ABIGAIL

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ABIGAIL

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ABIGAIL

Torno a casa in perfetto orario, per la prima volta senza il terrore di aver commesso qualche errore. Entro in cucina per recuperare un bicchiere d'acqua e trovo un biglietto sull'isola. In fretta lo recupero.

Abigail, chiamami quando vedi il biglietto. – Arthur

Faccio subito come c'è scritto e avvio la chiamata.

"Abigail. Non ho molto tempo quindi andrò dritto al punto. Starò via per la settimana a causa del lavoro. Se sbagli lo saprò." Poi attacca, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. Una settimana senza di lui. Una settimana senza botte e mani addosso. Una settimana di libertà. Sembra un sogno. Devo solo non farmi condizionare troppo. So che se dovessi fare un passo falso ne pagherei le conseguenze.
Prendo un lungo respiro e salgo in camera, apro Spotify e per la prima volta, dopo anni, lascio che la musica risuoni in tutta la stanza. Sorrido inconsapevolmente e scrivo a Carol di raggiungermi, chiedendole di passare qui la notte. Mi arrivano domande a raffica ma non rispondo, piuttosto entro in bagno e comincio a spogliarmi. Non guardo lo specchio coperto o il mio corpo, entro in doccia e aspetto che l'acqua diventi calda al punto giusto. Oggi è stato... strano. Strano ma bello. La giornata è andata bene e adesso la mia migliore amica passerà la notte qui.

Carol arriva mezz'ora dopo, credo abbia corso. "Hai corso?" le chiedo. "Mi hai chiesto di dormire qui e ho pensato al peggio. Ti ha fatto male? Non è qui lo stronzo?" entra in casa. "Mi ha chiamata e... starà via per una settimana. Torna giovedì prossimo." Rispondo. Carol lancia un urlo stridulo e mi abbraccia. Accolgo la sua felicità con tutta me stessa e le chiedo se le va di mangiare pizza per cena. "Vuoi uscire stasera? Potremmo andare in un semplice locale e bere qualcosa. Una cosa sobria e tranquilla ma fuori casa." La speranza che leggo nei suoi occhi mi impedisce di rifiutare il suo invito. Sono terrorizzata, ovvio, ma come posso dirle di no? È la prima volta che posso uscire e non voglio, non voglio rinunciare per niente al mondo. "Va bene... però promettimi che se dovessero spuntare guai ce ne andiamo. Ti prego." "Abby, te lo prometto. Ci sederemo, berremo qualcosa e parleremo in compagnia di musica commerciale. Tutto qui." Mi sorride. "Sembra un buon piano solo che- non ho dei vestiti adatti." Sospiro. "Apriamo quel tuo armadio e controlliamo, tanto dobbiamo comunque aspettare la pizza."
Arrivate in camera Carol apre le ante del mio armadio e si mette alla ricerca di qualcosa. "Abbiamo questo... e questi. Uh, stivaletti. Da dove sbucano fuori?" mi chiede. "Li ho presi due anni fa al posti dei tacchi." Rispondo. "Perfetto. Ecco il tuo outfit." Chiude le ante dell'armadio e mi getta addosso degli indumenti. Li esamino, notando che si tratta di un maglioncino grigio e un paio di pantaloni neri a vita alta. Questi non ricordavo per niente di averli. "Posso anche dare una mossa a quei capelli e metterti un po' di trucco se ti va." Suggerisce. "Passo. Mi sento già abbastanza nuda con questi." Sollevo i capi. "Sono vestiti che metterebbe una ragazza. È lui il malato che ti ha fatto credere che quelle – indica le mie felpe di taglie più grandi – siano normali. Ma adesso non parliamo di lui e scendiamo. La pizza sta arrivando e io devo assolutamente fare un po' di sano gossip." Sorrido davanti alla sua energia e la seguo di sotto.

Mangiamo in tranquillità e mi scappano pure delle risate, in fondo con Carol è impossibile non ridere. Successivamente indossi i vestiti preparati da lei in precedenza e aspetto che finisca di truccarsi. È già tanto che io stia indossando una mise del genere, figuriamoci pure il trucco. No, sarebbe decisamente troppo e tutto in una volta.
"Pronta! Andiamo?" mi guarda. "Che bomba, amica." "Grazie." Sbuffo una risata e, dopo aver recuperato la borsa, filiamo fuori casa.
Finiamo in un locale poco distante da casa della mora, non è niente male, anzi. È popolato, si respira una bella atmosfera ed è possibile fare conversazione. Io e Carol ordiniamo da bere – due cocktail alla frutta – e prendiamo posto nel primo tavolo libero che troviamo. Siamo circondate da altri tavoli con tanto di divanetti ma Carol non ci fa caso più di tanto visto che comincia a parlare. Mi guardo attorno non fissando nulla in particolare ma quando i miei occhi si soffermano su una figura familiare si ferma tutto. È lui. È decisamente lui. E al suo fianco Lucas e un ragazzo decisamente simile a Heath. Distolgo subito lo sguardo ritornando su Carol ma è troppo tardi per fingere indifferenza perché la mia amica ha già collegato i pezzi e adesso mi guarda a labbra socchiuse. "Non ti guardi attorno, eh?" sorride. Un cameriere ci consegna i drink e quando se ne va sparisce anche la possibilità di rimandare il discorso. "La palestra è sua." E dopo questa frase mi ritrovo a raccontarle in breve della conversazione avuta con il ragazzo a pochi passi da noi qualche giorno fa. "Bene. Sembri... strana quando parli di lui." Mi fa notare. "Non iniziare a vedere le pecore in aria perché non ci sono." Sbuffo.

"Abigail?" alzo lo sguardo e riconosco Lucas proprio davanti al nostro tavolo. "Ehi." Accenno un sorriso. "Oh, ehm, Carol... Lucas. Lucas, Carol." Li presento. E beh, credo anche che cupido abbia appena scoccato la sua freccia perché non avevo mai visto Carol arrossire così tanto. "Volete... unirvi al nostro tavolo? Siamo io e i fratelli Eastwood." 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora