HEATH

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HEATH

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HEATH

La ragazzina sfreccia via dai nostri sguardi, la seguo con il mio fino a vederla scomparire dentro gli spogliatoi. Ricordo di averla vista per la prima volta venerdì. L'ho subito classificata come strana e innocente nel momento in cui l'ho sentita balbettare come una babbea solo per dirci che si era scritta, o meglio, lo zio. Lucas, durante la revisione delle fatture, aveva fatto parecchi apprezzamenti a riguardo, poi si era messo a pensare e non mi aveva rivolto parola. Stamattina di sicuro non mi aspettavo di rivederla ma del resto non conosco i suoi orari quindi non ho commentato oltre. Non ha salutato o accennato il minimo sguardo, si è solo diretta al tabellone in cerca della sua scheda e quando qualcosa deve essere andato storto tra i suoi piani, visto che sembrava stesse per perdere il lume della ragione, Lucas l'ha richiamata. Ho impiegato all'incirca trenta secondi nel vedere il suo corpo irrigidirsi come una statuetta e dieci a capire che stesse pensando a qualcosa per non avvicinarsi a noi.

"C'è qualcosa che non va." Lucas, come me, fissa ancora gli spogliatoi. "Hai visto il suo labbro? Quanto fosse rigida?" commenta. "Mmh." Annuisco voltandomi nella sua direzione. "Sembrava terrorizzata, Heath." Scuote il capo. "Cosa pensi?" "Non è caduta." Afferma e so perfettamente dove vuole andare a parare solo che non vuole dirlo ad alta voce. "Magari sì. Mi è sembrata goffa venerdì." Commento. "Diamo e prendiamo botte da quando avevamo quattordici anni, Heath. Sai distinguere piuttosto bene una caduta da una ferita causata da un anello." Mi fissa. Ha ragione. Per quanto io cerchi di giustificare quella maleducata è possibile che non si tratti di essere sbadati. È chiaro che abbia ricevuto un bel pugno in faccia e anche di recente vista la ferita fresca. Gestisco questa palestra da sei anni e partecipo a risse da quando avevo, appunto, quattordici anni. Riesco perfettamente a distinguere ogni tipo di colpo e caduta, ogni ferita o livido. "Vado a stamparle la scheda. Dimmi se noti altro quando torna." Dice Lucas con un sospiro. Lo vedo sparire dietro la porta, poi rivolgo l'attenzione verso le varie scartoffie sul bancone e infine alzo sguardo puntandolo sulla bionda quando mi accorgo di lei. "La tua scheda sarà pronta fra poco." La guardo e non mollo nemmeno per un secondo i suoi occhi chiari. Lei annuisce e abbassa lo sguardo. Scruto la sua fronte e solo adesso mi viene in mente un singolo particolare. Venerdì, la sua mano e il commento di Lucas sui corsi di boxe per le donne. Ricordo di averla vista nascondere la mano piena di croste secche dentro la tasca della felpa – più larga della sua taglia – e di averla vista distogliere lo sguardo da lui. È chiaro che ci sia qualcosa che non va in questa ragazza, ma fino a che non ci saranno prove evidenti la palestra è costretta ad escludersi dai suoi problemi. Non c'è niente che io possa fare senza prove o testimonianze da parte sua.
"Sicura che non ti interessi la boxe?" le chiedo. Lei mi guarda, deglutisce e apre la bocca pronta a parlare, poi la richiude. "Sicura. Non fa per me." Risponde. La sua voce è delicata, sottile, quasi come se bisbigliasse di continuo.
"Eccomi ed ecco la tua scheda, Abigail." Lucas le sorride ma lei non sembra scomporsi più di tanto. "Grazie." Afferra il foglio, ha la mano che le trema ma fa di tutto per non farcelo notare, e se ne va. "Qual è il suo cognome?" guardo... Abigail. "Silver. Perché?" chiede il mio amico. "Così. Ci vediamo più tardi." Lo saluto.

Mi siedo sulla sedia con un sospiro, accendo il pc e aspetto che si carichi la pagina di ricerca. Indosso ancora gli indumenti di stamattina, ad eccezione per le scarpe. Digito un nome e un cognome nella barra di ricerca, appaiono diversi risultati aventi la parola Silver. Sto per cliccare il primo risultato quando sento la porta di casa aprirsi.
"Ehi, sei a casa." Scott mi lancia un'occhiata mentre si disfa del suo chiodo. "Da un'oretta. Non sapevo che preparare." "Panini?" propone aprendo il frigo. "Ottimo." Torno a fissare lo schermo del computer notando che la pagina si è caricata.

6 gennaio 2013

È una fredda sera di gennaio quando una tragedia colpisce i Silver, proprietari della compagnia di grande successo. L'imprenditore Edmund Silver(44 anni), in compagnia della moglie Debora Miller(40 anni) e la figlia Abigail Silver(16 anni), si ritrova coinvolto in un terribile incidente d'auto. Tornavano da un gala di beneficenza quando un'auto non li nota in tempo e li colpisce in pieno. Muoiono sul colpo l'imprenditore, la moglie e il conducente della macchina Paul Hudson e riporta parecchie ferite la piccola di casa salvandosi, però, miracolosamente dall'incidente.

"Che stai facendo? Sei così concentrato." Scott mi piazza davanti un piatto e una birra. Abbasso lo schermo del computer e rilascio un sospiro. "Nulla. Tutto bene in officina?" chiedo. "Solito." Sbadiglia. "Ci penso io a fare i piatti, mmh?" lo guardo prima di addentare il mio panino. "Fantastico." Sospira sollevato. "Mi devi un favore." Gli punto un dito contro. "Annotato." Piega il capo. 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora