse mentre si incamminava verso il luogo del duello.

Vader rimase lì a guardare, immobile. Quello che suo figlio gli chiedeva era una presa di posizione, ciò che gli mancava in quel momento: evidentemente Luke aveva fatto apposta a fargli una proposta in quel preciso istante. Il Sith voleva salvare suo figlio e il suo sé più giovane, ma forse la soluzione era uccidere Anakin: dopotutto, senza di lui l'Impero non sarebbe nemmeno nato.

Con una certa fatica, Vader scacciò via il pensiero e riportò l'attenzione al presente: togliere di mezzo il Prescelto non era l'opzione giusta, adempiere la profezia era decisamente meglio. Ma non era una motivazione sufficiente a spingerlo ad agire. Poteva vedere, intanto, il duello che si spostava davanti alla scala che conduceva al trono: Luke si era unito alla lotta, ma faticava molto sotto i colpi di Sidious a causa delle sue ferite. Nemmeno Anakin era in ottima forma, sembrava esausto e presentava già diversi lividi e graffi; Palpatine intanto appariva più forte che mai.

Ad un tratto, proprio mentre Vader guardava, il fragile equilibrio si ruppe.

Un affondo di Sidious oltrepassò le difese di Anakin, e la lama penetrò profondamente nella sua spalla sinistra. Il Jedi crollò in ginocchio con un grido mentre il Sith sorrideva con inaudita gioia, la spada puntata alla gola del nemico. Luke cercò di proteggere suo padre, ma l'Imperatore non impiegò che una manciata di secondi a far volare via l'arma dalla sua debole presa.

Vader, di nuovo, stava a guardare. Il destino della galassia, e il suo, si giocavano sotto i suoi occhi, e lui non stava facendo niente.

Ora che aveva finalmente battuto Skywalker, il crudele Sidious procedette a mettere in atto le maniere forti per farlo passare al Lato Oscuro: niente l'avrebbe fermato questa volta. Con freddi, potenti tentacoli mentali più forti di qualunque cosa, ruppe gli scudi mentali di Anakin iniziando a mangiare ogni ricordo, ogni sentimento positivo, e gonfiò la sua aggressività.

Spaventato a morte, Luke agì d'istinto e richiamò con la Forza la spada laser persa. Non appena sentì il peso familiare nella nella sua mano, lanciò tutte le sue forze nel colpo che sperava fosse fatale.

L'Imperatore sentì solo un dolore enorme trafiggergli il fianco, costringendolo a interrompere la tortura su Anakin, poi vide una brillante lama verde. Intuì quello che stava succedendo e passò subito a quella che poteva essere la sua ultima azione.

Quando i fulmini di Forza dell'Imperatore iniziarono a serpeggiare su suo figlio, Vader decise: non poteva e non doveva finire così.
 
Attaccare con la spada laser era impossibile, con Sidious protetto da una coltre di elettricità: radunando tutto il suo coraggio, Vader si avvicinò rapidamente al suo Maestro e lo sollevò tra le braccia.

In un'immensa esplosione di fulmine viola, Darth Sidious precipitò nel pozzo del reattore.

Il Male era sconfitto.

Nessuno sapeva ancora a quale costo.

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