6-Dagobah

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Padre e figlio riuscirono a infilarsi nell'abitacolo del caccia X-Wing non senza difficoltà, dato che, anche se Luke era piccolo sia di statura sia di corporatura, Anakin lo compensava abbondantemente. Così, tra le risatine pigolate di R2D2, i due si sistemarono con Luke seduto nella parte sinistra della cabina, pilotando con la mano sinistra, e Anakin in quella destra, facendo del suo meglio per pilotare con la mano destra ignorando la spiacevole sensazione della sua guancia schiacciata contro il finestrino. 

Dopo la procedura di partenza Luke inserì le coordinate di destinazione liberando sè e il padre dal compito di pilotare.

Non passò molto tempo prima che Anakin si accorgesse che tutti i caccia andavano da una parte e il loro dall'altra. Tuttavia, R2D2 fu più reattivo di lui e trasmise subito al computer di bordo una domanda impertinente. Quando lesse il testo Luke sorrise, ma si chiese anche come suo padre avrebbe preso la notizia che stava per dargli. Iniziò con il rispondere al piccolo droide che sembrava impaziente. "No, R2, non andremo a rendez-vous con gli altri. Andiamo al sistema Dagobah". 

Anakin si voltò verso suo figlio e lo squadrò con uno sguardo eloquente. "Volevo dirtelo ma non ho fatto in tempo" mormorò Luke. "Quando siamo usciti dalla caverna del Wampa mi è apparso Obi-Wan e mi ha detto di andare ad addestrarmi su Dagobah. Spero che non sia stata un'allucinazione visto il freddo e la botta in testa che avevo preso... R2 crede che sia così". Anakin si accarezzò il mento mentre rifletteva. Credeva che tutti i Jedi fossero morti. 

"Quale maestro Jedi ci sarebbe, su Dagobah?" chiese lo Skywalker più anziano mantenendo un cipiglio sul suo viso. "Un certo Yoda, se non era solo la mia immaginazione" rispose Luke. Sul volto di Anakin balenò un sorriso. "Allora hai ragione" decise "Vediamo se il vecchio Yoda può esserci d'aiuto".

L'atterraggio sul pianeta Dagobah non fu il migliore della carriera di nessuno dei due piloti. A causa della fitta nebbia che ostacolava la vista e degli alberi intricati che nascondevano il suolo, l'X-Wing si schiantò malamente in una palude fangosa tra i commenti infastiditi dei tre passeggeri, umani o droidi che fossero.

Quando fu evidente che il caccia non sarebbe precipitato da nessuna parte, Luke aprì il portello e salì in piedi sul muso della nave. "Non è buono" comunicò a suo padre allargando le braccia. Effettivamente il caccia si era schiantato proprio in mezzo a una palude, tra l'altro circondata da una foresta selvaggia e contorta che brulicava di serpenti. 

Anche Anakin salì sul muso del caccia per guardarsi intorno, ma il suo peso maggiore fece ondeggiare pericolosamente la nave, e fece cadere nell'acqua torbida il piccolo R2.

"R2!" chiamarono all'unisono i due Skywalker, preoccupati per il fidato droide. Fortunatamente la testa a cupola riemerse quasi subito, suscitando un sospiro di sollievo da parte di padre e figlio. "Sii prudente" pregò Anakin, pur sapendo che l'incidente era in gran parte colpa sua. "R2... da quella parte" precisò Luke quando notò il disorientamento del droide nell acqua fangosa.

Anakin e Luke nuotarono fino a riva, notando che l'acqua era così densa da tenerli quasi a galla. I due Jedi si issarono sulla sponda aiutandosi a vicenda, ma videro che ad avere bisogno di aiuto era di nuovo R2D2! Uno strillo del robottino infatti li fece girare di scatto, giusto in tempo per vedere la sua calotta sprofondare, trascinata da un tentacolo. Anakin e Luke chiamarono ripetutamente il droide, convinti di averlo perso.

Improvvisamente si udì un gridolino e il droide volò sopra le teste dei suoi padroni, andando ad atterrare tra gli alberi. Anakin e Luke corsero a cercarlo, e rimasero sollevati quando scoprirono che il suo sapore non era piaciuto all'abitante della palude. "Meno male che non sei appetitoso" commentò Luke accarezzando il droide sporco e infangato.

"Niente di rotto?" chiese Anakin. R2 pigolò affermativamente e sputacchiò gli ultimi residui di fango.

"Già non mi piace questo posto" disse Luke alzandosi in piedi, lo sguardo che vagava su ogni potenziale fonte di pericolo. Ma in fondo, si disse, era qui con suo padre: cosa sarebbe potuto andare storto?


Un paio di ore dopo Anakin e Luke avevano allestito un piccolo accampamento, costituito da una tenda e un focolare ben costruito in modo da proteggere il fuoco dall'umidità. In quel momento, dopo una giornata tanto faticosa, padre e figlio si erano concessi un attimo di tranquillità prima di preparare la cena e iniziare la ricerca di Yoda. 

Anakin era seduto contro il tronco di un albero e Luke si era rannicchiato accanto a suo padre, dato che faceva freddo e i vestiti più esterni di entrambi, inzuppati d'acqua e fango, erano stesi ad asciugare. Ad Anakin non dispiacque affatto: in effetti non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con suo figlio, magari riempiendolo dell'affetto che gli era mancato per vent'anni. 

Da parte sua Luke fu felice quando suo padre lo accolse in un abbraccio e iniziò ad accarezzare distrattamente i suoi capelli umidi. Lo fece tanto dolcemente che presto il ragazzo si addormentò. Anakin sorrise quando Luke sprofondò nel sonno, ora gli sembrava un bambino che poteva dormire solo tra le braccia del suo papà. Al pensiero una lacrima percorse la sua guancia e l'istinto di tenere il figlio più stretto crebbe. Guardandone il viso addormentato Anakin si commosse alla vista delle caratteristiche proprie e di Padmé fuse assieme; perfino le deboli cicatrici lasciate dall'attacco del Wampa gli sembrarono ereditate dal segno evidente che egli stesso portava accanto all'occhio. Questo ragazzo era figlio suo e di Padmé, e di nessun altro. E quella ragazza con il viso di un angelo, che lo struggeva a causa del giuramento che aveva sancito la sua beata ignoranza, era sua figlia. 

E lui cosa aveva fatto?


Una vocina fermò il flusso di pensieri. 

"Oh, giovane Skywalker! Molto tempo passato è.".



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