ABIGAIL

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ABIGAIL

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ABIGAIL

Impiego davvero venti minuti ad arrivare in palestra. Quando arrivo rimango sorpresa: è davvero enorme, attrezzata, ben illuminata e accogliente. Cammino fino al banco della reception dove due ragazzi intenti a parlottare. Il primo è moro, ben piazzato ma basso. L'altro, invece, è piuttosto alto, capelli sul biondo e anche lui dal fisico ben messo. Deglutisco e poggio una mano sul bancone ma rimango in silenzio. Stanno parlando e non vorrei interrompere. Il moro, però, smette di parlare nell'istante in cui mi vede. "Senti, ne parliamo meglio più tardi. Va a fare il capo da un'altra parte, Heath." Sbuffa il moro. "Ciao, tesoro. Cosa posso fare per te?" si rivolge a me. Mi ha appena chiamata tesoro. "Chiusura. Nel mio ufficio." Borbotta... Heath, credo. "Ci sarò – guarda il ragazzo e poi di nuovo me – ascolta tesoro, se sei qui per la boxe... i corsi cominciano la settimana prossima per le ragazze." Lancia uno sguardo alla mia mano guasta. Subito la sottraggo dai loro sguardi e balbetto qualcosa di scoordinato. "No, io... ho- voglio dire, mio zio mi ha iscritta ieri, credo. Sono Abigail Silver." Perché quell'altro non se ne va e mi fissa? Credo di essere completamente rossa in volta ma lo ignoro e guardo il moro di fronte a me intento a digitare qualcosa sul suo computer. "Uh, eccoti qui. Stampo la tua scheda e sono da te, okay? A proposito, io sono Lucas." Si presenta. Annuisco accennando un veloce sorriso. "Ancora qui, capo?" sbuffa una risata. "Chiusura." Ripete quell'altro per poi andarsene. Capo. Allora questa palestra è sua... caspita. Rimango da sola in attesa di Lucas per qualche minuto, poi ritorna con in mano un foglio plastificato e me lo porge. "Benvenuta alla Eastwood Gym." Sorride. "Grazie." Dopo averlo ringraziato mi volto e raggiungo gli spogliatoi dove lascio il mio borsone.

Eseguo i miei esercizi senza guardare in faccia nessuno. Più volte un paio di ragazzi ha tentato di rivolgermi la parola ma io li ho evitati. Se Arthur dovesse scoprire che qualcuno mi guarda e parla darebbe di matto e non solo non potrei più frequentare la palestra, probabilmente finirei diretta sottoterra senza alcuna via di scampo.
Alle otto e mezza finisco con gli esercizi e filo nello spogliatoio. Mi sbrigo a cambiarmi e a raggiungere l'uscita. Lancio uno sguardo all'ora e sospiro di sollievo. Sono in tempo. "Abigail." Mi volto e noto Lucas richiamarmi. "Sì?" mi avvicino al bancone. "Solitamente la scheda rimane qui. Questo – indica una specie di porta riviste – è il tabellone in cui puoi mettere la tua scheda. Sono in ordine alfabetico per cognome." Spiega. "Oh, okay. Scusami, non lo sapevo." Lo guardo dispiaciuta. E se lo dicesse ad Arthur? E se non potessi più tornare? Sono stata bene in queste quasi due orette... "Ehi, è tutto okay. Sei nuova. Se hai bisogno di aiuto sai dove trovarmi. Buona serata." Sorride. "Anche a te." Annuisco e mi avvio verso l'uscita.

Alle otto e cinquantasei sono già davanti alla porta di casa e alle nove dentro al mio bagno pronta per una doccia calda. Ce l'ho fatta. Non ci metto molto a lavarmi, non voglio infastidire Arthur facendo troppo rumore. Quando finisco filo a letto e sospiro chiudendo gli occhi. Un paio di occhi verdi appaiono d'improvviso facendomi scattare seduta sul materasso. Cosa diamine è appena successo? Perché ho immaginato gli occhi di quel tale... Heath? Sarà la stanchezza. È un volo nuovo, proprio come Lucas. E allora perché a lui non ho rivolto nemmeno un briciolo d'attenzione? Okay, questo è davvero troppo per oggi. Quei due non sono nessuno, solo degli sconosciuti che ho conosciuto a causa della palestra e l'iscrizione. E poi non ho nemmeno parlato con entrambi. Peggio ancora, stupida! Pensi a qualcuno che non ti ha rivolto nemmeno mezza parola! Stupida coscienza, stupidi pensieri, stupida me. Devo addormentarmi e basta. Riposare perché domani suonerà la sveglia alla solita ora e non posso permettermi di dormire durante le lezioni. Soprattutto queste che sono le più importanti. Mi giro su un fianco e accarezzo l'altro involontariamente. Strizzo gli occhi e conto. Sei. "Una per ogni minuto di ritardo." Rabbrividisco al pensiero e premo le labbra per sopprimere i singhiozzi. È il passato ma è sempre presente. Non mi lascia mai. Ogni volta che sfioro la pelle raggrinzita ricordo, il dolore riaffiora e non se ne va più.
Passato ma presente. È questo che cita il piccolo tatuaggio che ho fatto dopo l'accaduto a insaputa di Arthur. Ne ho solo uno, ma descrive tutto. E con il ricordo più brutto di sempre, dopo la morte dei miei genitori, riesco finalmente a prendere sonno. Spero solo non mi perseguiti anche nei sogni. 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora