ABIGAIL
Lunedì arriva prima del previsto; come al solito mi preparo e scendo in cucina per bere la mia tazza di caffè e consumare la mia brioche ma lo sento che c'è qualcosa di diverso. Percepisco la tensione nell'aria che cerco di ignorare mentre riempio la tazza cercando di fermare la mano tremolante. Lui è qui, a pochi passi da me, non mi giro. Deglutisco e aspetto che faccia la sua mossa. Strizzo gli occhi aspettando.
"Sono stato in lavanderia stamattina e sai cosa ho trovato, Abigail?" parla piano. Io non oso voltarmi. "La lavatrice era accesa, i panni ancora sporchi e l'asciugatrice vuota." È successo, a volte, che la lavatrice si comportasse in questa maniera. Ha i suoi anni e lui si rifiuta di comprarne una nuova. Ma come faccio a fargli capire che cose del genere potranno accadere ancora se non ne acquista un'altra? "Quindi il mio completo del lunedì è sporco e io ho dovuto indossare la riserva. Non ho mai indossato una riserva, Abigail. Mai." Riesco a percepire la sua furia. La sento sui suoi polpastrelli che fremono di incontrare la mia faccia, il mio stomaco. "Mi... mi dispiace. La lavatrice ha la sua età e non- non funziona molto bene." Balbetto voltandomi nella sua direzione. "Perciò la colpa è mia visto che non ne ho comprata una nuova per soddisfare i tuoi capricci." No, no, no. Stamattina doveva andare bene dopo il bel fine settimana. Non doveva andare così. No. Compie pochi passi, mi scruta attento e poi agisce. Il palmo della sua mano si schianta contro la mia guancia e a causa degli anelli l'impatto è peggio del solito. Mi reggo al bancone per qualche secondo ma poi la sua presa si stringe attorno alla mia nuca scaraventandomi contro il pavimento freddo. Ansimo cominciando a singhiozzare e tento di ripararmi ma il calcio che mi riserva nell'addome mi fa mancare l'aria per non so quanto tempo. Segue un altro calcio e poi un'altra sberla in testa. I miei capelli sono arruffati e attaccati al viso, non lo scorgo nemmeno lasciare la stanza. Mi trascino sul pavimento e poggio la schiena sull'isola. Tengo gli occhi chiusi per tutto il tempo, aspettando che il respiro si regolarizzi e le mie lacrime cessino.
Come spiego a Carol il labbro sanguinante e la faccia rossa? Come le spiego il fastidio allo stomaco? Non posso andare all'università. Non posso nemmeno stare in casa o in giro. Dove posso... la palestra. È l'unico posto al coperto in cui non mi conosce nessuno. Posso fingere di fare degli esercizi e tenere i capelli sciolti per coprirmi la faccia. Aspetto che Arthur esca per andare a lavorare e a fatica raggiungo il bagno in camera. Apro lo sportello sotto al lavabo e recupero una trousse nascosta in un'altra dove tengo gli assorbenti. Frugo tra i cosmetici e prendo cipria e fondotinta. Se lui scoprisse che ho dei trucchi in casa... sarebbe la fine. Ma ho dovuto comprarli. All'inizio mi conciava peggio di così e nascondere graffi e lividi era sempre un'impresa. Negli ultimi tempi non le ho usate molto visto che non sono uscita di casa ma adesso sono costretta a doverli utilizzare di nuovo. Il lato sinistro del mio viso è fin troppo rosso e il mio labbro gonfio. Passo un panno intriso d'acqua fresca sui bordi della ferita al labbro e rimuovo il sangue secco, poi lo passo anche sulla guancia e lo metto da parte. Applico il fondotinta sul viso e l'arco di cupido tentando di coprire il meglio possibile, passo la cipria e faccio un passo indietro. Spero non spunti nessun livido sullo zigomo o sarà la fine. Lui non mi permetterebbe di coprire la ferita e io sarei costretta a truccarmi dentro il solito bar a pochi minuti di distanza dall'università.Mando un messaggio a Carol informandola che non andrò a causa delle troppe cose da fare a casa e poi esco. Ci impiego mezz'ora a raggiungere la palestra visto che lo stomaco duole. Prima di entrare sistemo i capelli in maniera tattica e poi, dopo essermi data un po' di coraggio, entro. Cammino fino al tabellone e recupero la scheda senza guardare nessuno in faccia, peccato che la mia scheda non ci sia. Vado nel panico. Se chiederò a Lucas della mia scheda sarà costretto a guardarmi. E se notasse il trucco? E se cominciasse a farmi domande? Oddio, non po- "Abigail? Ti serve una mano per caso?" ed è proprio la sua voce che interrompe i miei pensieri. Coraggio, Abigail, hai affrontato professori, amici e sconosciuti... puoi farcela. Mi avvicino al bancone e sollevo di poco lo sguardo. Credevo di trovare solo Lucas ma non è così, al suo fianco... Heath. "Io non trovo... la mia scheda." Mordicchio il labbro inferiore e me ne pento l'istante dopo. Il dolore si propaga ovunque. Mi costringo a tenere duro e noto i due scrutarmi in modo strano. "Oh... abbiamo- ahm, abbiamo fatto un po' d'ordine ieri. Forse è andata persa. Ho i tuoi dati, te la stampo subito. Okay?" mi sorride. Sono talmente nervosa che commetto l'ennesimo errore e mi porto i capelli dietro l'orecchio. Cosa diamine fai, Abigail?! Così vedranno il trucco! Stupida! Riporto i capelli al posto e annuisco in fretta. "Vado a... posare il borsone. Sì. Negli spogliatoi." Biascico una scusa e in fretta mi allontano dagli sguardi di quei due. Lo spogliatoio è vuoto per mia fortuna, mi siedo su una panca e respiro profondamente. Sembra che io abbia corso una maratona ma in realtà sono solo terrorizzata. Non so con quale coraggio riuscirò a tornare davanti a loro ma devo cercare di trovarlo o si insospettiranno. E faranno domande. Tante domande.
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...