16-Tornare

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Poco meno di cinque mesi più tardi, un caccia ribelle X-Wing atterrava sul suolo polveroso di Tatooine, a poche miglia dal Palazzo di Jabba l'Hutt, il più temibile signore del crimine della galassia.

Anakin scese dalla rampa principale, un mantello sulle spalle, l'espressione cupa dietro al cappuccio nero. Sembrava turbato dalla situazione. Odiava quel pianeta, odiava quasi tutti gli avvenimenti che vi erano capitati, odiava molti di quelli che lo abitavano. Tuttavia, si costrinse a respingere la sensazione sgradevole: dopotutto era un Jedi, non doveva prestarsi alle emozioni negative.

Luke uscì dalla nave a sua volta e mise una mano, la sua vera mano, sulla spalla del padre. "Se non vuoi restare possiamo andare via" disse piano, quasi avesse paura di disturbarlo. Anakin scosse la testa e iniziò a camminare velocemente verso quella che era stata la capanna di Obi-Wan Kenobi. L'uomo che avrebbe ucciso lui stesso.

Cacciò il pensiero e si concentrò su quello che doveva fare. Era venuto sul suo pianeta natale per aiutare suo figlio a costruire una nuova spada laser con gli appunti del vecchio maestro. Teneva molto a essere con Luke in quel momento, uno dei più importanti per la vita di un Jedi: avere una spada laser propria significava raggiungere un'identità nella Forza. Secondo lui suo figlio era pronto al grande salto, dopo gli ultimi mesi di allenamento insieme. Era diventato più forte e prudente, e aveva superato l'esperienza traumatica di Bespin con una determinazione più unica che rara, cosa di cui Anakin andava molto fiero.

Quando padre e figlio giunsero alla vecchia capanna, si fermarono un momento. Sapevano entrambi che luoghi abbandonati del genere erano spesso occupati dai predoni Tusken, o da altri malintenzionati. Una volta sicuri che il luogo fosse vuoto, entrarono dalla porta abbattuta, immergendosi in un'aria polverosa che odorava di stantio.

All'interno della casa non era rimasto quasi nulla: sicuramente erano già state compiute delle razzie. Erano stati lasciati intatti soltanto un antico baule di legno e un armadio, inutili per gli scopi dei nomadi.

"Non è rimasto niente" osservò Luke, leggermente scoraggiato. Era abbastanza sicuro che il maestro Kenobi non tenesse i suoi appunti da Jedi nel guardaroba. Anakin non rispose, e fece spallucce. "Il maestro Yoda direbbe di cercare a fondo dove gli stolti non arrivano. Sono sicuro che troveremo qualcosa" disse. Il figlio lo guardò per qualche secondo con un'espressione inintelligibile, quindi aprì il baule di legno.

Come si aspettava, era completamente vuoto: c'era perfino una ragnatela dentro, e senza ragno per giunta. Il giovane Jedi sbuffò leggermente, ma non si arrese e iniziò a tastare le pareti del baule in cerca di un doppiofondo. Suo padre, intanto, sembrava assorto nel guardarsi intorno.

All'improvviso Luke si imbatté in una piccola incisione realizzata da una mano malferma su uno spigolo del baule.

"In profondità la verità trovata è"
Yoda, Gran Maestro Jedi

Luke non conosceva questa massima del piccolo maestro verdognolo, ma il significato era abbastanza chiaro.
Si mise in ginocchio e provò con tutte le sue forze a spostare il baule; non vi riuscì, nemmeno con la Forza. Probabilmente il legno era stato inchiodato al pavimento. Allora, alzatosi in piedi, Luke estrasse dalla cintura un coltellino a serramanico che faceva parte dell'equipaggiamento ribelle, lo conficcò sul fondo del baule e tagliò finché non ebbe ritagliato un quadrato grande quanto la sua mano.

Sotto il baule c'era solo il vuoto, interrotto, a meno di un metro di profondità, dalla presenza di un mucchio di scartoffie.

