ABIGAIL
Apro gli occhi a causa del mio cellulare, lancio uno sguardo alla sveglia – che segna le 09:20 del mattino – e con uno sbadiglio mi affretto ad allungare la mano sul comodino per afferrare l'aggeggio. È un numero privato quindi farò meglio ad inventarmi una buona scusa in caso si dovesse trattare di Arthur. "Pronto?" "Signorina Silver? Sono la dottoressa McCall." Deglutisco, non capendo cosa possa volere da me. "Sì, sono io." "La chiamo per discutere di alcuni risultati degli esami. È rimasta talmente poco tempo da non poterglieli comunicare subito. Andrò dritta al punto, signorina: sono risultate delle percosse e da quello che ho potuto constatare di persona mentre la visitavo c'erano altri lividi in fase di guarimento. C'è qualcosa che dovrei sapere, signorina Silver a proposito della persona con cui condivide la residenza o le persone che frequenta, abitudini particolari?" Sono talmente presa contropiede dalle sue parole da non riuscire a formulare nessun tipo di frase abbastanza coerente. "Non... non è successo niente." Riesco a blaterare. "Ne è certa? Il referto parla chiarissimo, signorina." "Ha preso lei la botta? Non credo proprio. Sono caduta, succede. Fine della storia, dottoressa." "Bene. Se lei ne è così sicura, non posso di certo controbattere. I risultati verranno archiviati, acconsente?" "Sì." Ribatto stizzita. "Buona giornata, signorina Silver." "A lei." Poso il cellulare sul comodino e rilascio un sospiro. Il letto è vuoto, Heath deve essersi alzato presto. Mi giro su un lato e chiudo gli occhi, voglio provare a dormire per un altro po' e dimenticare questa maledetta telefonata. Grazie al cielo ha chiamato me e non Arthur. Se fosse andata così probabilmente sarei finita di nuovo sotto ai suoi piedi e stavolta non sarei di certo andata in ospedale... con questi pensieri stringo la coperta crollando di nuovo nel mondo dei sogni, almeno lì non c'è nessuna dottoressa.
"Abigail Silver, tanti auguri a te!" mi sveglio grazie alla voce squillante di Carol e quando apro gli occhi noto il suo sorriso felice. "Buon compleanno, dormigliona!" esclama. "Grazie." Sorrido prima di sbadigliare. "Ti ho preso un regalo." "Carol." "Non ti ascolto. Lo aprirai dopo, però." "Anche io ne ho uno per te. L'ho preso la scorsa settimana in realtà, ma sono successe tante cose e non ho potuto dartelo prima." Mi metto a sedere. "Tu vuoi dare a me un regalo il giorno del tuo compleanno?" borbotta. "Per me è un giorno qualunque, lo sai e sì, ovvio." "Bene, me lo darai più tardi. Se ti alzi facciamo colazione insieme ai ragazzi." "Aspetta – la fermo – volevo prima parlare con te un attimo." "Certo, dimmi tutto." Si siede meglio sul materasso poggiando una mano sulla mia. "Lo so che ho... fratturato il nostro rapporto con quello che è successo in ospedale e mi dispiace, non voglio davvero perderti ma sai come la penso su di me nella tua vita." "Abi-" "Come la penso su di me nella vita di tutti quelli che mi stanno attorno. Per me è inevitabile affezionarmi e sebbene io non voglia, è normale pensare che sia meglio allontanarmi. Ho tentato di farlo anche con Heath ma non ha funzionato, ho provato con te un sacco di volte ma nemmeno. So che quella vasca è stata un punto di rottura tra di noi, okay? Mi dispiace di averti fatta soffrire e mi dispiace per tutte le altre volte che lo farò. Tu sei mia sorella, Carol e non cambierà mai, a prescindere dagli anni che passeranno." Carol stringe la mia mano un'altra volta e poi si lascia andare ad un singhiozzo seguito da un altro e un altro ancora. "Ti voglio bene, Abby e non importa quante altre volte ci feriremo, io non ti mollo ma non devi farlo nemmeno tu. Resisti perché io lo sento, c'è qualcosa di diverso nell'aria e so che puoi farcela." L'abbraccio, le accarezzo i capelli e sorrido piano trattenendo le lacrime. "Adesso forse dovrei darmi una sistemata e non sembrare una pazza uscita di casa come te." Tira su col naso. "Mi sono appena alzata." Sbuffo. "Appunto. Tu hai una scusa, io no." Si alza, aiutandomi a fare lo stesso. "Vedo che i lividi migliorano. Metti spesso la crema, vero?" "Sì, ieri erano terribili ma è normale." "Mmh, buon per te che il giorno del tuo compleanno siano più chiari." Accarezza la mia spalla e poi apre la porta della camera. "Discuteremo del fatto che dormi insieme a Mr. Palestrato più tardi." Bisbiglia Carol prima di entrare in cucina. Arrossisco ma tento di mascherarlo con i capelli. "Buongiorno." Un altro sbadiglio per apparire sempre più femminile. "Buongiorno, festeggiata. Tanti auguri." Sorride Scott mentre prendo posto proprio vicino ad Heath. "Grazie." Lo ringrazio anche per il caffè sul tavolo. "Carol, caffè?" domanda alla mia amica. "Buon compleanno, Gail." Heath preme la sua bocca sulla mia guancia già accaldata. "Grazie." Mormoro. "Mi piacerebbe tantissimo restare ma aspetto un pacco e devo tornare a casa perché se il corriere non mi trova sono fritta." Sospira Carol. "Però nel pomeriggio ci vediamo, giusto?" "Tardo pomeriggio ma sì, pensavo che potremmo fare un giro per i negozi." Propone. "Ahm, certo." Annuisco. Saremo in un centro commerciale, non dovrebbe esserci nulla da temere. "Ti accompagno." Mi alzo e la porto alla porta. "Ti guarda con gli occhi a cuoricino!" strilla bisbigliando la mora una volta aperta la porta. "Tu sei pazza. A più tardi." La caccio con un sorriso. "Ciao, amore!" mi chiudo la porta alle spalle e torno in cucino. "Che tipetto." Commenta Scott. "È felice per entrambe e l'adoro." Sbuffo una risata pensando alla mia migliore amica.
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...