24-Angosciato

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La foresta, scura e intricata, selvaggia e pericolosa, ricordava ad Anakin il suo stesso cuore. Si sentiva aggrovigliato in una rete di pensieri spaventosi, intrappolato tra le decisioni da prendere. Era arrivato al momento della verità: stava camminando consapevolmente verso se stesso sotto forma di Sith, verso l'Imperatore, verso il suo destino. E quello che lo angosciava di più era l'idea che si trattasse anche del destino del resto della galassia, di sua moglie e dei suoi figli, coloro che, attraverso il rapporto che si era creato tra loro, gli avevano fatto capire quanto fosse importante la decisione che stava per prendere prima di viaggiare nel tempo.

La voce calma di Luke, che gli annunciava l'arrivo a destinazione, lo risvegliò come se fosse stato immerso in un sonno tormentato fino a quel momento. Anakin sbatté le palpebre e notò il complesso imperiale, un insieme di bunker e piattaforme di atterraggio sovrastato da due generatori di scudo parabolici costruiti per difendere la Morte Nera.

Il Jedi tornò in sé e represse i suoi dubbi a favore dell'azione immediata.
"Dobbiamo farci catturare senza nulla di violento" disse "o lo scontro con Palpatine sarà perso in partenza".
Luke annuì, il suo viso molto meno preoccupato di quello di suo padre. "Va bene; basta che tu mi dica cosa fare" disse.

Anakin gettò un'occhiata intorno a sé, e suggerì: "Secondo me basta che ci consegniamo senza protestare. La missione a cui partecipiamo è importante, preferiranno interrogarci piuttosto che ucciderci. E per farlo chiameranno Vader".
Luke annuì, non senza un brivido al ricordo di Vader, e si incamminò subito verso due sentinelle di guardia.

Accadde come aveva predetto Anakin: i due Jedi vennero ammanettati e portati nel corpo principale della piccola base, la parte collegata con la piattaforma di atterraggio.

E, come previsto, Vader arrivò. Sempre alto e impettito nella sua armatura nera, questa volta aveva però qualcosa di diverso. Luke lo notò subito, senza nemmeno bisogno di usare la Forza per capirlo: il Signore dei Sith era terrorizzato. Aveva paura di quel vecchio sé stesso che si trovava davanti, paura di deludere l'Imperatore. Paura di fallire e tornare al Lato Chiaro... ma forse questa non era paura.

Dal basso verso l'alto, anche Anakin si osservò con cura, e provò una sensazione di orrore quando non percepì la propria presenza nel Signore Oscuro. Non aveva mai incontrato Vader, ma ora che lo vedeva capiva quanto timore dovevano provare gli abitanti della galassia nei suoi confronti. Gli faceva male sapere che si trattava di lui stesso, anche se questo Sith aveva qualcosa di diverso da tutti quelli che aveva affrontato.

Era debole.

Tuttavia, si capiva che non era solito darlo a vedere, perché anche adesso non disse una parola, chiaramente turbato, e cacciò gli assaltatori per rimanere solo con gli arrestati.

Anakin fu pervaso da un moto di nausea quando la presenza di Vader si collegò con la sua, e si ritrovò in grado di ricordare tutti i crimini che aveva compiuto dietro quell'armatura color ebano. Luke, al contrario, sembrava osservare con attenzione fino a spingere la vista oltre le lenti scure che coprivano gli occhi del Sith, come per guardarci dentro. Vader si sentì nudo davanti a quello sguardo, e preferì affrontare Anakin.

"Skywalker è venuto dal passato" esordì, muovendo un passo verso il suo sé più giovane.

Anakin raccolse tutto il suo coraggio per mantenere la testa alta, sovrastato com'era dalla potenza oscura che iniziava a sentire come propria. "Sono venuto per salvarti" dichiarò con orgoglio.

"Sei debole" rispose tranquillamente Vader voltandosi di scatto, come in preda al disgusto. "Io ho salvato te, più di venti anni fa".

"Questo non sei tu, padre" disse Luke all'improvviso. "Tu sei Anakin, non una macchina da guerra!".
Il Sith si voltò minacciosamente verso il figlio, premendo un dito accusatore sul suo petto. "Quel nome non ha alcun significato per me" decretò, a malapena controllando la sua ira.

"Quello è il nome del tuo vero io, l'hai solo dimenticato!" continuò Luke senza la minima intenzione di cedere. Non aveva paura, non poteva permettersi quel lusso quando tutta la galassia contava inconsapevolmente su di lui, non poteva temere il suo stesso padre, che portasse un'armatura nera oppure no. E poi, che motivo c'era di avere paura quando Anakin era al suo fianco?

Ma il Jedi, intanto, manteneva lo sguardo fisso sui propri piedi. Non riusciva ad ammetterlo a se stesso, ma il suo alter ego mascherato aveva ragione. Anakin Jedi era tanto debole quanto Anakin Sith, se non di più. Era stato così pavido da uccidere un'intera tribù di predoni Tusken, da finire il Conte Dooku disarmato e mutilato. Pensandoci bene, Vader aveva assunto un comportamento molto più da Jedi quando aveva lasciato vivere Luke nonostante l'avesse abbondantemente sconfitto e lui si rifiutasse di convertirsi.

E quanto altro era successo nella sua vita! Aveva rivelato al Cancelliere divenuto poi Imperatore che i Jedi lo stavano spiando, ed era stato di vedute così strette da non capire il perché. Si era lasciato stregare da un Signore dei Sith sotto mentite spoglie, lui che aveva il potenziale nella Forza più grande di tutti i tempi. E tutto questo soltanto per paura di perdere sua moglie sulla base di uno stupido sogno!

Devastato com'era da questi pensieri, Anakin non sentì nemmeno la discussione tra Vader e Luke, e subì passivamente l'azione degli assaltatori che lo portavano via verso un ascensore per condurlo al cospetto di quel verme dell'Imperatore Palpatine in persona. A questo punto, pensava seriamente di aver sempre sbagliato, forse la Forza l'aveva mandato nel futuro proprio per capire tutto ciò.

Nemmeno lui stesso sapeva spiegare i sentimenti che imperversavano nel suo animo in quel momento. Era un angosciante miscuglio di rabbia, delusione, tristezza, pessimismo, autocommiserazione e odio, diretto verso niente in particolare.

Ma quel che era più terribile era la paura sorda che provava, paura di fallire, di deludere i propri cari, di sprecare l'opportunità che la Forza gli aveva dato.

Non lo aveva ancora capito, ma, nel suo tempo, erano proprio queste le emozioni che l'avevano portato sul sentiero dell'oscurità...

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