ABIGAIL
È stata una di quelle giornate più strane ed estenuanti del mondo. A partire dal mio ritorno in casa Eastwood, continuando con la visita in ospedale di Marcus e Spencer e finendo con una miriade di pensieri in testa tutti accovacciati sotto il mal di testa che non mi abbandona da stamattina. "Ehi, pronta per andare a letto? Mi sembri stanca." Guardo Heath, poggiato sullo stipite della porta e sorrido. "Sì, un po'. Per fortuna il mal di testa si è affievolito." Sorrido. "Bene – si sposta per farmi spazio – andiamo allora." "Heath." Lo fermo. È ora o mai più. "Sì?" "Io... c'è una cosa che dovrei chiederti. Sono già abbastanza in imbarazzo, però..." "Puoi dirmi tutto, lo sai." Si avvicina stringendomi una mano. "Volevo chiederti se... se potessi ospitarmi qui fino a quando non avrò trovato una casa. Poi da lì troverò un lavoro e prometto di venirti a fare solo visite da un giorno." "Mettiamo in chiaro una cosa: puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi perché a me e Scott non crei nessun disturbo, anzi, sei un'ottima compagnia." Sbuffa una risata mentre mi trascina in camera da letto. "Piace anche a me stare con voi ma ognuno deve avere i propri spazi e a me sembra di invadere i vostri. In più ho un sacco di cose da fare..." sospiro prendendo posto sotto alla coperta. "Cominciamo con il pensare una cosa alla volta, mmh? Da cosa cominceresti?" domanda prima di rilasciare uno sbadiglio. "Dovrei... prendere delle cose a casa. I libri, il pc, le foto..." "E i vestiti?" "Non li voglio. Prenderò solo i jeans e chiederò a Carol di prestarmi qualche maglione per andarne a comprare di nuovi." "Potresti prendere anche qualche mia felpa." "Potrei." Nascondo un sorriso. "Allora, recuperare le cose in casa e vestiti. Altro?" "Beh - ci penso su - ritornare all'università e vendere la casa dei miei genitori. Con il ricavato potrei comprare una casa mia e poi cercarmi un lavoro." "E abbiamo anche la terza e quarta voce. Altro ancora?" "Beh, io non- no, lascia perdere. È un'idea stupida." "Abigail, parlami." Cerca il mio sguardo. "Io non voglio più stare qui, Conventry mi sta stretto. Ma tu fingi che non ti abbia detto nulla, se rimango è solo per te, Carol e Scott." "E dove vorresti andare?" "Il più lontano possibile da qui. Oltre oceano, magari." "Quindi America. Dove di preciso?" "Mio padre era innamorato di San Francisco e io ci sono stata due... tre volte, forse. L'ho adorata e sai, probabilmente sarebbe diventata la nostra casa vacanze. Papà aveva capito che questo posto era stretto per tutta la famiglia e gli sarebbe piaciuto evadere per un po'. Quindi sì, San Francisco." "Non ci sono mai stato." "Potremmo andarci. Dopo la mia laurea, sai. Sono certa che una vacanza non sarebbe una brutta idea." "Io e Lucas abbiamo sempre pensato di aprire un'altra EG in un'altra sede. Forse potremmo allargare l'invito a lui e Carol e... Visitare qualche locale. Abbiamo degli agganci in America e-" non lo lascio finire, mi porto una mano sulle labbra e soffoco un singhiozzo, poi mi fiondo tra le sue braccia cominciando a piangere sommessamente. La sua mano accarezza la mia schiena mente la bocca si posa sulla mia fronte in attesa che io mi calmi. Sa che ho capito cos'ha appena fatto e per questo non credo che riuscirò mai a ringraziarlo. "Farei di tutto pur di saperti felice, lo capisci?" "Non voglio che tu faccia questo per me, qui c'è la tua famiglia." a parlare è la parte razionale in me. "Sto solo cogliendo la palla al balzo. Ti rendo felice e realizzo anche il mio sogno. Soddisfatti entrambi, visto?" sorride.
Lo amo. Amo quest'uomo e me ne sono appena accorta, qui, sul suo petto, con le lacrime agli occhi e il sorriso sul volto. "Mi sono innamorata di te, Heath e... Me ne sono appena accorta." scuoto il capo incredula. Ho appena realizzato che lo amo e gliel'ho detto. Quanto può essere assurda come situazione? "Quando sei finita in ospedale e mi hanno permesso di vederti sono entrato nella tua stanza, ti ho visto distesa su quel lettino e ho pensato che avevo bisogno di te, bisogno di averti nella mia vita perché ormai nulla aveva più senso senza i tuoi richiami, le tue risatine e le tue guance rosse. Lì per lì non ho etichettato le emozioni e le sensazioni che provavo, è stato nel momento in cui ti ho visto sveglia e ad aspettarmi che ho capito di amarti. Non te l'ho detto subito perché volevo fosse un momento solo nostro ma a quanto pare tu hai voluto fregarmi e dirlo prima che lo facessi io." alza gli occhi al cielo fingendo di essere infastidito. "In così poco tempo?" mormoro. "Potrebbe anche essere passata una settimana, che importa? Non c'è nessuno che ci impone un tempo determinato per innamorarci, o sbaglio?" "Dillo, continui a girarci intorno e... Dillo." trattengo il labbro inferiore tra i denti per reprimere il grande sorriso che minaccia di traboccare. "Ti amo, Abigail." sfiora il mio zigomo con il pollice. "Ti amo, Heath." riesco a dire. Le sensazioni che provo sono forti, fortissime e so che non dimenticherò mai questo istante, pieno di commozione e puro amore. Perché Heath ha ragione: non c'è persona alcuna che ci imponga di conoscerci e professarci amore a vicenda entro un determinato periodo. È riuscito ad insinuarsi sotto la mia pelle, a far suo il mio cuore e io non posso che sentire un'immensa gioia espandersi perché sono felice, felice davvero. "Ehi, a che pensi?" Heath da un buffetto leggero alla punta del mio naso. "Tu mi rendi felice. Ecco a cosa stavo pensando." sorrido sentendo la sua mano insinuarsi sotto alla mia maglia e prendere a tracciare linee astratte sulla mia pelle. "Mmh, bene perché ho intenzione di farti urlare dalla felicità." mormora sulla mia bocca prima di capovolgere la situazione e farmi finire con la testa sul morbido cuscino. "Aspettavo solo quello." bisbiglio prima di far mie le sue labbra.
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...