ABIGAIL & HEATH
Sono ancora tra le nuvole mentre apro la porta di casa e la richiudo alle spalle. Ho il tempo materiale di poggiare le chiavi sul solito mobiletto prima che il mio corpo venga spintonato brutalmente sul pavimento. Sbatto la testa contro la stessa porta, la vista si offusca ma riesco a vedere in maniera distinta il volto furente di Arthur. Quando realizzo che si tratta davvero di lui capisco che è finita sul serio. La mia esistenza finisce una settimana prima dei miei ventitré anni, prima di poter continuare la mia conoscenza con Heath, finisce senza aver visto la mia migliore amica e sorella. "Dove cazzo eri?!" urla afferrandomi per i capelli. Singhiozzo in preda al dolore e mi accovaccio quando con la mano libera mi riserva un altro ceffone e poi un altro ancora. I colpi sono talmente forte da stordirmi. Mi strattona, gettandomi da qualche parte e poi arrivano i calci. Non riesco a contarli, sono talmente tanti da costringermi a rigettare. "Fai schifo." Ringhia allontanandosi. Quando penso che sia finita la sua mano spintona la mia testa facendola schiantare sul parquet del soggiorno. E credo che stavolta sia fatta perché non riesco nemmeno a biascicare qualcosa, collasso.
HEATH
Prendo ancora un altro sorso dalla cannuccia e rilascio un sospiro annoiato a morte. Di sicuro non pensavo di trascorrere la domenica mattina in palestra, in mezzo a mille scartoffie. "Quanto pensi che ci vorrà per i nuovi tapis roulant?" sbadiglia Lucas grattandosi la testa con una penna. "Mi hanno confermato per venerdì prossimo. Li lasciamo in magazzino fino a domenica e li installiamo prima della chiusura." "Dovremmo cambiare orario. Non è normale lavorare anche solo mezza giornata la domenica. Mi rifiuto." Sbuffa. "Ci stavo pensando anche io. In fondo apriamo alle otto di mattina e chiudiamo alle nove, è oltre l'orario." Lucas annuisce dandomi piena ragione e poi ritorna chino su alcuni fogli. Il silenzio viene, però, squarciato dal suo cellulare. Un sorriso gli incornicia il volto mentre accetta la chiamata e si porta il cellulare all'orecchio. "Ehi!" esclama. Il suo sorriso si tramuta subito in un'espressione di pura confusione, poi mi lancia uno sguardo. "È qui con me. Te lo passo." Il ragazzo mi passa il cellulare mentre io lo afferro sempre più confuso. "Pronto?" "Heath? Sono Carol, la migliore amica di Abigail." Si presenta la ragazza. Carol, ma certo. Doveva vedersi con Abigail proprio... "Che succede?" chiedo in allerta. "Stavo andando da lei ma ho visto la macchina di Arthur parcheggiata fuori casa. L'ho chiamata ma non ho ottenuto risposta. Heath, e se l'avesse scoperta? Se fosse ferita? Forse sto andando nel panico senza motivo e magari è sotto la doccia ma sapeva che sarei-" "Frena, frena. È impossibile. Arriverà martedì, tra due giorni." Tento di rassicurarla. "Mi risponde sempre! È l'unico modo per farmi sapere che è tutto okay, Heath! Che faccio?!" è nel panico più totale e la cosa comincia a preoccupare anche me. "Non posso chiamarla. Non voglio farle rischiare nulla. Presentati alla sua porta, inventa una palla se dovesse esserci lui." Istruisco tentando di farla calmare. Seguono attimi di silenzio, guardo Lucas che ricambia lo sguardo confuso e preoccupato. "Carol?" la richiamo. Nessuna risposta. "Carol?" riprovo. "Oh, mio Dio – singhiozza – oh, mio Dio!" "Carol, che succede?" mi alzo dalla sedia. "Heath – piange – Heath, è appena arrivata un'ambulanza. Oh, mio Dio. Che gli ha fatto?" "Abigail. La vedi?" "Lui è sulla porta. Mi ha appena vista. Ti richiamo." Dice in fretta prima di attaccare. "Heath? Che sta succedendo?" le parole di Lucas mi arrivano lontanissime mentre mi accascio sulla sedia. "Ti porto dell'acqua." Si alza di scatto. Io non capisco più niente, penso solo a lei, Abigail.