"Papà, ho trovato qualcosa!" esclamò Luke, evidentemente preso dall'eccitazione. Anakin sembrò svegliarsi solo in quel momento, e si avvicinò a grandi passi a suo figlio. "Ben fatto" osservò, scuotendo amichevolmente la spalla di Luke. "Ora resta solo da costruire la spada. È una cosa che devi fare da solo" disse con un sorriso incoraggiante. Andò a sedersi in un angolo, a meditare.

Luke rimase da solo davanti ai polverosi fogli di carta che teneva tra le mani. Erano solo schizzi, disegni e piccole didascalie sulla costruzione di una spada laser, ma si poteva quasi toccare con mano la sapienza di mille generazioni che portavano con sé. Era una sensazione così strana, eppure incoraggiante.

Deciso a finire il lavoro una volta per tutte, Luke chiuse il baule per usarlo come tavolo di lavoro e vi sparse sopra una serie di cacciaviti e altri attrezzi. Per finire, naturalmente, appoggiò in un angolo il drappo piegato contenente il cristallo Kyber che era riuscito a conquistare, con tanta fatica, pochi giorni prima.

Anakin, dal canto suo, rimase immerso nella meditazione. Questo luogo era particolarmente adatto per riflettere: irradiava la firma nella Forza del suo antico maestro, cosa che lo aiutava molto, e il pianeta era ricco di significato. Con molta amarezza, il Jedi ricordò quella notte di cinque anni prima, che in questa cronologia risultavano venticinque, in cui sua madre era stata uccisa e lui l'aveva vendicata brutalmente.

Ora che ci pensava, quell'avvenimento poteva essere stato il suo primo passo verso il Lato Oscuro: non aveva mai provato tanta rabbia indomita e incontrollabile come in quella notte.

Immerso nel suo intrico di pensieri, Anakin non si rese conto di quanto tempo fosse passato. Aprì gli occhi riprendendosi dal suo stato di trance solo quando Luke lo chiamò, e anche l'incitamento vocale tardò ad avere effetti.

La prima cosa che Anakin vide fu il viso di suo figlio, tanto vicino che lo spaventò. Luke sembrava felice come poche volte prima di allora, gli occhi azzurri brillanti di gioia e il sorriso tirato fino alle orecchie. Sembrava essere appena uscito da un motore in funzione, tanto era coperto di cenere e olio.

"Cosa hai fatto esplodere questa volta?" chiese Anakin con voce stanca, passandosi la mano guantata sugli occhi.

Luke si girò appena per controllare la finestra che aveva effettivamente fatto saltare in aria, e la nascose a suo padre spostandosi leggermente a destra. "Tanto questa casa non verrà più abitata" ribatté sinceramente rivolgendo a suo padre uno di quei sorrisi che lo convincevano sempre.

Anakin brontolò qualcosa nel suo stato non del tutto lucido e si alzò in piedi lentamente. Fece per andare a controllare la finestra esplosa, ma Luke lo fermò prima. "Aspetta, ho qualcosa di più importante" disse.

Prima che Anakin potesse ribattere spostò la mano sinistra da dietro la schiena, a mostrare un cilindro di metallo lucido dalla forma elegante con le due estremità leggermente più allargate. Sul volto di Anakin comparve un sorriso smagliante.
"Ce l'hai fatta!" esclamò mentre attirava il figlio in un abbraccio stritolante.

Luke sorrise e ricambiò l'abbraccio stringendo forte suo padre. Si allontanò solo per attivare la spada e fargli vedere la luminosa lama verde, segno che il frutto del suo lavoro funzionava. Anakin rise ancora, nella forma di felicità più pura.

"Adesso siamo decisamente pronti" disse "chi tiene in ostaggio il perduto amore di tua... di Leia non avrà scampo".

Padre e figlio uscirono dalla capanna trionfanti, diretti alla loro nave.

Era l'inizio del ritorno degli Jedi.

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