ABIGAIL
Ho perso conoscenza. Ho preso un bel scivolone sul parquet appena lucidato. Avevo la testa tra le nuvole e non me ne sono accorta. Non ascolto mezza parola di quello che i medici mi dicono, non presto nemmeno attenzione alla stretta di Carol. Perché sono ancora qui? Perché non sono morta? Ho una commozione celebrale e per mia fortuna niente di rotto. Pensavo che oggi la mia tortura sarebbe finita, che il cielo mi avrebbe risparmiata e presa con sé. Pensavo che finalmente oggi la porta della mia gabbia si sarebbe aperta per lasciarmi volare via una volta per tutte. Che illusa. Una stupida, stupidissima illusa. Oh, Abigail, pensavi davvero che saresti stata libera? Sì, lo pensavo.
"Tesoro." Carol accarezza il dorso della mia mano. "Esco fuori a fare una telefonata, arrivo subito." Non le rispondo, continuo a fissare il soffitto bianco. Spero solo che Arthur entri e mi soffochi, spero che mi strozzi o mi uccida con qualche flebo. Spero mi faccia fuori il prima possibile perché sono arrivata ad un punto di non ritorno. Il mio corpo non regge più nemmeno una carezza, figuriamoci un calcio. È pieno di rattoppi e sono sicura di non riuscire più a tenerlo in piedi per gli altri.
"Eccomi, Abby." Carol si avvicina al mio letto e mi lascia una carezza sul viso. Possibile che i medici abbiano attribuito il rossore sul viso alla caduta? Giurerei di sentire la stampa della mano di Arthur sulla mia guancia. "Stasera passi la notte qui ma... che ne dici se ti porto in bagno e ti dai una rinfrescata al viso?" scosta il lenzuolo, i jeans sono scomodi ma non mi importa. Poggio i piedi sul pavimento freddo e la seguo in bagno. C'è una vasca, potrei farla finita lì. Allungo il dito tremante verso di essa e Carol fa cenno di aver capito. Grazie, grazie, grazie. Vorrei avere la forza di aprir bocca e ringraziarla a parole ma non ci riesco. Quando la vasca è piena Carol mi aiuta a liberarmi degli indumenti, rimango solo in intimo. "Ti prendo il camice dall'infermiera qui fuori e poi chiudo la porta della stanza. Ci metto un attimo." Mi sorride prima di uscire dal bagno. Grazie, grazie, grazie. In uno scatto fulmineo entro nella vasca immergendomi completamente. Non c'è nessun peso che possa tenermi sotto quindi dovrò tenere duro e non mollare. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro. Passano pochi secondi, il mio corpo mi chiede di ritornare a respirare mentre il cuore pulsa ma lo ignoro. Maledetto traditore. Mi ha tenuta in vita anche quando non volevo. Te lo meriti. Ti meriti tutto quanto. Stringo le mani sui bordi della vasca rifiutandomi di tornare a galla. Ti prego, ti prego. Basta. Voglio che finisca. Fa male. "Abigail!" sento la voce di Carol strillare, poi la mia testa viene tirata bruscamente fuori dall'acqua. No, no, no! "Perché?!" le urlo contro. "Perché?! No, no, no. Perché lo hai fatto?!" strattono la sua maglia guardandola dritto negli occhi. "Perché?!" riempio di pugni il suo petto ma lei non molla la presa. Mi stringe di più. "Perché – singhiozzo disperata – dovevi lasciarmi morire." "Ti odio! Ti odio!" sto piangendo e urlando ma a me, la mia voce, pare solo un misero sussurro. "Perché?" le chiedo per l'ennesima volta. Sono stremata, distrutta, annientata. Voglio solo smettere di respirare. Lasciatemi in pace.
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...